ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL MATTINO
(Sezione:        Pag.     )
Giovedì 2 giugno 2005

 

 

  

 Astensione, scontro tra i cattolici e D’Alema


 

Pera, Giovanardi, Follini e un manipolo di altri politici. Ruini, perfino il Papa. Rischierebbero addirittura il carcere secondo due leggi che vietano, e puniscono, la propaganda in favore dell’astensione elettorale fatta da chi ricopre un incarico pubblico o da ministri di culto. Le due norme, «rispolverate» da un articolo sulla «Stampa», hanno portato nuovo combustibile alla polemica sui referendum. Insieme alla sollevazione dei cattolici contro D’Alema, reo di aver definito «trucco elettorale» l’astensionismo, un «errore» l’appello della Cei e «grave» il seguito che questo ha avuto nel centrosinistra, e al conflitto sulle dichiarazioni di voto all’interno di An. Tra Capezzone e Giovanardi, spunta Michele Ainis. Il segretario dei Radicali giudica l’articolo del professore, docente di Diritto Pubblico all’università di Teramo, «ineccepibile», il ministro dell’Udc lo liquida come una «stravagante tesi».

«Il caldo e lo stress stanno giocando brutti scherzi a Capezzone», rincara il responsabile dei rapporti con il Parlamento ribadendo il suo invito al non voto. Pesante la replica del segretario dei radicali che annuncia l’invio al ministro, nei prossimi giorni, di tre regali: una edizione aggiornata dei codici vigenti, un cavallo a dondolo e uno scolapasta «per le sue future battaglie politiche». In aiuto di Giovanardi scende anche Mantovano ironizzando su un ipotetico «braccio per il clero a Rebibbia». A sorpresa il ruolo di mediatore lo conquista Giuliano Pisapia: da una buona lettura della legge si capisce che «perché scatti la condanna si debba ravvisare un abuso», e gli interventi della Cei, precisa il responsabile per la Giustizia di Rifondazione, pur «al limite sotto il profilo del diritto» «non possono considerarsi in alcun modo dei reati». D’Alema e i cattolici.

Dalla Casa delle libertà reagiscono il solito Mantovano e l’azzurro Giro, ma i risentimenti più forti arrivano dall’Unione. «Ci fosse ancora la Dc, la Chiesa non avrebbe utilizzato questi toni» ha detto il presidente della Quercia in un’intervista. Abbastanza per «lasciare sconcertato» il leader dell’Udeur Clemente Mastella che sottolinea l’arroganza del cardinal D’Alema» e irritare Enzo Carra della Margherita. L’altra polemica è tutta in casa An. Dove Gasparri, ex ministro per le Telecomunicazioni oggi molto attivo sul fronte astensionista ha dato i numeri di quelli che il prossimo 12 e 13 giugno non andranno a votare: 80 alla Camera, cui vanno aggiunti i 40 su 47 in Senato contati da Pedrizzi. Cifre immediatamente contestate da Maria Ida Germontani: l’elettorato di An, sostiene la coordinatrice del partito, è con Fini che ha dato non «una indicazione di voto ma una dichiarazione di voto». «La signora Germontani chi rappresenta?» le manda a dire Pedrizzi. Per uno Storace astensionista c’è un drappello di parlamentari pronti a firmare un appello per i tre sì e il no dichiarati da Fini.

«Sembra che il partito sia spaccato, ma in realtà semplicemente 4 o 5 persone hanno manifestato in maniera scomposta il loro dissenso» commenta Luigi Martini che giudica «vergognoso» l’attacco a Fini per aver «espresso le sue opinioni». A dieci giorni dall’apertura dei seggi continuano a moltiplicarsi gli appelli. Dalla segreteria dei Ds ieri è arrivata la chiamata ad una mobilitazione straordinaria tutta incentrata sull’informazione. Infine, si fa propaganda anche nelle strutture sanitarie: dal Policnico Gemelli è venuto un manifesto per l’astensione; per sostenere i sì, ieri, una ventina di Centri per la fecondazione assistita di numerose regioni italiane del Nord, del Centro e del Sud, ha aperto le porte al pubblico.


    

 

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