ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


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Articolo pubblicato su IL MESSAGGERO
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Giovedì 23 Giugno 2005

di BARBARA JERKOV

Il leader della Destra sociale avrebbe il 25% del partito. Dalla sua parte i cattolici delusi da Fini per la scelta sulla fecondazione

  

 An, Alemanno in corsa per la segreteria

«Dobbiamo prepararci alla battaglia». E cerca alleati: summit con Gasparri


 

ROMA - «Dobbiamo prepararci alla battaglia». Alemanno scende in campo e lo fa a viso aperto. Se fino a ieri la leadership alternativa del ministro dell’Agricoltura era chiara a tutti in via della Scrofa, ma mai ufficializzata, adesso la sfida a Gianfranco Fini è lanciata anche formalmente.

Del resto, parlando con Benedetti Valentini, deputato umbro fra i più fedeli, ieri nel Transatlantico di Montecitorio il ministro era stato perentorio: «Dobbiamo prepararci alla battaglia». A sera, poi, Alemanno ha riunito i suoi, prima di presentarsi a una cena-summit con i leader di Destra protagonista, Gasparri e La Russa: obiettivo, preparare la resistenza al Fini neo-liberale che in vista dell’assemblea nazionale di An ha deciso di portare il partito sempre più lontano dalle sponde della destra e dritto nel partito unico della Cdl. «Lancio ufficialmente la candidatura di Alemanno a segretario o coordinatore di An sulla base di un documento che verrà portato all'Assemblea nazionale del partito e che rivendica l'intangibilità dei valori del cattolicesimo politico sanciti a Fiuggi». Tocca a Publio Fiori, a metà pomeriggio, gettare il guanto in nome e per conto del ministro. «Per noi An è Fiuggi», spiega, «se per Fini è qualcosa d'altro, vorrà dire che lui andrà nel partito unico e noi, con Alemanno segretario, continueremo ad essere An. Siamo moltissimi, deputati e senatori, al momento raggiungiamo il 25% del partito».

Da questo 25% Alemanno intende partire per costruire la propria alternativa. Il recente schock referendario, infatti, ha sconvolto la vecchia tripartizione delle correnti di via della Scrofa. Lo confermano gli intensi contatti diplomatici fra La Russa e Alemanno medesimo, sfociati nella cena di ieri sera con Gasparri. Soprattutto, oggi su Alemanno converge tutto il variegato fronte dei cattolici delusi dal vicepremier. Da uno che missimo non è mai stato, come Mantovano, a Buontempo (vero tessitore del disgelo con Gasparri); dallo stesso Fiori (ex dc legato da una vita ad Andreotti, la cui sola presenza costituisce un’ulteriore garanzia agli occhi delle gerarchie vaticane sull’affidabilità di Alemanno, e che proprio Alemanno è riuscito a trattenere in An mentre la nuova Dc di Rotondi e Pomicino già lo dava in squadra) a Rebecchini, altro interlocutore privilegiato delle gerarchie ecclesiastiche oggi deluso («tradito» anzi) da Fini. «Nasce in An un’aggregazione post-referendaria», riassume Briguglio, oggi forse il dirigente più vicino al ministro, «che dà rappresentanza politica e culturale a una nuova area patriottico-cattolico-solidarista la quale diventa, anche oltre i confini del partito, un'interlocutore necessario nel centro-destra e nella politica italiana». Di questo nuovo correntone neo-conservatore Alemanno è il leader naturale. Fini, al contrario, ha già fatto sapere ai suoi colonnelli che il prossimo 2 luglio annuncerà l’adesione al progetto berlusconiano di casa comune dei moderati, rigettando ogni richiesta di vedere ridimensionti i propri poteri accettando un segretario.

Il duello, appunto, è cominciato. La cosa più probabile è che si concluda con il definitivo scardinamento dell’unanimismo che fino a oggi ha imperato in via della Scrofa. Ovvero con Fini leader e Alemanno leader della prima opposizione interna da dieci anni a questa parte. Comunque, «un'interlocutore necessario nel centro-destra e nella politica italiana», per dirla ancora con Briguglio. Il vero vincitore si vedrà da come saranno andate le elezioni del 2006. Perché a quel punto, è chiaro, chi vince si prende tutto.


    

 

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