ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su CORRIERE DELLA SERA
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Mercoledì 8 giugno 2005

Roberto Zuccolini

 Casini ai referendari: l’aborto non si discute

Il presidente della Camera: chi tira in ballo la legge 194 disinforma Capezzone: ottimista sul quorum, ma Ciampi fermi le scorrettezze


 

ROMA - La madre di tutte le battaglie? Quella del quorum. I due fronti, votanti e astensionisti, si attrezzano per combatterla all’ultima scheda e fanno diventare incandescente la campagna dei referendum sulla fecondazione.


CASINI E L’ABORTO - Ieri, nuovamente, il presidente della Camera è intervenuto da Mosca accusando chi mette in relazione i referendum sulla fecondazione con la legge sull’aborto: «È un tipico esempio di "disinformatia": la legge 194 non è in discussione». Sono sulla stessa linea sia Alfredo Mantovano (An) che Giuseppe Fioroni (Margherita). Ma a criticare Pier Ferdinando Casini è invece il socialista Ugo Intini: «È giusto che esprima le sue convinzioni, ma non è bello che polemizzi in modo così aspro, dato il ruolo istituzionale che ricopre». Critica che nel radicale Daniele Capezzone diventa attacco frontale, rivolto anche contro il presidente del Senato Marcello Pera, schieratosi ugualmente a favore dell’astensione: «Il presidente Ciampi ponga un limite alle scorrettezze istituzionali dei due presidenti delle Camere».


I DATI DELL’AFFLUENZA - Sempre Capezzone si dichiara ottimista: «Siamo ad un passo dal raggiungimento del quorum». Ma sui dati che riguardano l’affluenza alle urne si apre un argomento che potrebbe rivelarsi bipartisan. Riprendendo una proposta di Francesco Cossiga, l’udc Luca Volontè chiede al Viminale di non comunicare, come si fa normalmente, i dati dell’affluenza parziale: «Danneggerebbe e favorirebbe al tempo stesso una parte dell’elettorato perché alcuni partiti e associazioni si battono per l’astensionismo». Un altro udc come il ministro Carlo Giovanardi sostiene che «è impossibile cambiare le regole del gioco». Ma il diessino forse più impegnato nella campagna per il «sì», cioè Lanfranco Turci, ammette che, «a differenza delle elezioni politiche, questa volta conoscere i dati parziali dell’affluenza può influenzare in una direzione o nell’altra». E anche se, «con molti dubbi», si dichiara «disponibile ad aprire una riflessione sull’argomento». Il Quirinale non si pronuncia sulla richiesta ma fa sapere che per ora restano fissate le rilevazioni abituali (la domenica alle 12, alle 19 e alle 22). Aggiungendo però che i voti degli italiani all’estero potranno essere conteggiati solo alla fine. E proprio per facilitare questo voto (oltre due milioni e mezzo di elettori) i diessini Violante e Angius hanno scritto una lettera al ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu che contiene anche la richiesta di non calcolare nel quorum i 9 mila soldati in missione all’estero, dato che non potranno recarsi alle urne.


«SALUTI FASCISTI» - Il Comitato per il «sì» ha denunciato ieri l’irruzione di un gruppo di militanti di Azione Giovani (il movimento giovanile di An) nella loro sede romana: «Hanno interrotto il nostro lavoro, ci hanno insultato e hanno fatto il saluto fascista». I ds invitano il ministro Pisanu ad intervenire e Gloria Buffo chiede a Fini di «spiegare ai balilla del suo partito il valore democratico dei referendum».


BERLUSCONI - Mentre l’intervento del Papa in difesa della vita e della famiglia provoca l’attacco frontale di Rifondazione Comunista e la difesa a spada tratta di An e Udeur, si alza il tono della polemica sull’astensionismo. In Sicilia 51 deputati dell’assemblea regionale si dichiarano a favore del non voto, come anche, a Roma, cinque presidi delle facoltà di Medicina. Ma Silvio Berlusconi, che tutti danno per astensionista, ieri si è rifiutato di rispondere alla domanda su che cosa farà domenica: «E chi lo sa?». Il coordinatore di Forza Italia Sandro Bondi ha invece accusato il Corriere di essersi collocato, con il fondo di Sabino Cassese (critico sul non voto), «su una china pericolosa e assai poco laica».


    

 

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