ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL MESSAGGERO
(Sezione:        Pag.     )
Sabato 25 Giugno 2005

di MARIO AJELLO

 

  

 Il Papa interviene, i politici approvano.


 

Pier Ferdinando Casini usa toni così, molto affettuosamente istituzionali: «Le parole del Santo Padre rappresentano uno stimolo e un indirizzo concreto per quanti sono impegnati nella vita pubblica». E ancora: «Lo speciale rapporto fra la Santa Sede e l’Italia si manifesta una volta di più come una profonda ricchezza per tutti gli italiani».

Per il resto, è tutto un coro di giubilo: da Alemanno («Il discorso di Ratzinger è stato chiaro, netto e lucido») a Buttiglione («Ratzinger ha dimostrato che è possibile una laicità coniugata ai valori religiosi»), da altri esponenti di An (Mantovano, Pedrizzi, Selva) a interi pezzi di Forza Italia che vede (parola di La Loggia) «totale sintonia fra lo Stato e la Chiesa nella promozione della persona umana». Praticamente, fra i partiti del Polo ma anche fra i leader del centro-sinistra, la lotta a strapparsi a vicenda benedizioni e voti cattolici è spietata. E non c’è angolo del quadro politico che non giudichi le parole pontificali con l’occhio alla sfida elettorale del 2006. Il Papa che interviene ora, e che interverrà presumibilmente anche durante la campagna elettorale, trova insomma orecchie assai ben disposte.

«Condivido le parole di Ratzinger sulla tutela della vita e le ritengo di una coerenza assoluta», dice Silvio Berlusconi, il quale ancora sente il profumo della vittoria nel referendum sulla procreazione. E quanto alla laicità dello Stato, il premier la considera «un precetto preciso al quale, da parte nostra, ci atteniamo. E c’è consapevolezza di questo principio da entrambe le parti». Il Papa ha ragione sulla vita, sulla famiglia, sulle scuole private: e su quest’ultima materia, Berlusconi riferisce di aver avuto un incontro con il segretario di Stato vaticano. Ma stavolta, per esempio quando difende la laicità dello Stato, il ”papismo” berlusconiano sembra voler evitare cloriture teo-con. Le quali, ovviamente, sono del tutto estranee alla cultura da «cattolico adulto» di Prodi. Ma ieri il Professore - dicendo che il suo governo del ’96 «ha destinato risorse alla scuole private» mentre il governo Berlusconi ha «preoccupantemente ridotto le risorse» e avvisando che «la libertà educativa è un principio condiviso e voluto da tutti» - ha avviato un’opera di ricucitura con le gerarchie Vaticane, dopo il suo smarcamento dalla linea astensionista scelta dalla Chiesa nel referendum.

La sfida fra il Cavaliere e il Professore è già talmente nel vivo che il Prof. è in pieno tentativo di recupero di un dialogo con il mondo cattolico che conta. A Radio Vaticana, ha detto che «l’Italia non dimenticherà mai le sue radici cristiane». Di più: ha indicato il «valore della vita in tutte le sue fasi» (e cioè fin dal concepimento e dunque anche in embrione) come sua «stella polare» e «valore profondo e fondamentale». E qui, la competition is competition è con Rutelli, che nel referendum si è tanto accreditato agli occhi di Ruini e delle gerarchie. Ma ora, per evitare altre polemiche, si tiene basso. Dice: «Quello fra Ratzinger e Ciampi è stato un incontro fra grandi personalità, che si completano e sono conciliabili».

Intanto c’è chi, come Pecoraro Scanio, pur di non dare torto a Ratzinger si limita a dire che ha ragione Ciampi e c’è chi, come i Ds con Vannino Chiti, fanno più o meno lo stesso: «Massima condivisione per le parole di Ciampi». E aggiunge: «Vanno conciliati i valori laici con quelli religiosi».

Soltanto il radicale Capezzone ammette che c’è aria di lotta: «Ratzinger, con la Cei, è già pronto alla prossima campagna elettorale e rivendica di esserne attore». Farà la parte del Papa Re?


    

 

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