ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


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Articolo pubblicato su nuovo Quotdiano di Puglia
(Sezione: LECCE CRONACA  Pag.   V    )
Martedì 24 giugno 2003

di ROSARIO TORNESELLO

Affari e politica L'onorevole Alfredo Mantovano mette in guardia il centrodestra: no a un "colpo di spugna" sulla questione-Matarelli

«Nessuno prescinda da onestà e trasparenza Marti può attendere»


Sottosegretario Alfredo Mantovano, a Lecce il termometro della politica segna livelli che vanno ben oltre il caldo afoso di questi giorni. Si torna a parlare di un possibile ritorno in giunta dell'assessore Roberto Marti, dimissionario dopo lo scandalo delle conversazioni intercettate con il "mafioso" Mauro Matarrelli, e questo surriscalda l'ambiente. Anche e soprattutto all'interno del Polo.
«Se permette, non vorrei parlare subito di questo. Posso fare un passo indietro?»

Prego.
«Quando nacque il Polo delle Libertà, uno degli elementi costitutivi fu la voglia di pulizia che pervase la politica dopo gli scandali di Tangentopoli. C'erano stati diversi abusi nell'azione giudiziaria e anche eccessive attenzioni verso alcune formazioni politiche. Ma nessuno può ora negare che la sostanza ci fosse tutta: corruzione e concussione allignavano a tutti i livelli, così come gli atteggiamenti disinvolti di certa politica verso alcune frange della criminalità».

Per usare un'espressione in voga all'epoca; che "ci azzecca" questo con il caso Marti?
«L'impressione è che dieci anni dopo i ricordi di ciò che ha fatto affermare allora il centrodestra si siano come sbiaditi. Io mi rivolgo alla mia coalizione perché a questo schieramento appartengo e proprio oggi il Vangelo della messa mi invita a badare più alla trave nel mio occhio che alla pagliuzza in quello del mio prossimo. Ma è chiaro che la questione riguarda tutti. Quel che ho visto a Gallipoli due anni fa in occasione delle elezioni politiche è sintomatico di ciò che dico. Oppure quel che accade a Brindisi. Chi ha incarichi di responsabilità non può predicare bene a Lecce e chiudere gli occhi su quel che succede a 35 chilometri da qui».

Ma anche il Polo ha di che spaziare. Da Lecce, con il caso degli intrecci tra politica e mafia e le fibrillazioni post-intercettazioni telefoniche, a Bari, dove alcuni consiglieri del Polo sono finiti agli arresti per storie di tangenti.
«Il centrodestra ha il dovere di porre a se stesso, prima degli altri, la questione morale. E lo deve fare non per costrizione o perché indotto dal fatti. Corruzione e concussione esistono da tempo. Quello che mi preoccupa di più, però, è la mentalità di fondo.»

Sarebbe?
«I due esempi di prima: a Bari un mese fa vengono arrestati consiglieri ed ex consiglieri del Comune, appartenenti al centrodestra, sulla base di denunce di un imprenditore. Di tutta questa vicenda quel che più mi ha colpito è stato il commento del segretario regionale di Forza Italia Salvatore Mazzaracchio: «Ma perché - ha detto - invece di rivolgersi alla magistratura quell'imprenditore non si è rivolto ai segretari dei partiti?». Resto sconcertato: perché mai un imprenditore che ha diritto ad avere una risposta da un'istituzione pubblica se subisce un torto di rilevanza penale deve rivolgersi a un segretario di partito invece che alla magistratura? Ma ci si rende conto di quel che si dice? Qui non è -in gioco il singolo partito o schieramento, ma l'intera politica. Si rischia di tornare indietro. Io voglio porre una domanda: c'è voglia di affrontare seriamente la questione?»

A Lecce sembra accadere il contrario: la politica vuole attendere gli esiti dell'azione giudiziaria. Sicché, non essendoci alcuna iscrizione sul registro degli indagati, qualcuno ha ritenuto opportuno dare il via libera ad un ritorno in giunta di Roberto Marti.
«Dal mio punto di vista, il risultato non cambia: ancora una volta c'è il rifiuto della politica ad assumersi delle responsabilità. Due mesi dopo l'inchiesta, lo scandalo e le autosospensioni degli assessori Marti e Capone (per il primo poi divenute dimissioni. e per il secondo invece rientrate, ndr), se si potesse riassumere in un titolo tutto quel che è accaduto la scelta sarebbe semplice: "Fermi tutti: abbiamo scherzato"».

Che sarebbe poi un refrain conosciuto. Non finisce tutto sempre a tarallucci e vino?
«Il rischio è serio. Si dice: il procuratore ha assicurato che l'assessore che si è sospeso non è indagato e che il ministero degli Interni non ha dato seguito alla richiesta di scioglimento del Consiglio comunale.
Osservo due cose: si lamenta spesso un intervento da parte dell'autorità giudiziaria tale da condizionare proprio la politica. Ora, perché voler aspettare proprio da parte della politica le decisioni della magistratura? Qui abbiamo un dato significativo dal punto di vista politico: è certo - e che questo costituisca reato o meno è del tutto ininfluente - che Marti abbia avuto contatti con un imprenditore condannato per mafia e ora agli arresti per mafia. Questo per la politica significa qualcosa o no? Domanda; gradirei una risposta. Quanto alla pratica ministeriale, l'ex prefetto Giovanni D'Onofrio ha mandato informative al ministro sulle autosospensioni di Marti e Capone, ma poi - vuoi le dimissiom dell'uno, vuoi la revoca dell'auto-sospensione dell'altro - è venuta meno la materia del contendere».

E tuttavia la pratica può rimettersi sempre in moto.
«Non voglio dire nulla per non essere scorretto e non interferire con il lavoro del prefetto o di altre istituzioni. Rimane il problema iniziale: la politica non ha nulla da dire se non in dipendenza di un intervento della magistratura? Mi chiedo: qual è il criterio per ciascuno di noi per capire se il voto è stato ben indirizzato o meno? Può bastare che la cosa pubblica sia gestita con efficacia ed efficienza oppure occorre anche dell'altro? A mio avviso onestà e trasparenza non possono essere valori astratti. Anzi: il richiamo ad essi è più importante della gestione dei Por. Prima di ogni cosa ci deve essere un quadro condiviso di valori. Io non conosco Marti, e del resto quello che io sollevo non è un problema personale, ma una questione generale».

Qualcuno ha già dato una risposta: Forza Italia, partito deli'ex assessore, anche se non ancora ufficialmente si è detta favorevole al ritorno di Marti in giunta, così come l'Udc. An non, si è ancora espressa, e tuttavia Adriana Poli Bortone - che di quel partito fa parte - è apparsa più che possibilista. Un quadro eterogenee di posizioni.
«Per questo è il caso di aprire un dibattito sereno. La stona è sempre diversa da se stessa, ma ha delle ricorrenze cicliche e, negli ultimi tempi, anche ritmi accelerati. Non vorrei che ci ritrovassimo in un clima di Tangentopoli con lo stesso disorientamento dei politici di allora».

Da chi si aspetta una prima risposta?
«Il terreno di verifica deve essere immediato. E le prime in scaletta sono le vicende del Comune di Lecce».


    

 

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