ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su nuovo Quotdiano di Puglia
(Sezione:  LECCE CRONACA   Pag.   IV  V   )
Martedì 20 maggio 2003

di ERASMO MARINAZZO

Il Caso Il sottosegretario, col prefetto e i rappresentanti delle forze dell'ordine, nella fabbrica dell'imprenditore di Trepuzzi che è stato isolato dopo la sua denuncia

Mantovano contro Assindustria e banche «Non ci aiutano a combatatere la mafia»

 


«Banche e associazioni di categoria hanno abbandonato le vittime del racket e dell'usura. Rischiano di farle morire per soffocamento. Gli istituti di credito, oltretutto favoriscono usurai, estorsori e riciclatori: attendo querele, ma i fatti degli ultimi giorni mi danno ragione». Il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano accusa. Nel mirino ci sono le banche, l'Assindustria e i sindacati: ignorerebbero, ma non solo, gli imprenditori che cercano di uscire dalla morsa del racket. Mantovano accusa dalla sede della vittima del racket prima e dell'indifferenza poi: dalla sede dell'azienda dell'imprenditore edile Luigi Budano, 47 anni, di Trepuzzi, che a dicembre dell'anno scorso ha avviato la New Impresit grazie al fondo di solidarietà ottenuto come vittima di estorsioni. E che oggi si trova isolato: gli sono stati ritirate le commesse e i fidi bancari, e c'è persino chi non vuole lavorare nella sua azienda.

L'imprenditore ne ha parlato ai giornali e alle televisioni. «Nei giorni scorsi Budano ha detto cose terribili: nessuno degli interessati le ha smentite. E nessuno ha dato seguito», ha sottolineato Mantovano al tavolo della New Impresit dove erano seduti anche lo stesso imprenditore, il prefetto Giovanni D'Onofrio, il questore Vincenzo Caso, i colonnelli Sergio Raffa (carabinieri) e Antonino Maggiore (Guardia di finanza), Valerio Perrone (promotore delle associazioni antiracket di Lecce e Brindisi), il sindaco di Trepuzzi Cosimo Valzano e l'imprenditore di Casarano Attilio Serravezza. Davanti ai rappresentanti delle istituzioni schierati in prima linea per fronteggiare il racket, il sottosegretario all'Interno ha criticato gli organismi che invece - se-. condo quanto riferito ieri - avrebbero ignorato Budano: quando ha chiesto un prestito e quando è rimasto isolato. «Mi sarei atteso, ad esempio, l'immediata e concreta solidarietà delle associazioni di categoria del settore (Assindustria, come ha precisato in seguito, ndr) nel quale Budano opera e invece quelle associazioni che sono state così sollecite nel criticare l'iniziativa sulla trasparenza degli appalti in questa occasione hanno brillato per il silenzio».

Dall'Assindustria alle banche: e anche per loro non è mancato un riferimento a recenti fatti di cronaca. «Discorso analogo vale, con tutte le differenze del caso, per gli istituti di credito: è assurdo che nella nostra zona continuino ad esserci prassi bancarie di benevolenza verso usurai, estorsori e riciclatori, accompagnate da quelle di rifiuto del credito verso persone oneste o coraggiose». Il riferimento è a quella banca che ha negato a Budano un prestito di 25mila euro per affrontare alcune delle spese per la costruzione di un albergo a Parma. Solo in seguito, grazie all'intervento del Comitato nazionale antiracket, il prestito è stato concesso al "Credito cooperativo Terra d'Otranto". «Nessuna generalizzazione, non tutti si comportano alla stessa maniera. Credo però che qualcuno si debba veramente mettere una mano sulla coscienza. E ora di mettere da parte espressione come "pecuma non olet": il denaro dei ricidatori altro che "olet", ha un fetore, il fetore dell'estorsioni e delle aziende chiuse per usura e dei soldi del riciclaggio. Attendo querele. Perù mi pare che le vicende giudiziarie di questi giorni siano una conferma di ciò che si sta dicendo da qualche mese, se non da qualche anno». Il riferimento è all'operazione antiusura e antiracket dei poliziotti dell'ufficio di misure di prevenzione personali e patrimomali che nei giorni scorsi ha bloccato beni e sequestrato conti in due banche di Squinzano per un valore complessivo vicino ai dieci miliardi di lire: indagate 18 persone, fra le quali due dirigenti di banca, quattro gli arresti. Il giro sarebbe stato gestito dal gruppo malavitoso guidato dall'ex boss della Scu Dario Toma e dotato di adpeti capaci di mettere paura per far rispettare le regole.

Ma le organizzazioni criininali non sempre hanno bisogno della bomba o del proiettile: «C'è anche la morte per soffocamento», ha detto Mantovano prima di raccontare una storia che sembra quella già scritta di Budano. «Mi è capitato negli anni passati di imbattermi in un operaio dei cantieri navali di Palermo, Gioacchino Basile, che denunciando la presenza della mafia in quei cantieri ha consentito l'avvio di indagini e di processi conclusisi con la condanna del boss della zona. La moglie di Basile aveva un negozio e non ha mai subito richieste estorsive con bombe e minacce: ma è stata costretta a chiudere il negozio perché nella zona si erano passati la voce e nessuno acquistava più. Oggi Gioacchino Basile e la sua famiglia hanno ricostituito completamente la loro esistenza, la loro attività e la loro fonte di reddito in una località lontana da Palermo. Lo sconfitto non è Basile, ma l'intera comunità di Palermo perché Basile è stato costretto ad allontanarsi».

Budano sembra caduto nella stessa spirale: i clienti gli hanno ritirato le commesse, le banche non gli danno credito e i disoccupati non si presentano ai colloqui. «Ora mi auguro che la storia di Basile non debba ripetersi con Budano», ha rimarcato il sottosegretario. «Sto parlando di lui come di qualsiasi imprenditore che si trova nella stessa situazione: se Budano non riuscirà a lavorare saranno sconfitte Trepuzzi, la provincia di Lecce e l'imprenditoria sana del nostro territorio. Qui ci vuole una sveglia collettiva che suoni per le associazioni di categoria agli istituti di credito fino alle organizzazioni sindacali. Non è nè un grido d'allarme nè un intervento di rottura: la mia vuole essere esclusivamente una proposta. Anche se dettata da una situazione di emergenza».


    

 

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