ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su CORRIERE DELLA SERA
(Sezione:  Primo Piano       Pag.    13)
Lunedì 28 novembre 2005

Dino Martirano

ALLEANZA NAZIONALE

 

 I colonnelli di Fini per il sì, ma c’è chi resiste


 

ROMA - «La grazia a Sofri? Eravamo contrari ma ora si può visto che lo Stato ha vinto». Il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano il passo in avanti l’ha fatto, eccome, spiegando nell’intervista a Guido Ruotolo de «La Stampa» che la «guerra è finita» e che il ministro Castelli può dunque «inoltrare subito la pratica al Quirinale». Questo ha detto l’intransigente Mantovano. Ma gli altri colonnelli di An non lo seguono su questa che potrebbe essere una svolta storica della destra. D’altronde, Alleanza nazionale è il partito che insieme alla Lega si è scontrata con Forza Italia: memorabile Ignazio La Russa che urlava in Aula contro Carlo Taormina, «Vergogna, dimettiti!», quando nel 2004 la Camera provò a varare la legge Boato che intendeva modificare la Costituzione per attribuire la totale responsabilità della grazia al capo dello Stato. La riforma Boato non ha mai visto la luce e la Consulta, investita da un conflitto di attribuzioni dal capo dello Stato, deve ancora esprimersi sul potere di grazia. E così Sofri, confermano i colonnelli di An, deve innanzitutto chiedere la grazia. Altrimenti non se ne fa niente, spiega Ignazio La Russa: «Non esiste un presidente della Repubblica che decide senza il consenso del ministro e che deve anche sobbarcarsi l’onere di avviare la pratica perché l’interessato non vuole presentare la domanda di grazia».

La Russa non dà speranza alla linea fin qui adottata da Adriano Sofri: «Non griderei allo scandalo se gli venisse concessa la grazia, la merita più lui di tanti altri cui è stata concessa in passato, ma così facendo Sofri vuole trasformare un atto di clemenza in un atto di riparazione».

Maurizio Gasparri, che da ministro ha promosso l’emissione di un francobollo dedicato al commissario Luigi Calabresi, è ancora più chiaro: «Sono sempre stato contrario alla grazia perché Sofri non la chiede e non ammette le sue responsabilità. Sofri vorrebbe una grazia unilaterale, intendendola come un giudizio ulteriore ma questo non è accettabile». Gasparri, però, ci tiene a distinguere i problemi: «Ci sono delle norme, anche la sospensione della pena, che prevedono tutte le cure necessarie all’esterno del carcere». E questa è anche la linea del ministro Francesco Storace: «Non si può decidere sull’onda dell’emozione anche se non sono pregiudizialmente contrario».

Le posizioni di Mantovano trovano una sponda con quello che vanno dicendo Adolfo Urso («La grazia a Sofri non sarebbe uno scandalo») e il ministro Altero Matteoli da sempre favorevole ad un atto di clemenza. Enzo Fragalà accusa la politica di essere in ritardo: «La grazia a Sofri avrebbe dovuto essere il primo atto per chiudere un’epoca». E c’è anche il sottosegretario Giuseppe Valentino tra i favorevoli: «Sono passati 30 anni, Sofri ha dato ampia prova di recupero. Non c’è più motivo per tenerlo segregato».


    

 

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