ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo comparso su Corriere del Mezzogiorno Domenica 30 settembre 2001

di Carmine Festa

«In privato i vip leccesi concordano con me, in pubblico si scandalizzano»

Mantovano:«Io mi preocupo della sicurezza»


BARI - «Lo scandalo non sta nella denuncia. Il vero scandalo è che certe cose avvengano». Le «cose» cui si riferisce Alfredo Mantovano, sottosegretario all'Interno, sono i provvedimenti di scarcerazione per quindici boss salentini: arrestati a fine agosto e già tornati liberi per un «difetto di motivazione» nelle ordinanze di custodia cautelare rilevato dal Tribunale del Riesame. È nato da qui il caso politico-giudiziario che - nel giro di pochi giorni - ha sollevato polemiche e provocato scontro tra giudici e avvocati a Lecce. Opinioni e accuse si sono succedute dopo l'intervento di denuncia in Parlamento svolto dallo stesso sottosegretario salentino. Ieri mattina Alfredo Mantovano - intervenuto al Comune di Bari durante il terzo forum internazionale delle città adriatiche e joniche - ha deciso di replicare a tutti coloro che hanno contribuito ad alimentare lo scontro.

Dottor Mantovano, si aspettava questo effetto a catena che ha messo tutti contro tutti, in una polemica sulla giustizia che ha superato subito i confini del Salento?
«In un intervento formale, svolto in una sede istituzionale, mi sono limitato a fotografare ciò che è accaduto nel Salento: nell'ambito di una guerra di mafia sono state fatte indagini e arresti, metà dei quali poi giudicati immotivati. E queste non sono valutazioni mie. Il tribunale del riesame ha definito immotivate quelle ordinanze. Ora il ministero della Giustizia disporrà un'ispezione. E saranno gli ispettori a verificare se ci sono state o no anomale in quanto è successo».

Ha chiesto lei l'ispezione?
«Io ho prospettato questa situazione al ministro dell'Interno Claudio Scajolia che ha chiesto al ministro delle Giustizia Roberto Castelli di valutare l'opportunità di intervenire».

La sua è, però, una fotografia «scomoda».....
«Queste sono valutazioni soggettive. In questi giorni ho letto di tutto: "Mantovano attacca la magistratura", "Mantovano condiziona le decisioni giudiziarie".... Non mi ritengono destinatario di queste considerazioni. Io parto da un dato di fatto: ho letto in aula un provvedimento del tribunale del riesame e continuo a dire che è oggettivo che, se alcuni soggetti sono fuori dal carcere, qualche effetto negativo in termini di sicurezza potrebbe verificarsi».

Sui temi della sicurezza, il senatore Giovanni Pellegrino ha detto che questa vicenda è pr lei una lezione politica. Non basta cambiare governo per vincere la lotta alla mafia. Cosa risponde?
«Innazitutto prendo atto che il sentaore Pellegrino con la sua consueta onestà intellettuale ha riconosciuto l'ineccepibilità formale del mio intervento. Detto questo, aggiungo che il Governo, in una finanziaria senza nuove tasse, investe 3500 miliardi in più sul frontre della sicurezza. E ci saranno iniziative importanti anche in Puglia e nel Salento. Ripeto, non è unno scandalo constatare alcune anomalie. Se è stato fatto in passato con altre maggioranze, non vedo perchè ora dovrei autocensurarmi io».

Contro di lei sono schierati anche i penalisti di Lecce. Attraverso il loro presidente, Michele Leo, l'accusano di aver strumentalizzato politicamente questa vicenda. A loro cosa dice?
«Non ho fatto valutazioni politiche. Mi sono limitato a leggere in aula un provvedimento giudiziario. Rispetto il lavoro degli avvocati la cui funzione, però è quella di difendere gli interessi dei clienti. Ciascuno fa il suo lavoro. Io ho un compito istituzinale diverso: devo pensare agli interessi della sicurezza e dell'ordine pubblico. Io rispetto loro.... E mi fermo qui».

Il suo è stato un intervento di sostegno esplicito all'attività della Procura?
«La sede istituzionale che ho scelto per parlare di questa questione testimonia la volontà di far passare più formali e obbiettivi possibili. Poi chi ha voglia e tempo di lanciarsi in interpretazioni, faccia pure».

Lei ha appena accenato ad iniziative importanti sul fronte della sicurezza anche in Puglia. Quali sono?
«Il percorso avviato con i sindaci, le associazioni di categoria, il commissario antiraket e antiusura, aumenta il livello di collaborazione. Tutti dobbiamo sentirci parte di un sitema complesso nel quale le manette sono una delle voci. Se riusciamo ad evitare i fatti per i quali poi scattano le manette, è molto meglio per tutti».

Prevenire e denunciare. Lei insiste su temi rinvigoriti a Lecce da questa polemica. Come lo spiega?
«Guardi Lecce, è un città singolare, nel senso che a mezza voce nei salotti, in tanti sono pronti a denunciare i problemi. Quando però una persona lo fa ad alta voce in una sede istituzionale, scoppia lo scandalo. Ma denunciare non è uno scandalo».

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