ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su NUOVO Quotidiano di Puglia
(Sezione: CULTURA & SPETTACOLI   Pag.    27)
Sabato 18 dicembre 2004

di Adelmo Gaetani

Le grandi sfide del presente, le incognite del futuro, la ricerca dell'idendità in un libro di Alfredo Mantovano

 

 OCCIDENTE

I pensieri di un "conservatore"


 

Alfredo Mantovano non ha paura di chiamare le cose con il loro nome. Lo fa con un libro sui temi più scottanti del dibattito politico-culturale, "Ritorno all'Occidente. Bloc-notes di un conservatore", che ha ricevuto la "benedizione" di un laico a tutto tondo come Giuliano Ferrara. «Una destra così come la leggete in queste pagine, - ha scritto il direttore del Foglio nell' introduzione - è una necessità per l'Italia e per l'Europa».

Mantovano cattolico dalle convinzioni solide, si definisce "conservatore" in un Paese dominato da un senso comune "progressista". «Bisogna intendersi sul significato dei termini - spiega l'Autore -, per evitare malintesi. Intanto, definendomi conservatore mi rifaccio ad una tradizione di pensiero che parte da Edmund Burke, alla fine del '700, con gli elementi di distinzione che emergono già in quel momento tra la rivoluzione francese e quella americana. Un pensiero che ha, conosciuto approfondimenti di grande interesse sino ai nostri giorni. Questo filone di pensiero è ben diverso da quello. dei neocom americani, di cui tanto si parla e si è parlato prima e dopo le elezioni che hanno riportato il presidente Bush alla Casa Bianca. Ci Sono differenze importanti che nel libro vengono evidenziate».

In concreto, chi è il conservatore?
«Non chi fotografa il passato per santificarlo, ma chi crede in valori che vanno tutelati per non essere sradicati dalla propria storia. Naturalmente, sapendo raccogliere tutte le sfide della modernità».

E che cosa vuoi dire essere di destra?
«Ecco, chi milita a destra si caratterizza per una maggiore adesione alla realtà, chi sta a sinistra è animato da pulsioni utopiche. Potremmo dire che il conservatore è un progressista a cui è caduta in testa la realtà, per questo riesce a fare i conti con i dati di fatto.

Il titolo del libro è "Ritorno' all'Occidénte". Dove siamo finiti?
«L'Occidente è un luogo geografico, ma è anche una dimensione culturale che trae dalla sua storia bimillenaria una linfa che dovrebbe essere vitale, ma che non sempre lo è. È come se l'Occidente oggi facesse fatica a riconoscersi e a darsi un carattere identitario. Anzi, elementi della nostra cultura, di cui l'Europa si vergogna, è più facile riscontrarli in quella che più di uno studioso definisce la "Magna Europa", considerando tutto ciò che di europeo c'è dall'altra parte dell' Atlantico, sia nell'America anglosassone che in quella latino-americana».

La crisi dell'Occidente, di cUi lei parla, è frutto di un sentimento, di paura, di ignavia o di opportunismo?
«Ha radici profonde e complesse, anche se oggi emerge con più forza di fronte alle sfide dell'integralismo islamico - e dell' aggressione terroristica. L'elemento più significativo è il rifiu'to dellà verità oggettiva».

In che senso?
«Nel libro faccio riferimento aduna frase pronunciata da Ponzio Pilato per chiudere il processo a Gesù. Non c'è nessun elemento trascendente in quel processo: Pilato è un magistrato romano, abituato a giudicare i fatti. A lui bastano pochi secondi, una volta avuto l'imputato davanti, per dire che non trova nessuna colpa. Lo dice tre volte, nonostante questo, poi, il dispositivo della sentenza è diverso. Pilato afferma: "quid est veritas?". Questo è il punto: l'Europa, prigioniera di uno scetticismo senza limiti, ripete da tempo la frase di Pilato, anche se por si scontra con una realtà che non ha riguardo delle sue paure. Anzi. La realtà la si può anche ignorare, ma quanto più la si ignora, tanto più ci viene incontro. A tale proposito il caso olandese appare istruttivo»

Perché?
«Quello che sta succedendo in Olanda, a partire dall'uccisione di Teo Van Googh,è indicativo: chi realizza l'omicidio rituale, fondato su motivazioni al tempo stesso ideologiche e religiose, lo fa colpendo una società in preda al diffUso e consapevole relativismo. In quel Paese libero, tollerante, dove droga, eutanasia e quant'altro rientrano ormai nel costume, cresce la malapianta dell'integralismo assassino. Così i problemi si manifestano in tutta la loro durezza, con reazioni che possono sfociare nell'intolleranza e, adddirittura, nel razzismo».

Qual è l'antidoto?
«L'identità, innanzitutto. Un'identità fatta di valori comuni, di rifiuto del relativismo etico e culturale. Quello che sta succedendo in Olanda dev'essere di monito a tutti, se veramente si vogliono mantenere le condizioni di dialogo e di comprensione tra culture diverse».

Lei sottolinea la necessità di un'Europa che ritrovi le sue radici cristiane. Non c'è il rischio di un nuovo confessionalismo?
«No, tant' è che il problema, continuamente richiamato da Giovanni Paolo II, ha coinvolto laici come Marcello Pera, Giuliano Ferrara, Ernesto Galli della Loggia: è la dimostrazione più evidente che è in corso una discussione sui destini dell'uomo, per questo dividersi politicamente è sbagliato. L'appello del Papa al recupero delle radici cristiane dell'Europa non è nominalistico, è un appello a riconoscere qual'è l'identità più profonda dell'Europa».

Nel suo libro c'è la condanna dello scontro tra civiltà, parla di un conflitto interno al mondo islamico, ma allo stesso tempo mette in guardia contro il radicalismo islamico.
«li nostro rapporto con il mondo islamico dev' essere rispettoso, ma allo stesso tempo consapevole».

Che cosa vuoi dire?
«Vi sono differenze, tra moderati e integralisti islamici, che vanno valorizzate: l'Occidente deve raccogliere ogni spinta al dialogo, favorirlo, evitare un'inutile e antistorica guerra di civiltà, ma allo stesso tempo rafforzare la propria identità. Solo così il confronto tra culture potrà essere fruttuoso e non prevaricante di uno sull' altro».

Un argomento fonte di dure polemiche, alle quali lei non si sottrae, è la bioteca.
«I radicali con il sostegno dei Ds hanno promosso un referendum contro la legge varata dal Parlamento. Bene, vuoI dire che dopo le elezioni regionali avremo modo di illustrare le nostre idee e confrontarle con quelle degli altri. Siamo pienamente convinti che l~ nostre ragioni saraimo capite e condivise dagli italiani».

Per alcuni la legge blocca la ricerca sulle staminali.
«Falso. Anzi, queste accuse mi fanno giudicare ancora più positiva l'occasione referendaria. La ricercà sulle starninali non viene ostacolata. li problema vero è un altro ed è difficile che venga compreso da chi è ormai prigioniero del relativismo etico: quando si parla di embrioni e della loro esistenza, bisogna tener conto non solo di ciò che è tecnicamente possibile, ma an che di ciò che è moralmente accettabile».

Il libro è incorniciato tra due citazioni: apre Tolkien, chiude Saint-Exupery: perché?
«Sono due citazioni che danno un senso compiuto a quanto scritto. Da una parte il richiamo al senso del limite, dall' altra la necessità "di traguardare gli orizzonti più lontani. L'uomo è queste due cose messe insieme».


    

 

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