Martedì 13 Giugno 2006

Politica   pag. 11

 


Mussi: «Vado avanti». Ma Amato media

Il ministro: «Non cedo, no ai veti». Oggi vertice dell’Unione, il 6-7 luglio tutti in conclave

di ANNA MARIA SERSALE

ROMA - «Non dobbiamo cedere sui concetti di laicità dello Stato, di libertà della ricerca e di valore e responsabilità della scienza», sono le parole di Fabio Mussi, che ieri ha ribadito la sua linea al convegno dei Ds sul futuro dell’università e la scienza. Dopo avere detto «sì» all’utilizzo delle staminali embrionali, il ministro rivendica il cambio di linea rispetto al governo Berlusconi. Mussi intende liberare la ricerca dai veti incrociati e dice: «Siamo in ritardo su questo percorso, rischiamo l’isolamento. L’altro giorno da ministro ho dovuto prendere decisioni rapide, era questione di minuti. A Strasburgo ho dovuto annunciare il cambiamento di rotta dell’Italia. Molte delegazioni di altri Paesi mi hanno detto: Italia, ben tornata in Europa . Giovedì spiegherò davanti alle Commissioni Sanità e Istruzione del Senato, a che cosa andiamo incontro. Ho ricevuto montagne di messaggi, alcuni mi hanno detto sono cattolico ma condivido. Del dissenso non mi rammarico, non ho mai pensato che la Chiesa e la religione fossero uno spazio “privato”. E’ giusto che emergano le critiche e che lo Stato garantisca il pluralismo. E’ giusto che il confronto ma non si deve sottostare ai veti». «Non ho avuto dubbi - continua Mussi - nel ritirare la firma dell’Italia da quel documento che aveva sottoscritto unilateralmente la Moratti, senza coinvolgere il Parlamento, nè altri organi politici». Il ministro, in sostanza, è convinto che si debbano tenere alte determinate barriere etiche, per esempio in tema di clonazione, ma sostiene che la «ricerca controllata sulle staminali» debba essere permessa.

Il caso è scoppiato quando Mussi ha ritirato l'adesione dell'Italia alla dichiarazione dei principi etici sottoscritta dal suo predecessore, nel novembre 2005, insieme a Germania, Polonia, Austria e Slovacchia. La sua presa di posizione ha diviso la maggioranza. Ma ora interverrà Giuliano Amato, che dovrà mediare. Il ministro dell’Interno, infatti, dieci giorni fa è stato incaricato dal premier Prodi di «coordinare la commissione nazionale per la bioetica» per evitare divisioni e strappi all’interno della maggioranza. Prodi spera che il tavolo della bioetica possa conciliare le posizioni. E proprio oggi ci sarà il primo vertice. Amato ha convocato tutti i membri della Commissione, dalla Bindi alla Turco, agli altri ministri coinvolti.

Non solo. Il 6 e 7 luglio ci sarà un “conclave”. «Il seminario a porte chiuse - racconta Dario Frenceschini, Ulivo - servirà per un reciproco “ascolto” tra Ds e Margherita sui temi della bioetica». L’apertura alle staminali embrionali, oltre a scatenare i partiti dell’opposizione, ha suscitato reazioni negative anche dai cattolici della Margherita. Però già ieri si sono stemperati i toni. Paola Binetti, ex leader dell’associazione Scienza e vita, senatrice eletta nelle liste della Margherita, ha detto: «Giovedì ascolteremo con attenzione cosa ci diranno in Commissione i ministri Turco e Mussi. Se saremo soddisfatti delle loro risposte bene, altrimenti presenteremo un documento da votare che esprime le nostre posizioni sulla ricerca sugli embrioni». I senatori della Margherita, dunque, per ora rinviano la mozione con cui intendevano chiedere di ripristinare la situazione precedente e di non votare in sede europea leggi in contrasto con la normativa sulla fecondazione assistita che tutela l’embrione.

Amato dovrà fare un gioco di equilibri. Non sconfessare Mussi, e, al tempo stesso, non dare del tutto ragione ai cattolici della Margherita. Intanto monta la polemica. Roberto Villetti, capogruppo della Rosa nel pugno alla Camera, di Paola Binetti e Luigi Bobba (entrambi cattolici della Margherita) giudica «un'anomalia del tutto italiana» la nascita del gruppo bipartisan cattolico “Per la difesa dei valori morali cristiani e di etica naturale”. Per Villetti, si tratta di una «vera e propria lobby vaticana». Dal fronte opposto risponde Alfredo Mantovano, di An: «Non è vero che la Moratti fece un atto unilaterale, consultò il governo e il Comitato nazionale di bioetica».