ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


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Articolo pubblicato su LA STAMPA
(Sezione:        Pag.    13 )
Sabato 9 Luglio 2005

Giacomo Galeazzi

IL SOTTOSEGRETARIIO ALL'INTERNO OCCORRONO ANCHE MAGGIORI RISORSE UMNE E FINANZIARIE 

 Mantovano: servono giudici specializzati

«Bisogna evitare assurde sentenze che distinguono tra guerriglia e terrorismo»


 

Dopa le stragi di New York e Madrid, il governo inglese sape va di essere nel mirino e ha fatto il massimo per prevenire un attentato - osserva Alfredo Mantovano - Londra e la capitale meglio sorvegliata del mondo. n fatto che sia stata ugualmente colpita e per noi un manito. Dobbiamo trarne Ie conseguenze: la minaccia del terrorismo internazionale e sempre pm concreta, serve una mobilitazione di forze». IL sattosegretario all'Interno, dopo le riunioni fiume con le strutture operative del Viminale, i vertici dell' «intelligence» e il comitato nazionale per l' ordine e la sicurezza, fa il punta delia situazione e invoca una mobilitazione pari alla gravità del rischio. «Teniamo a mente ciò che è accaduto in Inghilterra ora che nel Dpef e nelia Finanziaria si discute di risorse alle forze dell'ordine», avverte.

Quali sono Ie misure piu organti?
«Va subito recuperato il maggior numero possibile di unità di polizia agli ordinari compiti di controllo. Non vanna sprecate risorse di uomini e mezzi. Se serve potenziamo l'articolo 270 bis del codice penale, quello sulle associazioni con finalitià di terrorismo anche internazionale, ma prima facciamo tomare alia sorveglianza del territorio tutti quei poliziotti e carabinieri, assegnati ad incarichi che potrebbero essere svolti da chiunque. Oggi tanti agenti in divisa consegnano le notifiche degli atti giudiziari. Nessun apparato di difesa ci garantisce al 100% dal pericolo, basta una cellula di quattro fanatici assassini che recupera un po' di vecchio esplosivo per vanificare l'intero sistema di vigilanza, perO non va lasciato nulla di intentato. La latta al terrorismo deve farla il sistemanel suo compiesso».

Qual è l'anello debole della catena?
«Premetto che non intendo polemizzare né con l'istituzione della magistratura né con il singolo magistrato. Mi limito a constatare un dato di realtà: le forze di polizia si sono attrezzate, non così la magistratura giudicante, le cui decisioni indeboliscono talvolta la nostra opera di prevenzione. Mentre le indagini dei pubblici ministeri, specie a Milano, danno risuItati, le sentenze creano assurde distinzioni tra guerriglia e terrorismo oppure ignorano le risoluzioni europee sulle "black list" dei terroristi. All'inizio degli Anni 90 abbiamo reagito all' offensiva mafiosa can direzioni distrettuali e giudici "ad hoc". Dobbiamo fare lo stesso nella lotta al terrore. Senza coordinamento investigativo e un tribunale specializzato, diamo un vantaggio ai nostri nemici. Se un giudice chiede a un pm di dimostrare l' attività eversiva del gruppo salafita vuol dire che ignora vent' anni di carneficina in Algeria. Un pm antiterrorismo deve avere un giudice altrettanto specializzato, che non si perda nel mare di sigle e proclami. Non sto invocando giudici speciali che applichino norme sperciali, ma trovo inconcepibile che ci sia un giudice del lavoro e non uno giudice specia1izzato sul terrorismo mternazionale».

Basta mettere qualcuno in divisa in un luogo a rischio attentati?
«No, certo. Per aver fatto salire a 500 gli obiettivi sensibili ci aiuta a sarvegliare meglio il territorio. La fine delia leva pone problemi economici. Oggi 4 mila unità dell' esercito sono utili nella vigilanza antiterrorismo, schierarne di piu comporta dei costi. I terroristi alzano il tiro, minacciano l'Italia e c'è chi parla di tagli alia sicurezza. Semmai servono piu risorse per prevenire gli attacchi (compito, come dimostrano le esplosioni alla City, già di per se diflicilissimo e per aumentare le esercitazioni del dipartimento dei Vigili del fuoco e della Protezione civile. Senza soldi, la macchina dei soccorsi non può essere a posto, mentre l'eventualità di un attaccO all'Italia e sempre più da mettere nel conto. Ed a giocare in attacco, non solo in difesa. Gli inglesi non avevano affatto sattovalutato il periolo e il sistema ha reagito al meglio all' emergenza. Le nostre forze di polizia garantiscono stabilità e sona in continuo contatto con quelle degli a1tri Paesi, ma il sistema ha dei punti deboli, come appunto quello dell'autorità giudiziaria giudicante».

Cosa si fa per prevenire un attacco?
«Le caratteristiche dell' offensiva is1amista stanno modificando le attività di prevenzione e di contrasto delle forze di polizia. Studiare arabo e il Corano, conoscere gli ambienti della predicazione fanatica serve a tutelarci meglio. In una situazione del genere il sistema deve essere a tenuta stagna, invece qualche falla c'è».


    

 

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