ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su CORRIERE DELLA SERA
(Sezione: IN PRIMO PIANO      Pag.    2)
Sabato 11 giugno 2005

P.D.C

IL COORDINATORE

 

 «Con Gianfranco nella destra europea»

La Russa: interroghiamoci su dove andare, lui non sarà mai contro An


 

ROMA - Presidente La Russa, ma perchè An è in rivolta contro un leader fino a poco tempo fa indiscusso?
«C’è un motivo generale, che riguarda tutti: l’Italia e l’Europa sono in difficoltà, i due poli sono in difficoltà, le elezioni creano nervosismo. C’è poi un problema specifico di An: noi viviamo una fase di transizione perchè, dopo l’abolizione delle correnti interne, che avevano anche aspetti deleteri ma che in qualche modo davano garanzie a tutti sulla gestione del partito, non si è passati a un sistema nuovo di pesi e contrappesi».

Cioè Fini si comporta, come si è lamentata la Santanchè, in maniera cesaristica senza consultare il partito?
«Il nostro statuto è presidenzialista, siamo noi che abbiamo deciso di dare al leader molti poteri, solo che alle garanzie previste per iscritto nel tempo si sono sostituite le correnti e oggi che le abbiamo abolite ci troviamo a dover ripensare le nostre regole interne. Ma, fatte queste premesse, è vero che tutti dovremmo abbassare i toni».

Per esempio, Mantovano che vuole «fare i conti» con Fini o Fiori che lo vuole fuori dal partito o Corsaro, un uomo a lei vicino, che dice basta a un partito di «yes-men»?
«Mantovano so che è sincero, parla da cattolico militante. Fiori, beh, viene dalla Dc che accettò divorzio e aborto, non può dare lezioni di cattolicesimo. Per quanto riguarda alcuni amici miei, non Gasparri che su questa vicenda si è comportato da signore, è vero che anche loro hanno esagerato... Le posizioni politiche vanno tutte bene, i toni no».

Anche Storace è stato duro con Fini: spieghi se vuole lasciare il partito, ha detto, e dove vuole condurci. Condivide le richieste?
«Guardi, conoscendo Fini da tanto tempo e come pochi, escludo al 100% che possa porsi lontano o addirittura contro An. E a Storace dico che il cammino in An lo abbiamo percorso sempre tutti insieme, semmai qualcuno è stato un po’ spinto, trascinato verso una destra moderna, democratica, europea e nazionale di cui Fini è espressione... E, cosa importante per noi, Fini non rappresenta solo la destra, valore questo che non si butta al macero. Per questo dico che tutti insieme dobbiamo interrogarci su dove vogliamo andare».

Ma Fini è o no in discussione?
«Io credo che al centro del nostro dibattito debbano esserci i valori, tenendo conto che la destra non è solo guelfa ma anche ghibellina, che vanno bene come temi la famiglia, la sicurezza, la legalità, ma bisogna anche guardare alle sfide della modernità. Questo però senza più strappi, che il partito davvero non regge. Ma mettere Fini in discussione vorrebbe dire gettare via il bambino con l’acqua sporca».

Dunque tutto in An è destinato a rimanere come è, nonostante la grande ira di questi giorni?
«Io credo che molte cose potranno cambiare comunque, perchè la Cdl sta affrontando un cammino che non penso porterà al partito unico prima delle elezioni - c’è ancora bisogno di presentarci agli elettori con i nostri simboli segno di ricchezza - ma che certamente potrebbe sfociare in una federazione. Ebbene, chi ci dice che non si vengano a creare nuovi incarichi, che i leader di FI, Udc e An non si dedichino alla federazione e al loro posto subentrino altri? Per non parlare, in caso di vittoria, del ruolo di premier...».

E’ un messaggio che manda a eventuali aspiranti alla leadership di An? Si fa il nome di Alemanno...
«Aspirare alla leadership non è un crimine, non ci troverei nulla di strano se Alemanno o Gasparri o Urso o chiunque altro aspirassero ad avere un ruolo importante nel partito. Io dico a tutti di ragionare abbassando i toni, di assumerci ognuno le proprie responsabilità e di tener conto del fatto che la federazione del centrodestra moltiplica e non diminuisce i posti...».


    

 

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