ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL MESSAGGERO
(Sezione:    Pag.     )
Mercoledì 30 Aprile 2003

di CRISTIANA MANGANI

Nella Capitale hanno portato via 100 mila euro da una sede che si riteneva segreta. Aperta anche un’inchiesta amministrativa

 

Fondi per i pentiti, un altro “colpo" a Milano

Ad agosto, bottino 30 mila euro. Per il bunker svaligiato a Roma quindici sotto torchio

 

ROMA - Prima di quello nella capitale c’era stato un altro misterioso furto. Ad agosto nella sede del Nucleo operativo di protezione di Milano i ladri portano via trentamila e duecento euro da un armadio aperto con una regolare chiave. Scatta un’inchiesta, ma chi ha rubato, sebbene si sospetti sia interno al Servizio, non viene individuato. Sabato 19 aprile, la scena si ripete nel Nop di Cinecittà, a Roma. Questa volta i “visitatori" riescono a racimolare quasi centomila euro. Il repertorio non cambia. Il colpo viene scoperto il 23 aprile. Qualcuno ha forzato un cassetto dell’ufficio distaccato del Servizio centrale di protezione e ha preso le chiavi della cassaforte. La squadra mobile della Capitale si concentra sulle quindici persone che in quei giorni erano presenti al lavoro. L’intervento di una talpa, infatti, è assolutamente certo. L’indagine punta su uno di loro. Forse ha problemi economici, qualche guaio da risolvere. Insieme con altri due colleghi potrebbe avere avuto a che fare con il furto. Lo diranno gli accertamenti, ma intanto dalla Questura è stata inviata una relazione al sostituto procuratore Diana De Martino, titolare dell’indagine.

Nelle casse del Nop romano i ladri trovano il denaro diviso in buste, tante quanti sono i “pentiti" che dipendono da quell’ufficio. La cifra conservata è elevata, ma pare che dipendesse dal fatto che, proprio nel periodo festivo, è necessario far fronte a eventuali spese straordinarie per permettere ai collaboranti di fare viaggi per raggiungere i familiari, e per eventuali convocazioni di magistrati per gli interrogatori. La preoccupazione principale, a parte i soldi, rimane quella che i ladri possano essere entrati in possesso di informazioni riservate. O anche, lavorando all’interno del Servizio, aver scelto di “tradire" il loro ruolo per vendere dati, indirizzi, identità di persone sottoposte a protezione.

Il sottosegretario Alfredo Mantovano, che presiede il comitato del Viminale sul programma destinato ai collaboranti, tiene a sottolineare che il colpo non ha riguardato alcun tipo di documento riservato. «Sul fatto - afferma - sono state aperte due inchieste: la prima di polizia giudiziaria, per ricostruire la dinamica, e la seconda amministrativa. La cassaforte da cui sono stati prelevati i 95 mila euro, comunque, non è stata manomessa. È necessario, quindi, stabilire se le rigide regole impartite agli addetti al servizio di custodia valori siano state rispettate. È stato provocato un danno finanziario, ma soprattutto un danno di immagine». Nel frattempo, tutti coloro i cui nomi potrebbero essere custoditi in quegli uffici sono in allarme e hanno scritto una lettera al ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu, per chiedere garanzie di sicurezza per loro e per le loro famiglie.

E sulla vicenda interviene anche il segretario dell’Associazione nazionale funzionari di polizia, Giovanni Aliquò. «Il primo problema - avverte - è di sicurezza. La sede del Nop si trova in una zona che neanche i collaboratori di giustizia sanno qual è. A questo punto si pone un interrogativo: bisognerà spostare la sede del Lazio? In questi uffici, poi, passa moltissimo denaro, e soprattutto passa una materia informativa che vale molto di più dei soldi. Forse è necessario rivedere le procedure. È il mio pallino: noi sindacalisti dobbiamo parlare della questione, perché è insufficiente l’attività di controllo e di verifica della situazione economica di chi deve lavorare in questi particolari uffici».


   

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