ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su Il MATTINO
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Giovedì 12 febbraio 2004

DARIO DEL PORTO

 

Vigna: c’è timore e sfiducia ma nei napoletani manca il senso di cittadinanza

Sul racket però più denunce


 

Afferma il sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano, che il prefetto Renato Profili «ha assolutamente ragione» quando critica con severità l’indifferenza di molti cittadini dinanzi ad episodi di teppismo. E il procuratore nazionale antimafia, Piero Luigi Vigna, dice di vedere, alla base di certi comportamenti, «un po’ di timore, un po’ di sfiducia. E una mancanza del senso di cittadinanza e solidarietà». Il questore Franco Malvano racconta invece la storia di una ragazza strattonata in Galleria Umberto da un gruppo di giovinastri, forse intenzionati ad impossessarsi di una sciarpa di cachemire o un paio di occhiali. Un’aggressione avvenuta senza che nessuno dei passanti intervenisse. Quella ragazza è la figlia del primo poliziotto di Napoli. Storia di un po’ di tempo fa, ma è un altro episodio sul quale riflettere.

Commenta ora Malvano: «Sono entrambi dalla parte della ragione, il prefetto Profili e il sindaco Iervolino, ed entrambi amano Napoli. Il primo si riferiva a singole vicende dove effettivamente non c’è stata collaborazione, come peraltro nel caso di mia figlia; la seconda, giustamente, non vuol pensare che nella sua città ci si giri sistematicamente dall’altra parte. Ma ci sono anche segnali positivi, le denunce sul racket sono quadruplicate». È ancora la sicurezza, dunque, al centro dei commenti dopo una settimana agitata dalle polemiche innescate dopo il pestaggio di una studentessa, avvenuto in piazza Dante ad opera di una banda di giovani delinquenti.

Vigna e Mantovano, ieri a Napoli per il convegno «Mezzogiorno, meno criminalità, più sviluppo» organizzato dalla Confesercenti, non eludono la questione del comportamento di quei cittadini che assistono ad atti criminosi senza intervenire. Evidenzia il procuratore nazionale antimafia: «Al fondo di questi comportamenti vedo un po’ di timore e un po’ di sfiducia. La sfiducia si legge nei numeri oscuri dei reati, molti dei quali non vengono denunciati. Questo accade prevalentemente nelle zone dove più forte è la criminalità organizzata. Alla base di tutto però vedo una mancanza del senso di cittadinanza. Si sta perdendo, non solo a Napoli beninteso, quella idea di solidarietà che pure è alla base della nostra Costituzione». Il magistrato si spinge poi a un’ulteriore considerazione. «Mi hanno chiesto che effetto hanno gli spot pubblicitari nei quali i mafiosi vengono ritratti come persone tranquille e accomondanti. Noi, nelle scuole, ci sforziamo di ritrarli per quelli che sono, gente che fa una scelta di morte e non di vita. Ecco, non so se anche queste cose possono influire sul sentimento di menefreghismo».

Vigna conferma che «il fenomeno della criminalità giovanile è in aumento e i minori non vengono più usati come strumento ma entrano direttamente nel circuito della criminalità» e ammette che sono le scarcerazioni per decorrenza dei termini ad alimentare il senso di sfiducia. Infine, il magistrato invita a stringere «un filo diretto tra cittadino e istituzioni. Se mi rubano l’auto e sporgo denuncia, è giusto che il poliziotto al quale mi sono rivolto mi informi periodicamente di ciò che si sta facendo». Ai cronisti, Malvano spiega che «ciò che dice Vigna a Napoli lo facciamo già ora, abbiamo anche un indirizzo di posta elettronica. Mi era arrivata, faccio un esempio, una segnalazione dai Colli Aminei. Ho inviato una pattuglia fissa in quella zona, i cittadini mi hanno ringraziato».

Mantovano conferma che i 500 uomini delle forze dell’ordine in arrivo a Napoli «resteranno a tempo indeterminato perché colmeranno le lacune di organico esistenti», quindi sottolinea: «Il prefetto ha assolutamente ragione. È gravissimo girarsi dall’altra parte quando si assiste ad episodi criminosi. E un esercente che non dota il suo negozio di sistemi di difesa passiva non può poi prendersela con il governo. Se lascio la porta aperta, non posso lamentarmi se mi rubano in casa». Il problema, rimarca Mantovano (contestato a fine dibattito da un signora che, citando la rivoluzione francese, chiedeva rispetto per i magistrati) «è capire quali sono le forze reali in campo. La sicurezza dipende anche dai comportamenti dei cittadini. Non si chiede loro di sostituirsi alle forze dell’ordine ma di fare la loro parte».


    

 

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