ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL CORRIERE DELLA SERA Sabato 2 febbraio 2002

Dino Martirano

Il governo: alla Marina militare operazioni di polizia. La Lega voleva misure più dure. L’opposizione insorge


Navi da guerra contro i mercanti di clandestini


ROMA - Le navi da guerra torneranno a far parte attiva del dispositivo di contrasto in mare contro i mercanti di esseri umani. La Marina militare, oltre a pattugliare, potrà partecipare ad operazioni di polizia per fermare, perquisire e scortare in un porto (non necessariamente italiano), le imbarcazioni sospette e, ovviamente, le «carrette del mare» cariche di clandestini. Potrà farlo anche se queste verranno intercettate nella zona «contigua» alle acque territoriali. Ecco le intenzioni del governo ma le regole di ingaggio (uso delle armi), sono ancora da stabilire.

Così il Consiglio dei ministri, con il varo di due emendamenti al ddl Fini-Bossi sull’immigrazione all’esame del Senato, ha placato almeno per il momento le proteste sollevate dalla Lega che, davanti agli sbarchi di due giorni fa, aveva parlato di «politica inadeguata contro i clandestini» (Alessandro Cè). Poi, ieri a Palazzo Chigi, Umberto Bossi e il Guardasigilli Roberto Castelli sono tornati alla carica chiedendo un «gesto forte, simbolico, non più rinviabile» contro «l’invasione dei clandestini». Il messaggio, al termine di un dibattito di due ore, è stato recepito. Ma solo a metà.

Silvio Berlusconi, spalleggiato dal vicepremier Fini («Affrontiamo il problema in maniera forte ma lucida, evitiamo risposte a caldo») e da Rocco Buttiglione, ha invitato i ministri della Lega ad «evitare catastrofismi», a «non farsi prendere da reazioni istintive» e a «considerare gli aspetti umani»: perché, poi, un intervento non calibrato delle navi da guerra potrebbe compromettere l’immagine internazionale dell’Italia. Così il premier, in forza dell’interim esercitato agli Esteri, ha convocato in serata alla Farnesina l’ambasciatore turco, Necati Utkan, per ricordare al governo di Ankara che servono controlli più efficaci sui «traghetti» dei clandestini in partenza periodica da Istanbul e da Smirne. Berlusconi, che presto potrebbe compiere una visita in Turchia, si è detto «fortemente preoccupato», anche perché l’arrivo della «Engin» a Gallipoli è solo di 2 giorni fa. Ma la Lega ha fretta. E lo ricorda Francesco Speroni, capo di gabinetto di Bossi: «La Marina difenda i sacri confini della Patria, le navi da guerra non sono mica la Croce Rossa». E il suo capo, ieri sera da Rozzano, lancia l’allarme: «La Turchia ci sfida». In realtà la carica è stata suonata fin dal mercoledì 23, quando il Carroccio chiama in causa alla Camera il ministro dell’Interno. Quel pomeriggio, Claudio Scajola e il collega Antonio Martino (Difesa) tentano di mettere a punto un dispositivo che coinvolga la Marina ma la riunione si conclude con un niente di fatto: «Sono perplesso, non vorrei che si possano ripetere tragedie come quella del Venerdì Santo», è l’opinione espressa in quelle ore dal ministro della Difesa. Che, una settimana fa, si fa interprete del malessere dei comandanti della Marina, mai sedato dopo i fatti del marzo 1997 nel Canale d’Otranto, quando la corvetta Sibilla speronò un’imbarcazione stracarica di albanesi con un bilancio di 108 morti. Per quel naufragio è ancora sotto processo a Brindisi il capitano di Corvetta Fabrizio Laudadio. E’ una ferita mai rimarginata quella del «Keter I Rades»: «Il blocco navale è stato veramente una decisione indegna di un Paese civile», disse Berlusconi, allora capo dell’opposizione al governo Prodi, quando incontrò i superstiti albanesi a Brindisi. E, a parti rovesciate, oggi il capogruppo Ds Gavino Angius e tutto il centrosinistra annunciano «battaglia dura» al Senato contro l’impiego della Marina. E Giuseppe Molinari (Margherita) si chiede: «La Marina sparerà?». Cinque anni dopo, dunque, il problema è ancora irrisolto. Scajola annuncia la distruzione delle navi sequestrate. Martino, invece, precisa: «I nuovi poteri non fanno della Marina una nuova forza di polizia». E le regole di ingaggio affidate a un decreto interminsteriale? «Verranno precisate ma questo non significa che prenderemo a cannonate le carrette dei clandestini». Il sottosegretario Alfredo Mantovano (Interno), infine, non nasconde che il cuore del problema è in Turchia: nei porti di origine «dove i controlli non sono sempre all’altezza della rinomata efficienza della polizia turca».

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