ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su CORRIERE DELLA SERA
(Sezione:  PRIMO PIANOa         Pag.    11)
Venerdì 27 gennaio 2006

Alessandra Arachi

«Sospetti senza prove sugli apparati dello Stato». La Quercia: noi non abbiamo accusato gli agenti segreti  

 

 «Droga, via la distinzione tra leggera e pesante»

Sarà punito anche chi consuma. Manca la tabella che stabilisce la quantità per uso personale


 


ROMA - Tutte le droghe sono uguali: sia cocaina, hashish, Lsd, ecstasy o marijuana, non ci sarà più differenza tra leggera o pesante. E anche se il vicepremier Gianfranco Fini ha voluto precisare, ancora una volta, che «nessuno andrà in galera con uno spinello», la nuova legge sulla droga (che ha avuto ieri il via libera al Senato) prevede di punire pure i consumatori. Sanzioni amministrative e non penali, ma visto che tutte le droghe sono uguali, alla fine potrà essere ritirato il passaporto anche a chi fuma spinelli. Ma ben di più: torna il concetto di «modica quantità» che non si chiamerà più in questo modo, ma che servirà comunque per ripristinare un confine oggettivo tra l’uso personale di droga e lo spaccio. E anche se la tabella (unica) con le suddette dosi di «confine» non è ancora pronta, la legge sulla droga dopo il via libera del Senato è pronta in una corsa contro il tempo a passare anche a Montecitorio.


L’EMENDAMENTO - Alla fine la legge sulla droga è passata al Senato come un emendamento. Per due anni era rimasta ferma in commissione, prima che il ministro Carlo Giovanardi si decidesse a tirarne fuori uno stralcio di 22 articoli (su 106). Ma il tempo non sarebbe bastato lo stesso e per questo si è deciso di agganciare questa legge come emendamento di un decreto che prevede il trasferimento alle Olimpiadi dei soldi del «gratta e vinci» e l’assunzione di oltre mille poliziotti per combattere il terrorismo. Il testo arriverà alla Camera dove, è prevedibile, avrà lo stesso trattamento di Palazzo Madama: ovvero il voto di fiducia. Un voto che Fini ha spiegato così: «Era essenziale attuare il principio contenuto nel ddl, ovvero una repressione nei confronti degli spacciatori». Tantissime le polemiche. Tra queste quella di Daniele Capezzone, dirigente della Rosa nel Pugno: «In Parlamento fanno tanto i moralisti sulla droga, ma se va un cane poliziotto a Montecitorio prima gli va in tilt il naso e poi si arrende». Ironico Manconi (Ds): un vero capolavoro. La Bindi parla di «arroganza istituzionale» e Emma Bonino lamenta che «ci sono sempre meno libertà in Italia». Mentre nella maggioranza Luca Volontè, capogruppo Udc alla Camera, parla di «uno dei provvedimenti più qualificanti dell’azione di governo nell’ultimo decennio».


LA TABELLA - È, forse, il punto più controverso della nuova legge. Perché a differenza di quanto succedeva nella normativa approvata nel 1990 (e poi abrogata da un referendum nel 1993), questa volta non ci saranno più tabelle per fissare quella che allora era stata chiamata «modica quantità». Questa volta la tabella è una, per tutte le droghe. La tabella, però, ancora non c’è: nello stralcio della legge è previsto che sarà il ministero della Salute a fissare le quantità di confine tra spaccio e uso personale, con un decreto che, dunque, avrà anche un valore penale. Per questo secondo Massimo Brutti, senatore diessino, questa pratica «contrasta con il II comma dell’articolo 25 della Costituzione», mentre Alfredo Mantovano, sottosegretario agli Interni di An, difende l’operato con decisione. Dice, infatti, Mantovano: «Anche nel 1990 venne seguito lo stesso iter: fu il ministro della Sanità a decidere le tabelle, con un decreto. Anzi, in questo caso verrà fatto di più, perché il ministro della Salute farà il decreto di concerto con il ministro della Giustizia e il Dipartimento nazionale politiche antidroga».


COMUNITA’ E SERT - A nche il punto dello stralcio che riguarda le comunità terapeutiche e i Sert sta provocando non poche polemiche. La nuova legge, infatti, prevede l’equiparazione tra il servizio pubblico e il servizio privato per quanto riguarda il potere di certificare la tossicodipendenza. E non è poco, visto che anche in questo caso c’è di mezzo una questione penale: rispetto alla legge un tossicodipendente ha un occhio di riguardo grazie a quella che viene chiamata pena di «lieve entità» e che prevede una reclusione di un minimo di uno ad un massimo di 6 anni, a differenza del reato base che va, invece, dai 6 ai 20 anni. Con la nuova legge viene innalzata, inoltre, da 4 a 6 anni la possibilità di scontare una pena alternativa al carcere se si è tossicodipendenti.


    

 

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