ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su CORRIERE DELLA SERA
(Sezione:   CRONACHE       Pag.     16)
Giovedì, 4 Marzo 2004

Massimo Nava

Lo scrittore fuggito dopo la condanna per quattro omicidi dovrà solo presentarsi alla polizia ogni settimana. L'associazioone delle vittime: «Una fuga sarebbe una beffa»

Scarcerato il terrorista Cesare Battisti

Clamorosa decisione dei giudici francesi in attesa dell’udienza del 7 aprile. La rabbia dei famigliari delle vittime

 


Parigi

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE

PARIGI - Cantano «Bella Ciao» ed esultano decine di militanti, parenti e amici, alcuni giunti dall’Italia, davanti al Palazzo di giustizia di Parigi.

Un canto di vittoria, che si leva quando i giudici della Corte d’Appello decidono la scarcerazione di Cesare Battisti, l’ex terrorista dei «Proletari armati per il comunismo», del quale le autorità italiane chiedono l’estradizione. Scrittore di successo di libri gialli, 49 anni, riparato in Francia dal 1990, sposato, con una figlia, Battisti è stato condannato a due ergastoli per omicidio e banda armata.

La mobilitazione di intellettuali e dell’opinione pubblica francese in suo favore (ieri è sceso in campo anche Le Monde, che reclama il «diritto» dello scrittore italiano) ha probabilmente influenzato la decisione dei giudici, anche se il provvedimento non significa la chiusura della vicenda.

Battisti sarà sottoposto a misure di sorveglianza, in attesa dell’esame dell’estrazione, il prossimo 7 aprile. Dovrà presentarsi al commissariato una volta alla settimana. Non potrà allontanarsi dalla regione di Parigi né avvicinarsi ad aeroporti.

Misure che fanno ritenere appunto non chiusa la questione anche in ambienti del ministero della Giustizia italiana, dove si confida ancora nell’estradizione: in via Arenula sono state apprezzate le restrizioni imposte dai giudici, anche se sarebbe stata ovviamente preferita la detenzione. «Speriamo che una decisione transitoria non indebolisca la collaborazione con le autorità francesi», auspica il sottosegretario agli Interni, Alfredo Mantovano. Perplessità ha espresso l’Associazione dei familiari delle vittime del terrorismo: «Una eventuale fuga sarebbe una beffa. Zone franche per il terrorismo non sarebbero un buon biglietto da visita per l’Europa in materia di cooperazione giudiziaria».

Ma intanto, ieri, è stato il momento delle lacrime e della commozione, nella certezza di «aver vinto una prima battaglia», come dice uno degli avvocati di Battisti, Irene Terrel. «I giudici - spiega - non hanno accettato la combine con le autorità italiane e hanno rispettato lo Stato di diritto. La posizione di Battisti è già stata stabilita da precedenti sentenze che non possono essere rimesse in discussione».

«Battisti libero», urlano in molti, alzando ritratti dell’ex terrorista e striscioni che esaltano la sua nuova vita di scrittore di successo: «La sua libertà vive nei suoi libri e i suoi libri sono nelle nostre mani».

C’è tanto «esprit» sessantottino in questa lunga attesa della sentenza: avvocati militanti, ex rivoluzionari, qualche rifugiato e intellettuali, tutti pronti a denunciare l’«assurdità» di saldare i conti con la giustizia a distanza di una generazione. Però lo fanno cantando le canzoni dei partigiani, tornano loro nel passato, come se il presente di oggi fosse davvero il passato remoto di ieri, non quello degli anni di piombo, ma quello del fascismo che metteva in carcere i rivoluzionari.

«Sembra un sogno, un brutto sogno che è finito», dice la moglie di Battisti, Mariette Arnaud, stringendo a sé la figlia Valentine. La tensione si scioglie in lacrime, perché tutti pensano quello che nessun atto giudiziario o politico ha ancora stabilito. E cioè che la scarcerazione di oggi significhi che il passato smetterà di inseguire. A nessuno, in questo momento, vengono in mente la dignitosa prigionia di Adriano Sofri e il diverso destino di quanti, dissociati, pentiti, irriducibili, hanno comunque pagato in diversa misura il loro debito. Per tutti, e per buona parte dell’opinione pubblica francese, Battisti ha diritto d’asilo e la sua estradizione sarebbe una violazione di un altro diritto, quello in qualche modo sancito dalla dottrina Mitterrand, in base alla quale il defunto presidente francese concesse ospitalità ai terroristi italiani. La richiesta di estradizione di Battisti, come hanno ricordato ieri in aula i suoi avvocati, era già stata respinta nel 1991. «Che cosa dirà domani lo Stato francese ai miei figli e ai figli dei miei figli?», ha chiesto ai giudici Battisti, con la voce rotta dall’emozione.

In attesa della definitiva decisione, la scarcerazione mette in evidente imbarazzo il governo francese che si era mostrato disposto a rivedere la dottrina Mitterrand e a comprendere le ragioni della giustizia italiana. Poche ore prima della sentenza, il Guardasigilli Dominique Perben aveva denunciato il clima di pressione nei confronti della magistratura e giudicato «scandalosa» l’iniziativa del municipio di Parigi di dichiarare Battisti «sotto la propria protezione».

«Battisti ha ucciso due persone», ha detto il ministro, ricordando, con il passato dello scrittore, una lacerazione di sentimenti che, sia pure da spettatrice, interessa anche la società francese.

Cesare Battisti fu arrestato il 10 febbraio scorso, quando in una sala affollata di Parigi si proiettava «Buongiorno notte», il film di Marco Bellocchio sull’assassinio di Aldo Moro.

 

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