ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su QN
IL GIORNO Il Resto del Carlino LA NAZIONE

(Sezione:  LA NAZIONE   Pag.     )
Lunedì 14 Aprile 2003

di Silvia Mastrantonio

 

Fini: «Droga, giro di vite Tornerà la dose minima»

 


 

ROMA — Droga, si cambia. Ad annunciarlo è il vicepresidente del Consiglio Gianfranco Fini alla vigilia della conferenza Onu di Vienna. Esiste un disegno di legge che il governo si appresta a varare in cui si riafferma il principio che chi possiede una sostanza stupefacente al di sopra di una certa soglia è sanzionabile.

«Colpire i trafficanti»
Alla vigilia della partenza per la capitale austriaca, Fini ha parlato alla platea degli amministratori di An riuniti a Montecatini. Specificando: «Vedremo poi se il comportamento è sanzionabile come reato penale o amministrativo. E non mi si venga a parlare di referendum, quello era un referendum sbagliato...».

Chiara quindi la posizione di An, ribadita peraltro da Riccardo Pedrizzi, secondo il quale così facendo «non si colpiscono i tossicodipedenti ma gli spacciatori». E, a proposito del referendum, Pedrizzi ha aggiunto: «Quello sciagurato referendum antiproibizionista, mutilando la buona legge Jervolino-Vassalli, ha legalizzato il consumo delle droghe, rendendo assolutamente labile il confine tra la detenzione per uso personale e quella per fine di spaccio. Allo stato attuale, di fatto, la detenzione di quantità anche rilevanti di droga è legalizzata e per punire lo spaccio occorre una prova difficilmente raggiungibile». E' una linea anticipata già nei giorni scorsi dal sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano che, in un altro incontro internazionale dedicato a questo argomento aveva detto no «a ogni ipotesi permissiva e a ogni ambigua distinzione tra droghe leggere e droghe pesanti», no al «semplice mantenimento del tossicodipendente nel suo stato. Ora bisogna puntare al suo effettivo recupero».

E, per far questo, secondo Mantovano non c'è altra strada che quella di contrastare in modo ancora più efficace le organizzazioni criminali dedite al commercio degli stupefacenti. Per il sottosegretario all'Interno è possibile prevedere «meccanismi di riduzione della pena per chi svolge con successo itinerari di recupero» e «introdurre strutture di custodia attenuata per i tossicodipendenti».

In contemporanea si punta alla valorizzazione del ruolo delle comunità di recupero «evitando che la loro opera possa essere influenzata da un'eccessiva lentezza delle procedure delle strutture pubbliche». Infine, l'azione delle comunità deve, sempre secondo l'esponente di governo, travalicare anche i limiti del carcere in funzione di supporto ai detenuti decisi a uscire dal «tunnel».

Questi i punti fermi con i quali l'Italia si presenterà ai lavori di Vienna. Punti contestati dai partiti dell'opposizione e, prima ancora, dalle organizzazioni antiproibizioniste. Livia Turco dei Ds parla di «annunci inefficaci e irresponsabili». Franco Corleone, ex sottosegretario alla Giustizia e presidente del Forum Droghe, ritiene che «Il vicepresidente del Consiglio sostenendo di voler stabilire per legge che 'la detenzione di sostanze stupefacenti al di sopra di una certa dose rappresenta un comportamento sanzionabile' si avvia verso la legalizzazione della droga al di sotto di una certa quantità».

Mobilitazioni in vista
«Un po' come accade in Olanda — aggiunge Corleone — dove nei coffee shop si possono comperare solo fino a 5 grammi. In Italia dove è illegale il commercio e l'acquisto della droga, e la depenalizzazione riguarda l'uso personale, non si capisce come il vicepremier pensi di introdurre una norma che differenzia la punibilità in base alla quantità di sostanza». Per l'organizzazione degli Antiproibizionisti, invece, ciò che il governo non deve toccare è il referendum del '93. Altrimenti, promettono, sarà mobilitazione come e peggio di quanto avvenuto per la Cirami.


 

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