ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su LA STAMPA MESSAGGERO
(Sezione:        Pag.     7)
Domenica 27 Novembre 2005

GUIDO RUOTOLO

L'ESPONENTE DI AN «LA GUERRA È FINITA, CASTELLI INOLTRI SUBITO LA PRATICA AL QUIRINALE»

 

 Mantovano: adesso la grazia

 


 

ROMA

«La guerra è finita. Facciano presto: che Adriano Sofri esaca dal carcere. Mi rivolgo al ministro di Giustizia perchè inoltri la pratica della grazia al Quirinale». Decisione sofferta, maturata nel tempo e adesso resa pubblica per il precipitare dell condizini di salute di Adriano Sofri. Alfredo Mantovano, sottosegretario all'interno, esponente di punta di Alleanza nazionale, chiede che sia concessa la grazia all'ex leader di Lotta Continua, in carcere per l'omicidio Luigi Calabresi.

Sottosegretario Mantovano, come è arrivato a questa deciosne?
«Per me, all'inizio, come immagino per tanti altri a destra, la contrarietà alla concessione della grazia stava più che in Sofri in sè in tutto il battage realizzato da alcuni - non tutti - suoi amici, che da un lato consideravano la grazia come un atto dovuto e scontato, dall'altro non facevano cenno alla figura del commissario Calabresi perchè ritenevano che l'unica persona di cui ci si dovesse interessare fosse Sofri. Questo attegiamento metteva in ombra la stessa linearità del comportamento di Sofri che aveva accettato la sentenza di condanna, pur ritenendola ingiusta, e dunque in carcere».

E poi che è successo?
«Il tempo recita la sua parte. I toni degli amici si sono attenuati e al tempo stesso vi è stata una piena restituzione della dignità professionale a Luigi Calabresi. Il presidente Ciampi ha conferito la medaglia d'oro alla memoria, restituendogli non solo formalmente quella piena dignità non riconosciuta fino allora».

Parliamo di Sofri mentre le sue condizioni di salute sono critiche. La sua scelta di campo è maturata anche come atto di uamnità?
«Naturalmente mi auguro che si riprenda subito. Pur essendo io distante dalla sua impostazione culturale, quello che Adriano Sofri scrive è sempre stimolante ed è fonte di riflessine per tutti. Al tempo stesso conmfesso che già da qualche tempo nel considerare la sua storia ha inciso una comune amicizia quella con il professore Marco Tangheroni, morto due anni fa, uno dei più accreditati mediovalisti italiani e non solo. Insegnava all'università di Pisa e ogni tanto, mi confessò una volta, andava in carcere da Sofri con il quale portava avanti un dialogo, pur essendo il professore un cattolico molto rigoroso. Questa comune amicizia e il ricordo di Marco Tangheroni ha contribuito prima a ridimensionare e poi sciogliere il pregiiudizio che derivava anche da steccati ideologici».

E adesso che la guerra è finita, per dirla con lei, è tempo che Sofri torni libero?
«La guerra non è solo stata vinta dallo Stato. E con la guerra, la battaglia di principio per ripristinare in tutta la sua interezza la figura profesionale di Luigi Calabresi. E a questa battaglia ha contribuito lo stesso Sofri con aperture, ammissioni coraggiose dal punto di vista culturale. La grazia è sempre un gesto di umanità e da sempre, anche quando la grazia era nella sola disponibilità del sovrano, nel prendere una decisone le condizioni di salute hanno avuto peso importante».

Tecnicamente, come si può realizzare la richiesta politica di liberazione del detenuto Sofri?
«Non c'è una soluzione tecnica che non passi attraverso un gesto politico-amministrativo del Guardasigilli Castelli. Come è noto la Corte Costituzinale è chiamata a dirimere il conflitto di attribuzione di potere sollevato dal Capo dello Stato nei confronti del ministro di Giustizia, sul potere di grazia prerogativa esclusiva del presidente della Repubblica. Il caso della discordia è quello di Ovidio Bompressi, coimputato di Sofri nel processo Calabresi, Non voglio entrare nel merito del conflitto, mi limito a osservare che rispetto a quando si è aperto quel conflitto le condizioni oggettive sono cambiate. Chiedo un gesto politico al ministro Castelli: chiuda formalmente l'istruttoria Sofri e invii la pratica al Quirinale».


    

 

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