ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL MESSAGGERO
(Sezione:    Pag.     )
Lunedì 2 giugno 2003

di ANTONIO DE FLORIO

L’INTERVISTA

Mantovano: «Strategica la Libia, ma c’è l’ostacolo dell’embargo Ue»


ROMA - Più di mille clandestini sbarcati nelle ultime 48 ore tra Sicilia e Calabria, al Viminale non "drammatizzano".

Sottosegretario Alfredo Mantovano, come mai questa nuova ondata?
«Dipende prima di tutto dalle condizioni del mare che sono migliorate nelle ultime ore. Nei giorni scorsi invece il maltempo aveva concorso a frenare le partenze. Per un lungo periodo il maestrale - anche per il tipo di imbarcazioni piuttosto leggere usate - rendeva impossibile attraversare il Canale di Sicilia. Bisogna dire anche che nei mesi passati un po’ per la guerra un po’ per la collaborazione con Paesi come la Turchia e la Libia gli arrivi erano contenuti».

Ma i 177 curdi sbarcati in Calabria, a Monasterace, sembra che fossero partiti proprio da un porto turco...
«Questo non lo darei per certo, sarei più cauto. Aspetterei l’esito degli accertamenti che sono in corso. Anche perché l’imbarcazione con cui hanno viaggiato non era così grande. Certamente dall’inizio dell’anno non c’era stato nemmeno uno sbarco in Calabria».

Sono dunque cambiate le rotte?
«Se ci si riferisce alla Libia il discorso è abbastanza semplice. I contatti tra le forze di polizia ci sono. Contatti anche frequentissimi e la polizia libica non se ne sta con le mani in mano. Interviene, ma la pressione è così forte sia dai paesi vicini che trovano più comodo partire dai porti libici, sia dal sud del paese dove arrivano dal resto dell’Africa. Si fa interdizione in un luogo, ma si spostano poi di 20 e 30 km e partono da un altro».

Cosa si può fare per fronteggiare l’ondata?
«È indispensabile che il problema venga affrontato non solo con gli accordi bilaterali, ma anche dall’Unione europea nel suo insieme. Con la Libia è necessario rimuovere l’embargo, seguendo un percorso già praticato, con successo, assieme alle autorità albanesi. Se, però, noi siamo bloccati dal dare elicotteri e motovedette, il discorso diventa molto più difficile».

La fine della guerra in Iraq c’entra in qualche modo con la ripresa degli sbarchi?
«A mio avviso no. Perché quelle che sono le dinamiche emerse nelle ultime 48 ore esistevano già prima della guerra. I curdi arrivavano prima e sbarcano anche dopo».

Il cambiamento delle rotte delle "carrette", a seconda dei periodi, fa pensare a un’unica regia della criminalità organizzata?
«L’ultima grossa "carretta del mare" giunta nei nostri mari risale al marzo del 2002. Escluderei, dunque, che nel traffico delle barche dei "padroncini" ci sia la mafia. Piuttosto è possibile scorgere qualcosa di organizzato nell’orientamento dei viaggi».


    

 

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