ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su la Repubblica
(Sezione:  BARI   Pag.   V   )
Domenica 18 Maggio 2003

RAFFAELE LORUSSO

Ieri pochi minuti di distanza uno dall'altro i comizi dei protagonisti della sfida delle ultime politiche cel Salento

 

D'Alema e Mantovano, nuovo duello

Conversano, si rinnova lo scontro di Gallipoli: polemiche sul premier


 

COVERSANO - Gli eterni duellanti della Disfida di Gallipoli "accendono" la campagna elettorale per il Comune di Conversano. Sono passati due ani dal 13 maggio in cui l'Italia scelse il Cavaliere, ma loro Alfredo MAntovano e Massimo D'Alema, non hammo perso la verve di quei giorni. Certo i ruoli sono cambiati e si vede. Il magistrato tutto d'un pezzo che osò sfidare baffino nel suo feudo elettorale in riva allo Jonio, uscendone con le ossa rotte, ostenta la calma di chi sa di essere caduto in piedi: pur senza scranno parlamentare, è uomo di punta di An nel governo e non perde occassione per bacchettare gli avversari. Il presidente della Quercia, invece, si presenta in forma smagliante ed infila battute più efficai di cento girotondi.

I due ovviamente, in lughi e orari diversi. Alfredo Mantovano arriva in auto in piazza Castello alle cinque e mezza del pomeriggio e intrattiene i suoi nell'auditorium di San Giuseppe insieme al candidato sindaco della Casa delle Libertà, Giuseppe Lovascio. Massimo D'Alema, invece preferisce, piazza XX settembre, la piazza del Municipio, dove, alle otto in punto, ad attenderlo c'è Domenco Macchia, aspirante primo cittadino del centrosinistra, con il popolo festante di iscritti e simptatizzanti e un esercito di curiosi. I due, inutile dirlo, sono divisi su tutto. L'uomo di An parla come il Cavaliere e punta il dito contro quel filo rosso che unisce il regime comunista di Fidel Castro alla Repubblica popolare cinese. Se nell'isola caibica il comunismo «garantisce la povertà e la miseria con il turismo sessuale e la pedofilia», in Cina è stata la stessa matrice di idee e di valori a spingere le autorità ad occultare l'epidemia di polmonite atipica. I comnunisti sono fatti così, allarga le braccia Mantovano «tengono nascosto tutto ciò che è negativo».

Anche in piazza XX Settembre il filo conduttore è Berlusconi. Solo qui diventa il bersaglio del presidente dei Ds. Che prima lo definisce un intrattenitore, vista la propensione a sfornare battute e a raccontare barzellette, poi ne ricorda i suoi guai giudiziari: «imputato in corruzione di magistrati al fine di arricchimento personale». Del processo di Milano invece si occupa anche Mantovano ma per lanciare un avvertimento a tutto il tribunale del capoluogo lombardo: questo governo porterà a termine la legislatura.

Il sottosegretario all'Interno parla di "anomalia milanese". Perchè, spiega, «si vuole arrivare alla condanna politicha di Berlusconi, non potendo arrivare a quella giudiziaria».

D'Alema, ovviamente, non ci sta e rincare la dose: «Se Berlusconi fosse un cittadino qualsiasi se la vedrebbe brutta, ma siccome è presidente del Consiglio probabilmente la farà franca».

Ma non c'è solo la giustizia. Il presidente dei Ds boccia il governo in tutto. In economia («il mondo va male, ma l'Italia va peggio»), ma anche nel campo dell'assistenza sanitaria e dell'istruzione. Senza dimenticare la sicurezza. «Le tv parlano meno di reati e rapimenti, non perchè siano diminuiti, ma perchè l'unico posto dove hanno messo il poliziotto di quartiere è nei tg», ridacchia, sfoderando il suo proverbiale sarcasmo. Non ditelo, però, all'altro duellante. Che citando le cifre fornite dalla Caritas e Migrantes, gonfia il petto per i risultati raggiunti dal governo nella lotta al traffico di immigrati clandestini («tutto merito della legge Fini-Bossi») e ricorda i tempi in cui, con il centrosinistra al governo, a lui, salentino purosangue, sembrava essere diventato improvvisamente un cittadino albanese, tanti erano gli sbarchi di clandestini sulle coste pugliesi.

Questione di punti di vista. E di pelle. Alfredo & Massimo restano in disaccordo si tutto. Anche in trasferta, la Disfida di Gallipopli continua.


 

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