ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL TEMPO
(Sezione:  POLITICA       Pag.     )
venerdì 9 giugno 2006

di CRISTINA FERRULLI

 

 

 «La sinistra radicale sferza D’Alema: «Rispetti il patto»


 

L'UCCISIONE dell'emiro di Al Qaeda in Iraq Abu Musab al Zarqawi ha l'effetto di unire governo e opposizione nella soddisfazione per il colpo assestato al terrorismo internazionale. E se la notizia viene evidenziata in chiave autocelebrativa dalla Cdl, come prova della validità anche della missione militare italiana, non trova orecchie nella sinistra radicale che, nella logica del ritiro «immediato», incalza il governo perchè nella definizione del decreto di fine giugno siano fissate date certe per il ritorno a casa dei soldati italiani. Dopo le parole dei ministri degli Esteri e della Difesa D'Alema e Parisi, tocca al premier Prodi, nell'intervista al "Die Zeit", rassicurare gli alleati a sinistra della coalizione sul fatto che non un militare resterà in Iraq dopo il rientro. «Berlusconi - spiega il Professore - auspicava una strana soluzione, una soluzione all'italiana: ritiriamo le truppe ma lasciamo 800 uomini per proteggere 30 operatori che assistono nella ricostruzione. Noi, invece, vogliamo un ritiro in piena trasparenza. Deve essere attuato entro l'anno».

Ma è sui tempi che Pdci, Verdi e Prc battono giorno dopo giorno. E l'attacco più duro e diretto al ministro degli Esteri è quello del leader Pdci Oliviero Diliberto, per il quale le affermazioni del vicepremier «non sono in linea con il programma dell'Unione». «D'Alema - incalza il leader dei Comunisti italiani - ha parlato di un ritorno in autunno, non vedo che cosa ci stiamo a fare fino all'autunno». Per la sinistra radicale, sull'Iraq è ora di passare dalle parole ai fatti e il primo banco di prova, spiega il capogruppo Pdci Pino Sgobio, è il decreto di rifinanziamento delle missioni militari che deve «fissare una data certa e definita, che ponga la parola fine a questa tragica avventura».

E, per arrivare a una definizione «largamente condivisa» del provvedimento, la presidente del gruppo "Insieme per l'Unione", che al Senato unisce Verdi e Pdci, Manuela Palermi chiede per la prossima settimana un incontro dei capigruppo dell'Unione. Le preoccupazioni dell'ala radicale del centrosinistra restano, quindi, i tempi del ritiro dall'Iraq e la speranza di un rientro anche dall'Afghanistan. Speranza sulla quale chiudono la porta sia D'Alema, che si richiama ai vincoli della Nato, sia Parisi: «La presenza italiana continuerà», dice.

Al silenzio della sinistra si contrappone l'attenzione di ministri ed esponenti dell'Ulivo ad evidenziare l'importanza dell'azione che ha portato all'uccisione di al Zarqawi, anche per sottolineare che l'Italia, pur mettendo fine alla missione militare, resta interessata al processo di pacificazione dell'Iraq.

Per D'Alema, «il terrorismo ha avuto un duro colpo; ora speriamo che il processo di pacificazione vada avanti». Si compiace anche Parisi «per l'azione della coalizione che contribuisce in modo significativo alla lotta al terrorismo internazionale». Un altro ministro, Rutelli, evidenzia che «si chiude una pagina di sofferenze ma la battaglia è tutt'altro che vinta», mentre il leader dei Ds Fassino vede la dimostrazione che «il terrorismo non è invincibile come vuole presentarsi». Tocca ad An esprimere l'orgoglio per l'azione del governo di centrodestra. «L'eliminazione di Zarqawi è un successo anche degli italiani», dice con orgoglio l'ex sottosegretario all'Interni e deputato del partito di Fini Alfredo Mantovano.


    

 

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