ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su GAZZETTA DEL SUD
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Venerdì 5 marzo 2004

Domenico Calabrò

TAPPA ANCHE A CATANIA

 

 «Una battaglia da fare, lo Stato c'è»


CATANIA - Denunciare "cravattari" o estorsori, più che un atto eroico deve essere considerato un gesto di buon senso e comunque sia un gesto da compiere, avendo fiducia nelle istituzioni per sognare un avvenire senza prevaricazioni mafiose. Dalla riunione delle trentacinwue associazioni antiestorsioni siciliane con il sottosegretario all' Interno Alfredo Mantovano e con il commissario anatiracket governativo Ferrigno, al Museo diocesano di Catania, è emerso il convincimento unanime che la battaglia è meglio farla.

«Nella lotta all'usura e all'estorsione ci sono luci e ombre», ha detto Mantovano, secondo cui «le luci sono costituite da una legislazione che oggi consente di risarcire il danno anche nel giro di poco tempo, la cattura di pericolosi latitanti e un buon rapporto con l'associazionismo antiracket». «Accanto a questo - ha aggiunto - ci sono dei problemi con i quali tutti coviviamo, ma che ci devono imporre al massimo gli elementi positivi». Tra le "ombre" Mantovano ha citato «il calo delle denunce delle vittime che devono aumentare, perchè bisogna fare emergere un reaato coperto da omertà».

Che il "pizzo" sia un fenomeno preoccupante lo dice poi Lino Busà, presidente della Federazione associazioni antiracket e antiusura, secondo cui «la quasi totalità dei commercianti di Palermo e l'80% dei loro colleghi di Catania e Messina pagano il "pizzo" alla criminalità. Il fenomeno è meno esteso, anche se in crescita, a Siracusa»

«Adesso - sostiene Busà - magari si paga di meno me si è estesa la platea di coloro che sono avvicinati e che versano il "pizzo". Anche ssettori cheprima erano esclusi dal fenomeno come le farmaie, le edicole e i piccoli venditori ambulanti, oggi sono intimiditi». Per Busà la strada per uscire dall'estorsione è «denunciare». «Bisognma fare capire - aggiunge - che denunciare conviene, perchè rende liberi. Ma occorrno anche un impegno e un segnale forte da parte dello Stato».

Anche per un esponente storico dell'antiracket come Tano Grasso «la parola magica per combattere l'estorsione è fiducia verso lo Stato e le Istituzioni» perchè «con la mafia non c'è libertà di impresa per chi vuole lavorare in Sicilia e quindi non si investe nella nostra regione»


    

 

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