ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su GAZZETTA DEL SUD
(Sezione:    Pag.     )
Domenicaì 13 Aprile 2003

Paolo Toscano

Festa della Polizia Il discorso del questore Biagio Giliberti alla cerimonia celebrata all'Arena dello Stretto

«Colpire al cuore la criminalità»

Significativa presenza del sottosegretario Mantovano. I risultati di un anno d'attività


 

Poliziotto di quartiere, polizia di prossimità, piano integrato di controllo del territorio. Concetti cari al questore Biagio Giliberti. Concetti ripresi, ieri mattina, nel discorso pronunciato all'Arena dello Stretto, in occasione della Festa della Polizia. Per il secondo anno consecutivo l'anfiteatro sul lungomare Falcomatà, che si apre sull'incantevole scenario dello Stretto, ha ospitato la manifestazione. Alla celebrazione del 151 anniversario della fondazione del Corpo sono presenti il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano, il sottosegretario della Giustizia Giuseppe Valentino, il prefetto Goffredo Sottile e le massime autorità cittadine. Le gradinate dell'anfiteatro hanno sprizzato entusiasmo, gremite dagli alunni delle scuole elementari che hanno partecipato al concorso “Un poliziotto per amico”. A fare da cornice, nella parte alta della struttura, tantissima gente che, pur non avendo trovato posto a sedere, non ha voluto mancare all'appuntamento. Il questore Giliberti ha esordito tributando un omaggio al sovrintendente Emanuele Petri, morto nelle scorse settimane in un conflitto a fuoco con i terroristi, definendolo «ultimo di una lunga schiera di eroi».

Descritta la situazione della sicurezza pubblica nella nostra provincia, il questore ha ribadito che il compito delle forze dell'ordine è di «colpire al cuore qualsiasi fenomeno criminoso». Ricordata la particolare apprensione nell'opinione pubblica gli incendi e attentati dinamitardi: «Per gl'incendi dolosi di autovetture valgono tuttora considerazioni già enunciate in passato sulla loro completa riconducibilità alla criminalità organizzata, atteso che a tale fenomeno contribuisce anche la sopravvivenza di una subcultura ancora diffusa, secondo la quale le offese personali debbano necessariamente sfociare in ritorsioni nei confronti di chi si è reso responsabile dell'offesa, colpendo un bene che possieda non solo un intrinseco valore economico, ma che caratterizzi anche lo stato di agiatezza o il prestigio in pubblico di cui gode il suo possessore».

I danneggiamenti notturni di esercizi commerciali e imprese, invece, vengono fatti rientrare in un'ottica criminale di profitto illecito derivante da estorsioni e truffe alle assicurazioni. Un accenno a problemi come usura e droga: per l'usura si registra, finalmente, la collaborazione delle vittime e l'arresto dei responsabili; il mercato della droga è in espansione anche perché le cosche della 'ndrangheta controllano i grandi traffici di eroina e cocaina. Giliberti ha sottolineato il ruolo decisivo della Polizia in una realtà segnata da fenomeni criminali particolarmente gravi e complessi. Ha ricordato la filosofia di Polizia di prossimità, che nei mesi scorsi ha trovato piena concretizzazione nell'istituzione del “poliziotto di quartiere”. Un'esperienza positiva, che ha incontrato immediatamente il favore dell'opinione pubblica, convinta della necessità di un rapporto immediato e diretto con chi provvede ad assicurare ordine e sicurezza. Il poliziotto, finalmente, comincia a essere visto come un amico al quale rivolgersi, con il quale collaborare. Un passaggio importante del suo intervento, il questore l'ha riservato alla prevenzione: «Ci siamo dotati di uno strumento importante come il Piano integrato di controllo del territorio che ha comportato un grosso sforzo sotto forma di aumento delle pattuglie e, di conseguenza, una maggiore visibilità». Il Piano ha portato ad una razionale ripartizione del territorio tra Polizia e Carabinieri e a un continuo scambio di informazioni.

Sul versante repressivo grande impulso è stato dato alla ricerca dei latitanti. I risultati sono stati eccellenti. Basti citare l'arresto di Luigi Facchineri in territorio francese, inserito nell'elenco dei “30” ricercati più pericolosi. Nell'elenco dei “500” c'era, invece, Salvatore Saraceno. Oltre a Facchineri e Saraceno altri 23 latitanti sono stati assicurati alla giustizia. La vicinanza della Polizia alla gente si è manifestata anche verso gli extracomunitari. Giliberti ha ricordato che per garantire maggiore dignità a chi giunge in condizioni di particolare disagio, in Questura è stata allestita una nuova sala d'aspetto riservata ai cittadini stranieri. Mentre il tempo cominciava a fare le bizze, il sottosegretario Alfredo Mantovano si è soffermato sul significato della Festa della Polizia: «Questa celebrazione contiene un messaggio chiarissimo: al di là delle utopie che portano solo distruzione e morte, non si può fare a meno di istituzioni preposte alla difesa. Noi desideriamo la pace vera, la pace che rifugge il baratto della vita e della libertà degli altri per salvare la propria. Noi rifiutiamo e condanniamo la logica terroristica. Il terrorista dice che se noi facciamo determinate scelte in materia di lavoro o di politica estera egli ci colpirà e ci farà del male».

Una condizione inaccettabile che, secondo Mantovano, necessita di una risposta decisa: «Nessuno può accettare il ricatto di una situazione con “coltello alla gola”. Anche per questo abbiamo assoluto bisogno di forze di polizia che con il loro impegno e la loro dedizione al servizio e alle istituzioni, ci proteggono e ci consentono di vivere tranquillamente». Non è mancato nel discorso del sottosegretario all'Interno un accenno alla situazione locale: «In città si sta compiendo uno sforzo forte e sensibile. E questo grazie, anche, al sindaco e all'amministrazione comunale. È chiaro che per camminare sulla strada del riscatto e della crescita ci vuole un grande senso di responsabilità e coraggio civile». Mantovano non ha mai fatto riferimento diretto alla guerra in Iraq ma in un passaggio del suo intervento ha, sostanzialmente, ribadito la linea del governo: «L'uso della forza non è violenza se rappresenta l'unico mezzo per far rispettare le regole». Poi il rientro nei temi della giornata e del ruolo nevralgico della Polizia. Mantovano ha aggiunto: «Quello delle forze dell'ordine è un lavoro oggettivamente ingrato. Per loro va tutto bene se non succede nulla a se non succede niente non ci si accorge del lavoro che fanno. La pace di tutti dipende e si fonda su un'efficace azione contro terrorismo e criminalità». E rivolto ai poliziotti schierati ha concluso: «Se voi non siete in guerra non saremo in pace». Poi c'è stata la consegna di riconoscimenti ai poliziotti che si sono distinti in brillanti operazioni di servizio e targhe alle scuole vincitrici del concorso. La parte conclusiva è stata dedicata alla simulazione di interventi spettacolari. Ordinato il “rompete le righe” il cielo si è rabbuiato. Mentre l'anfiteatro si spopolava sono cadute le prime gocce di pioggia. Ma la Festa era ormai finita.


 

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