ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su CORRIERE DELLA SERA
(Sezione:  IN PRIMO PIANO   Pag.   3   )
Giovedì 8 Maggio 2003

Francesco Verderami

IL RETROSCENA

Fini schiera An: garantire l’indipendenza del potere politico

 


 

ROMA - La fase di emergenza scattò a settembre dello scorso anno, fin da allora era chiaro quale sarebbe stato il finale di partita sulla giustizia. Fini convocò i vertici di An per affrontare con loro la questione, e dinnanzi a foschi scenari spiegò che se «per qualsiasi motivo» il ruolo di Berlusconi fosse stato incrinato, c’era il rischio concreto che venissero meno non solo gli equilibri dell’alleanza ma persino l’attuale quadro bipolare. Ora che l’emergenza si è concretizzata, l’analisi del vice premier non muta, e siccome «la posta in gioco è la tenuta della coalizione», deve serrare le fila al fianco del Cavaliere. Certo il leader della destra non condivide i toni della chiamata alle armi, è restio ad accettare integralmente le decisioni dell’alleato, di qui il silenzio con cui ha riempito in questi giorni il Palazzo. Ma in fondo Fini non può nè vuole resistere alla pressione di Berlusconi, anche perché ritiene «politicamente giusta» quella strategia. Così si è espresso durante la riunione convocata ieri pomeriggio a via della Scrofa, dove ad attenderlo c’erano i capigruppo La Russa e Nania, i ministri Gasparri e Matteoli, il portavoce Landolfi, il sottosegretario Mantovano e il governatore del Lazio Storace. E’ vero che il suo partito è per larga parte contrario alla riproposizione dell’immunità parlamentare abrogata nel ’93, perché «reintrodurrebbe un principio di impunità», ma è altrettanto vero che An è pronta a discutere su una norma costituzionale che «garantisca l’autonomia e l’indipendenza del potere politico».

Ecco la novità, ecco il compromesso che Fini ha presentato al suo partito e che è pronto ad offrire a Berlusconi, assieme al «sì» sul «lodo Maccanico» per congelare i procedimenti contro le alte cariche dello Stato. E’ assai probabile che il vice premier ne avesse già discusso con il Cavaliere, e che gli avesse anticipato le garanzie sollecitate ieri dallo stato maggiore di An: no a pacchetti di riforma pre-confezionati, necessità di accordi preventivi nella coalizione, volontà di cercare in Parlamento «il più ampio consenso possibile». Si vedrà se e come l’offerta maturerà nella Cdl, se in questo modo si troverà un accordo sull’immunità. P class=1> Il dato certo invece è che An sta maturando una svolta sul tema dei rapporti tra politica e magistratura. Il ragionamento introdotto da Fini e sviluppato dai vertici della destra parte dal presupposto che «il quadro è mutato», è tramontato cioè «il vecchio modello collateralista su cui fino a pochi anni fa si fondava il legame tra un pezzo della magistratura e un’area partitica di riferimento». Insomma, il teorema delle «toghe rosse» sarebbe superato da un fenomeno ancor più grave, perchè - secondo Fini- starebbe «emergendo ora una sorta di volontà di supplenza di ampi settori della magistratura rispetto al potere politico». Non ci sarebbe più l’obiettivo di «favorire una parte politica», ma di «condizionare l’intera politica». Si tratterebbe di «una tendenza» con cui si mira a «esercitare una pressione e dunque un condizionamento della politica»: «E’ chiaro allora che la partita diventa cruciale, e va oltre la questione dei processi in corso».

In gioco è il sistema, e siccome An è oggi parte importante negli attuali equilibri, Fini teme che franino, perciò si oppone, considera «finita la transizione», dice che «ormai Tangentopoli è alle spalle», che «nessuno può pensare di porre in discussione con teoremi giudiziari il voto dei cittadini», e «chi pensa di cambiare i governi con iniziative estranee al principio della sovranità popolare, si sbaglia». Ecco perchè il capo della destra non può nè vuole opporsi alla strategia di Berlusconi, anche se è consapevole del danno che potrebbe comportare mettersi in scia al Cavalier e. Il punto è che la radicalizzazione dello scontro lo favorisce, e Fini sa quanto sarà complicato far passare il messaggio che «An è schierata al fianco di Berlusconi, ma non è appiattita»: i rischi di porre in una zona d’ombra il suo partito sono elevati e dunque sono elevati i rischi di una flessione elettorale. Ora però conta superare la fase di emergenza, messa nel conto fin da settembre.


 

vedi i precedenti interventi