ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL MESSAGGERO
(Sezione:        Pag.     )
Mercoledì 22 Giugno 2005

di BARBARA JERKOV

Il leader di An si prepara all’assemblea nazionale del 2 luglio. E avverte i colonnelli: «Sulle candidature deciderò io»

  

  Fini: sì al partito unico. Chi ci sta, ci sta

Il vicepremier sfida Alemanno. E boccia l’idea del segretario: «Basta il presidente»


 

ROMA - «Il 2 luglio all’Assemblea nazionale del partito dirò chiaramente che per quanto mi riguarda intendo aderire al progetto di casa comune dei moderati lanciato da Berlusconi. Poi chi ci sta, ci sta». Altro che retromarcia. Altro che leader terrorizzato dall’idea di perdersi per strada quella metà di An che non intende seguirlo sulla via del’unificazione con Forza Italia. L’altro giorno, incontrando faccia a faccia Gasparri, Fini ha rivelato al leader di Destra protagonista i suoi piani per l’immediato futuro. E al primo posto, rivelano spiazzati i fedelissimi dell’ex ministro, figura appunto il via libera al partito unico. Una sfida in piena regola ad Alemanno, che insieme a Storace ha posizionato la Destra sociale sul fronte avverso reclamando anzi la necessità di «tornare a fare la destra». Fini sfida i suoi oppositori interni e rilancia, insomma. E non solo sul partito unico.

Perché il vicepremier ha sgombrato bruscamente il campo anche sulla questione del nuovo segretario. Figura la cui istituzione è stata invocata sabato scorso da Storace, e che lo stesso Gasparri vede assolutamente di buon occhio, non meno convinto che al partito serva un timoniere a tempo pieno. Ebbene, a Gasparri il leader l’ha detto chiaro e tondo: «Macché segretario, An ha un presidente in carica che svolge le proprie funzioni e che continuerà a svolgerle fino al prossimo congresso». Al massimo, secondo Fini, si può resuscitare la figura di un coordinatore organizzativo, ruolo che il leader intende affidare a Matteoli: «Dopo tutto Altero si è occupato di questo tutta la vita, chi meglio di lui?». Aggiungendo poi, qualora il messaggio non fosse stato abbastanza esplicito: «Io stesso intendo occuparmi sempre più del partito. Le candidature per le prossime politiche, per esempio, sarò io a stabilirle». Come a dire che chi intendesse mettersi di traverso al leader, è avvisato.

Il metodo, in realtà, è sempre lo stesso. Come sempre quando si sente isolato e contestato, Fini invece di concedere qualcosa ai suoi colonnelli li sferza ancora di più, provocandoli perfino. Sa di poter scommettere sui veti incrociati fra le correnti interne che da sempre impediscono a una leadership alternativa di venir fuori. E così, effettivamente, rischia concretamente di finire anche stavolta.

Perché i contatti diplomatici, che pure sono stati avviati, hanno segnato solo un civile disgelo, da non sottovalutare, certo, ma poco di più. Il dialogo aperto in questi giorni fra Alemanno e La Russa, per dire, non ha prodotto alcun accordo sull’organigramma. «Per quanto ci riguarda, Alemanno non ha nessuna chance di prendere la guida del partito», taglia corto un alto esponente di Destra protagonista, «da qui alle politiche può fare al massimo il Follini di An, sempre critico ma mai al punto di rompere apertamente». Sui contenuti però qualcosa si muove. Perché è vero che il ministro dell’Agricoltura è capofila dello schieramento anti-partito unico, ma è soprattutto il nuovo leader di riferimento dei cattolici di via della Scrofa rimasti spiazzati dal neo-laicismo di Fini. Non a caso nei giorni subito dopo il referendum il cardinale Ruini e monsignor Rino Fisichella hanno telefonato proprio ad Alemanno e Storace, ma anche a Gasparri e a Mantovano, cercando nuovi interlocutori. Ebbene, sabato prossimo Destra protagonista terrà a Roma la propria convention, e intende annunciare l’adesione al documento politico ”teo-con” che in queste ore stanno limando insieme proprio Alemanno e Mantovano.

Anche qui, però, Fini ha già studiato la propria contromossa. E’ di ieri l’annuncio, assai enfatizzato dai collaboratori del leader, che il ministro degli Esteri è stato invitato con mille onori a tenere l’intervento conclusivo al Meeting di Rimini. Fini non ci ha pensato su due volte ad accettare. Non ci sono solo Ruini e la Cei, ha spiegato ai suoi, se uno vuole recuperare il rapporto con il mondo cattolico. Per rompere l’isolamento, Fini punta su Cielle.


    

 

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