ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su LA GAZZETTA DEL SUD
(Sezione:  Interni     Pag.     )
Domenica 21 Settembre 2003

 

TELEKOM SERBIA: IL MEDIATORE MARES DICE CHE I 120 MILIONI DI DOLLARI ERANO VIRTUALI

Il Viminale precisa: per Igor Marini non c'è protezione


ROMA – Nei confronti di Igor Marini, il faccendiere detenuto a Torino e al centro della vicenda Telekom Serbia, «non è attiva alcuna misura di tutela individuale dovuta a programmi di protezione, come già affermato dal sottosegretario all'interno Alfredo Mantovano»: a precisarlo è il Viminale con una nota. «Si precisa inoltre che il ministro Pisanu – prosegue il comunicato – ha puntualmente informato il ministero della Giustizia, competente per materia, delle preoccupazioni sulla sicurezza di Igor Marini, manifestategli formalmente dall'on. Enzo Bianco, presidente del Copaco (Comitato parlamentare di controllo sui servizi di informazione e sicurezza)». In merito alla questione delle condizioni di sicurezza di Igor Marini in carcere, il ministro della Giustizia Roberto Castelli ha dichiarato: «Ancor prima che Marini venisse estradato in Italia, il ministro si è preoccupato di assicurargli la massima sicurezza possibile fin dal suo ingresso in carcere. Sotto questo profilo, il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria sta ponendo in essere tutte le misure necessarie». Intanto a Torino quattro ore di interrogatorio, ieri, per Thomas Mares, il mediatore d'affari italo-cinese arrestato nell'ambito di un'inchiesta su truffe internazionali che Igor Marini collega direttamente al caso Telekom Serbia.

In procura sono giunti documenti da Montecarlo (non si è potuto apprendere se acquisiti dagli stessi investigatori nel corso di una trasferta nel Principato o se trasmessi direttamente dalle autorità monegasche) considerati importantissimi per l'esito dell' indagine. Mares, affiancato dall'avvocato Giuseppe Del Sorbo, ha risposto alle domande del procuratore capo Marcello Maddalena e dell'aggiunto Bruno Tinti sulla somma di 120 milioni di dollari che secondo Marini è una parte della maxitangente ai politici italiani di centrosinistra, ma che secondo il mediatore d'affari si riferisce a una lecita operazione finanziaria chiamata «trading». «Quei 120 milioni – è il contenuto della deposizione di Mares, che ha ribadito la sua versione dei fatti – sono “virtuali”, nel senso che nonostante i miei tentativi non è stato possibile movimentarli. E' per questo che il “trading” non è andato a buon fine».

Marini, nei suoi interrogatori, aveva invece affermato che il denaro era stato trasferito a un conto ad Innsbruck della società di Mares, la «Zara International», e da lì smistato ai destinatari della tangente. Mares ha ripetuto che su quel conto non è mai giunta alcuna somma, e che non dispone di conti segreti o cifrati. I 120 milioni di dollari al centro dell'audizione di ieri sono «fermi», secondo la versione resa da Mares, alla banca Paribas di Montecarlo. Marini sostiene che fossero arrivati direttamente dalla Serbia, mentre un altro personaggio arrestato nell'ambito della stessa inchiesta, l'avvocato romano Fabrizio Paoletti, aveva affermato di ricordare vagamente che arrivassero dall' inglese Barclay Bank e che fossero frutto di una provvista di fondi creata da una società britannica. Mares, invece, ha detto che provengono da una banca lussemburghese, la Amro e la documentazione inviata dalla Svizzera parrebbe confermarlo.


    

 

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