ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


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Articolo pubblicato su LA STAMPA
(Sezione:        Pag.     3)
Martedì 14 Giugno 2005

AMEDEO LA MATTINA

DOMANI LA PRIMA RESA DEI CONTI NELL'UFFICIO DI PRESIDENZA E A LUGLIO L'ASSEMBLEA

  

 Fine del triumvirato, è l'addio alla pax nel partito

Il leader delia Destra sociale vuole cavalcare i dissensi dentro Alleanza Nazionale


 

ROMA

Un colpo di testa». Si trovava a Lussemhurgo quando Gianfranco Fini e stato raggiunto dalla notizia delle dimissioni di Gianni Alemanno e Alfredo Mantovano. Aveva messo in conto quelle del coordinatore regionaIe per la Puglia. Non si aspettava la mossa di rottura del leader delIa Destra sociale che lascia la vicepresidenza e prende il largo di una nuova opposizione interna. «Siamo all'ultimo giro di giostra, nei prossimi mesi ci giochiamo le elezioni, la situazione economica è quella che è, io sto qui per evitare che il nostro Paese venga danneggiato dal bilancio Ue, e un ministro di An mette in discussione la leadership del partito. Mi semhra un colpo di testa».

L' esito del referendum, la bassissima percentuale di votanti, ha dato fiato a quella parte di An che ha vissuto come un «tradimento» la posizione di Fini a favore del voto, aggravata da tre «Sì». E che adesso pretende un chiarimento sulle intenzioni del capo, sui valori di riferimento di una destra costretta a fare i conti con il nuovo soggetto politico messo in cantiere da Berlusconi. Ed è proprio su questa piano inclinato che Alemanno cerca di diventare il punta di riferimento di chi nel contenitore unico berlusconiano non vuole finire. Un punta di riferimento dentro e fuori il partito di un'area vicina aIle gerarchie ecclesiastiche, a quel mondo giovanile che sente e vive fortemente i valori delIa famiglia e della vita. E che questa classe dirigente di An non è riuscita a intercettare. Per questo il ministro dell' Agricoltura dice che «tutta la classe dirigente del partito deve mettersi in discussione». E invoca una «nuova Fiuggi che rifondi An suoi valori che sono tipici della destra, non solo italiana».

Con il voto di domenica e lunedi, Alemanno è convinto che Fini stia vivendo il momento di sua maggiore debolezza politica da quando e alla guida del partito. E non esclude che nessun esito dal confronto durissimo che ci sara domani all'ufficio di presidenza a via delIa Scrofa e poi all' Assemblea nazionale del 2-3 luglio. Intanto vuole capire se colora che fanno quadrato attomo al leader lo seguiranno fino in fondo. Alemanno non si fa illusioni: sa di non avere oggi una maggioranza per ribaltare i rapporti di forza. Ma sfrutta il vento, il malcontento di Mantovano, della base del partito, i mal di pancia di Landolfi, pensa che i continui strappi di Fini facciano franare certezze in bilico. E per spingere in questa direzione, pianta sul campo di battaglia una serie di ostacolil il primo è il no al partito unico; il secondo è faruscire allo scoperto il vicepremier: «Dove ci stai portando? Il tuo futuro politico coincide ancora con quello nostro?».

La «pax finiana» costruita attome al triumvirato La Russa-Matteoli-Alemanno si è disintegrata. E a via della Scrofa sembra ritornata la balcanizzazione, con gli schemi di prima. Per cui gli esponenti di Destra protagonista e di Nuova Alleanza a fare quadrato attomo al capo e Destra sociale all'opposizione. Dice La Russa: «L'esito del referendum non pone un problema di leadership. Senza demagogia, senza alzare la voce, senza resa dei conti, dobbiamo adeguare il nostro dibattito all' evoluzione della societa italiana». A Matteoli di dimettersi da vicepresidente non gli passa per l'anticamera del cervello: «Non e un dramma che ci sia una maggioranza e una minoranza. L'unanimismo di facciata non giova a nessuno».

In questa bailamme Francesco Storace per il momenta sta alla finestra: sui temi di fondo la pensa come Alemanno; e stato lui per primo, alla vigilia del voto referendario, a chiedere a Fini di dire dove vuole portare An. Ma è consapevole che il partito potrebbe essere alla vigilia di un vero big bang, praticamente alla vigilia dell'inizio delIa campagna elettorale per le Politiche. Anche tra i suoi compagni di corrente c'e chi non capisce l' attendismo del ministro delIa Salute: «E' l'uomo del giorno» Storace, aLIa fine, fara pesare il suo ruolo, ma sicuramente non per mettere in discussione Fini. E Fini si difende attaccando.

Non arretra di un millimetro, sfida Alemcmno a uscire allo scoperto ed e pronto anche ad lIna conta intema. Sa che non c'è un'alternativa alla sua leadership e potrebbe preparare un altro colpo a sorpresa, mettendo lui stesso uno stop al dibattito suI partito unico - magari oggi stesso a1 convegno del comitato di Todi - spiazzando cosi il suo concorrente. Ma la sua forza, dicono i collaboratori, sta anche nel fatto di essere sempre ai primi posti nei sondaggi sul gradimento personale del leader. «E' come la Coca Cola, piace a tutti e tutti la vanno a cercare sugli scaffali dei negozi. Il partito ha il compito di portarla su quei scaffali». Per quanta ancora?


    

 

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