ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL MATTINO
(Sezione:        Pag.     )
Sabato 11 Giugno 2005

LUIGI ROANO

 

  

 Il sindaco: questa è una legge che divide

«Chi non vota non è cittadino di serie B, Piero sia più sereno». Il ds: «Lui fa confusione»


 

A 24 ore dal voto che deciderà l’abrogazione della Legge 40 sulla procreazione assistita, nel caso dovessero vincere i sì, in città il clima politico è di grande attesa. E capire come i vertici delle Istituzioni affronteranno la tornata elettorale, è affare importante: lo è per i partiti e anche per l’opinione pubblica. Non a caso tutti i leader di qualsiasi colore politico si stanno spendendo in maniera totale. Ieri è stata la volta del sindaco Rosa Russo Iervolino - in precedenza Antonio Bassolino aveva dichiarato già di andare a votare quattro sì - la quale è stata abbastanza ermetica sulla questione, ma qualche indizio su cosa farà lo ha fatto comunque trapelare.

«È una questione personale, non dico quello che farò domani» risponde d’impulso. Stato d’animo perlomeno particolare quello dell’ex ministro dell’Interno, e c’è da capirlo visto che molte chances di salire al Quirinale al posto di Ciampi e di essere la prima donna Presidente della Repubblica, se le è giocate perché come presidente della commissione Affari costituzionali della Camera - siamo a metà degli anni ’90 - diede parere favorevole alla legge sulla fecondazione artificiale, oggi procreazione assistita, parere positivo che l’attuale primo cittadino estese anche alla cosiddetta «eterologa». Un sì che le costò caro. Lei, cattolica intransigente fu accusata proprio da una parte di cattolici e del mondo politico che aveva come riferimento i cattolici (l’ex Dc e la post Dc) ma soprattutto il Ppi rinato dalle ceneri di Tangentopoli e di cui è stata per un breve periodo presidente, di avere «tradito».

Per capire il clima incandescente dell’epoca, basta ricordare come l’attuale sottosegretario al ministero dell’Interno Alfredo Mantovano, oggi buon amico della Iervolino, etichettò il lavoro in commissione dell’ex ministro dell’Interno: «È così difficile aver dubbi? Non è stata proprio l’attuale ministro dell’Interno che qualche mese fa, da presidente della Commissione affari costituzionali della Camera, ha redatto un parere alla legge sulla fecondazione artificiale, favorevole anche quanto all’eterologa, in grave contrasto con le norme della Costituzione relative alla famiglia? Il futuro capo dello Stato deve essere al di sopra di ogni sospetto». Oggi la Iervolino non rinnega quella scelta: «Rivendico e difendo almeno il tentativo serio e nobile di avere provato nella scorsa legislatura a fare una legge che non dividesse e regolasse la materia. Lavoravamo a un testo quanto più vicino possibile sia al mondo laico che a quello cattolico. Cosa farò? Provate a immaginarlo».

Insomma, la sensazione è che alla Iervolino la legge 40 oggetto del referendum non piaccia. «È questione personale» ripete a mo’ di refrain e giocando in difesa senza sbottonarsi più di tanto: «Agirò e voterò da privato cittadino e non da sindaco Napoli» ebbe a dire qualche giorno fa. Per sottolineare ancora una volta che non le va di confondere l’Istituzione che rappresenta con i referendum, divenuti disputa politica coinvolgente come lo fu quella sulla consultazione che permise la legalizzazione dell’aborto. Iervolino è molto, molto probabile che andrà a votare, e insistendo un po’ un’altra battuta il primo cittadino, sul lavoro svolto come presidente della commissione Affari costituzionali, la concede.

E il parallelismo con quanto sta accadendo in queste ore di attesa per la tornata elettorale è abbastanza indicativo su quali siano le sue idee: «Quello che licenziammo e che ci sforzammo di redigere era un testo che fosse più vicino possibile ai valori costituzionali, della famiglia e della salute». I tre snodi sui quali si sta combattendo la campagna elettorale e che dividono il centrodestra e il centrosinistra. Fermento anche in Provincia, con il presidente dei Verdi e cattolicissimo Dino Di Palma. L’unica certezza è che si recherà alle urne: «Libertà di voto, andrò alle urne, ma non vi dico come voterò».


    

 

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