ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su CORRIERE DELLA SERA
(Sezione:    Pag.     )
Venerdì 4 Aprile 2003

Roberto Zuccolini

 

Aiuto ai profughi, l’Ulivo si divide in tre

Cofferati: poche differenze, si poteva restare uniti. Sì alla mozione del Polo: sostegno umanitario sul posto  


 

ROMA - La trattativa dura fino a metà mattinata. Poi il centrosinistra getta la spugna e si ritrova a votare in ordine sparso, con tre distinte mozioni sull’aiuto ai profughi della guerra irachena. Che vengono bocciate. Passa invece la linea della maggioranza favorevole ad un sostegno umanitario sul posto senza lo stop alle armi, nonostante le vistose assenze in Aula. E così, mentre Fausto Bertinotti decreta la «morte» dell’Ulivo, con il voto di ieri nell’aula di Montecitorio si consuma l’ennesima divisione del centrosinistra. Con l’emersione delle diverse anime dell’opposizione, e in qualche caso con il ricompattamento interno dei partiti. È il caso dei diessini che riescono a votare senza la defezione del Correntone. Appoggiano insieme alla Margherita una mozione che impegna il governo a chiedere all’Onu una «tregua» per consentire l’arrivo di aiuti umanitari. Si tratta di un compromesso che però non riesce a convincere né l’ala moderata, né quella più radicale dell’Ulivo. Lo Sdi e l’Udeur non accettano un testo in cui appaia la parola «tregua»: chiedono al governo di intervenire perché i bombardamenti non blocchino gli aiuti umanitari e ritengono «necessaria» la ricostruzione della solidarietà politica europea. Verdi e Pdci convincono invece, senza grandi difficoltà, Rifondazione Comunista a votare una mozione unitaria in cui si chiede l’immediato cessate il fuoco per dare il via libera a corridoi umanitari.

Ed ecco che la divisione del centrosinistra in tre diverse anime provoca reazioni opposte tra loro. C’è il capogruppo della Margherita Pierluigi Castagnetti che si dispera: «È stata una giornata molto triste per l’Ulivo». Mentre invece sia il leader dello Sdi Enrico Boselli che quello dell’Udeur Clemente Mastella dicono che «il chiarimento sta nei fatti» e, comunque, «un Ulivo diviso non è l’Apocalisse».

Ma è proprio sullo stato di salute della coalizione di centrosinistra che Fausto Bertinotti, questa volta all’unisono con il portavoce di Forza Italia Sandro Bondi, intona un de produndis : «Il contenitore dell’Ulivo è finito: se di fronte ad una vicenda così drammatica come la guerra non si è in grado di esprimere una posizione unitaria vuol dire che si è esaurito un ciclo storico». Un’affermazione che non trova per niente d’accordo il segretario del Pdci Oliviero Diliberto: «Bertinotti vagheggia». Ed è significativo che mentre i Verdi scelgono di astenersi sulla mozione di Margherita-Ds i cossuttiani decidono invece di votare a favore per marcare la differenza con Rifondazione Comunista.

Per il resto si registra all’interno dell’opposizione un voto incrociato: Sdi e Udeur si astengono sulla mozione di Margherita e Ds (e viceversa) mentre votano «no» al testo di Rifondazione, Verdi e comunisti italiani (e viceversa). All’interno dei Ds il Correntone questa volta non viene attratto nell’area più radicale dell’opposizione registrando però il dissenso di Alfiero Grandi. E il capogruppo Luciano Volante minimizza le divisioni interne all’Ulivo: «Per quanto riguarda il giudizio sulla guerra siamo sostanzialmente uniti». Cofferati giudica efficace la mozione Margherita-Ds ma si rammarica del fatto che non si sia trovato un accordo «anche perchè le differenze non erano sostanziali».

L’Aula approva le due mozioni della maggioranza. La prima, presentata da Maria Burani Procaccini, sugli aiuti ai bambini, incassa il non voto di gran parte del centrosinistra, mentre quella a firma del capogruppo di Forza Italia Elio Vito passa con meno di 40 voti (241 contro 204 «no»). Viene respinta la mozione di Bobo Craxi, considerata troppo pacifista dal resto della maggioranza.

Il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano ha spiegato che l’Italia «è pronta ad affrontare l’emergenza profughi» sul territorio del nostro Paese. Anche se, per il momento, «non si segnalano rilevanti flussi di rifugiati».


 

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