ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL TEMPO
(Sezione: Politica   Pag.   )
Martedì 2 luglio 2002

di LANFRANCO PALAZZOLO

NELLA SCORSA LEGISLATURA


IN QUESTE ore prosegue la gara nel centrosinistra nel chiedere le dimissioni del ministro degli Interni, Scajola. Il Viminale resta una poltrona difficile da gestire viste le difficoltà che hanno incontrato in questi ultimi anni i tre ministri che hanno guidato il ministero che deve garantire l'ordine pubblico e la sicurezza. Eppure, chi chiede oggi le dimissioni di Scajola fu molto generoso con i propri ministri durante il governo dell'Ulivo.

Prendiamo il caso dell’ex ministro Enzo Bianco. L’attuale presidente del Comitato di controllo sui Servizi non si è certo distinto come un ministro impeccabile. Alla fine del suo mandato, l'attuale presidente del Comitato di controllo sui servizi segreti ricordò che «nei diciotto mesi in cui sono stato ministro dell'Interno, il Polo ha chiesto per 21 volte le mie dimissioni. Non c'è stato sbarco di clandestini o rapina che, secondo quanto dicevano, non avveniva per colpa mia». Una ricostruzione molto personale che non tiene conto di tutto quello che è accaduto durante il mandato dell'ex ministro. Come è accaduto in un caso simile a quello dell'assassinio del professor Biagi. Infatti, durante le indagini sul caso dell'assassinio del professor D'Antona, il ministro viene accusato di aver condizionato le indagini dopo l'arresto del giovane Alessandro Geri.

L'attuale sottosegretario agli Interni Mantovano, nel maggio del 2000 lo accusa, sottolineando che «il ministro dell'Interno, al di là delle telefonate e delle indiscrezioni private che ha smentito, ha esercitato un indebito condizionamento sugli investigatori, tradotto in più occasioni in auspici-annunci, pubblici o privati, di importanti sviluppi nelle indagini: il contrario che la prudenza suggerisce di fare in queste circostanze». Alla fine il Polo presenta una mozione di censura contro il ministro che non valuta neanche la possibilità di potersi dimettere e si difende in aula dalla mozione.

Alla fine la maggioranza fa quadrato intorno a lui e il 21 giugno del 2000 lo salva in aula negando il voto positivo alla censura del Polo.
Le dimissioni del ministro non arrivano neanche quando il peggio è compiuto dopo le code ai seggi nelle elezioni politiche del 2001. A seguito dei disagi di quei giorni il ministro risponde alle accuse: «Non sono attaccato a nessuna poltrona — risponde Bianco — se dovessi convincermi di una mia responsabilità personale non esiterei un momento». Qualcuno chiede un’opinione al suo predecessore al Viminale, Rosa Russo Jervolino, sulle dimissioni di Bianco: «Opportune le dimissioni del ministro Bianco? Ma praticamente lui è dimissionario insieme con il governo». Già, la legislatura era finita.

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