ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su CORRIERE DELLA SERA
(Sezione: IN PRIMO PIANO      Pag.    6)
Venerdì 10 giugno 2005

Roberto Zuccolino

NEL PARTITO

 

 Bufera in An, anche Storace al'attacco di Fini

«Lui isolato? Anch'io mi sentii così quando andò a Gerusalemme». La Russa manda avanti i suoi: offese dal vicepremier


 

ROMA - An sempre più nella bufera. Gianfranco Fini conferma tutto ciò che ha detto sulla fecondazione assistita, Gianni Alemanno e Francesco Storace lo attaccano, i cattolici del partito si disperano mentre altri, come Mario Landolfi, pur schierandosi per il «non voto», lo difendono: «Di tutto abbiamo bisogno tranne che di polemiche». E Destra Protagonista, corrente che ancora conta dentro An, nonostante lo scioglimento ufficiale delle correnti stesse? Maurizio Gasparri assicura che, «nonostante la maggioranza del partito sia per l’astensione, non si andrà a nessuna conta interna». Ma Ignazio La Russa affida ai suoi la linea. Ed è d’attacco. Basta ascoltare cosa dice Massimo Corsaro, assessore lombardo all’Industria ma soprattutto coordinatore del partito nella regione: «Risulta offensivo che una ragionata e coerente scelta astensionista sia tacciata come diseducativa». E avverte: «L’unica cosa che non dovrà più accadere è la rappresentazione di un partito di yes-men».

E mentre dal Veneto anche Raffaele Zanon è sulla stessa lunghezza d’onde, si fa avanti Daniela Santanchè: «Anche i leader devono confrontarsi. Quando ci sono scelte importanti da fare vanno discusse prima di essere annunciate: c’è davvero troppo cesarismo nei partiti». Insomma, quello dei larussiani sembra un attacco corale. Con quale obiettivo? Certamente non quello di sostituire Gianfranco Fini alla guida del partito, ma, altrettanto certamente, quello di indebolirlo. La scommessa è quella dell’assemblea nazionale, già fissata all’inizio di luglio, momento in cui se non ci sarà la resa dei conti, si dovranno comunque ridisegnare gli equilibri interni del partito, anche alla luce del risultato del referendum. Ieri Gianfranco Fini, da Bucarest, ha confermato i contenuti dell’intervista al Corriere sostenendo «la piena legittimità dell’astensione» ma al tempo stesso continuando a criticarlo: «Giudicarlo non educativo credo che appartenga alla libertà di valutazione che ognuno deve avere». E, rivolto al suo partito: «C’è un’oggettiva tendenza ad ingigantire le questioni».

Certamente la battuta non piace a Gianni Alemanno che continua a promettere battaglia: «Avremo modo di discutere dopo il 12 giugno». E non piace anche a Francesco Storace, durissimo con il presidente del partito: «Si dice che Fini sia solo. Può darsi. Ma è una sensazione che ho provato anch’io quando il vicepremier pronunciava a Gerusalemme espressioni purtroppo indimenticabili». Anche i cattolici del partito continuano ad esprimere il loro netto dissenso, da Alfredo Mantovano preoccupato per una possibile «deriva zapaterista» a Publio Fiori che parla di «crisi irreversibile» e avverte: «Se Fini non cambia, chi non può accettare la sua posizione se ne andrà». Gustavo Selva osserva amaramente: «Fini si è schierato con principi etici opposti a quelli per cui ci siamo trovati insieme a formare An».

Ma anche fuori del partito si continua a discutere. Soprattutto dell’accusa finiana di «manovre centriste». E il forzista Sandro Bondi, sospettato di fare da sponda a Francesco Rutelli, durante un convegno dal titolo «Oltre il centrodestra», si affretta a smentire: «Fini ha stabilito erroneamente un rapporto tra la mia posizione astensionista e quel tipo di manovre».


    

 

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