ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su il manifesto
(Sezione: Politica   Pag. 5  )
Venerdì 12 luglio 2002

MICAELA BONGI

Razzismo digitale


Impronte, espulsioni facili per chi non ha un contratto di lavoro, blocco navale, badanti da regolarizzare, sanatoria. La Bossi-Fini è legge, «una svolta» xenofoba che mette d'accordo centristi, destra e Lega



ROMA

Si autoincensa la Lega, perché viene finalmente archiviato «il buonismo della sinistra». Canta vittoria il partito di Fini, perché «le nuove norme tengono conto delle indicazioni di An», come vuole far notare Maurizio Gasparri. Esulta Forza Italia, perché «oggi l'Italia volta pagina», si complimenta Renato Schifani. E nel coro della cosiddetta Casa delle libertà, che saluta l'approvazione definitiva, a palazzo Madama, della legge Bossi-Fini sull'immigrazione, sgomitano i centristi dell'Udc: «Il nostro contributo - rivendica il capo dei senatori Francesco D'Onofrio - è stato essenziale», visto l'ordine del giorno che impegna il governo a presentare, all'atto dell'entrata in vigore della legge, un provvedimento per la regolarizzazione degli immigrati che lavorano in nero nelle imprese. Quanto basta per far perdere la bussola al centrosinistra. Perché, tra le proteste per una legge «feroce» (Brutti, Ds), «paranoide» (Boco, Verdi), xenofoba e razzista, c'è chi, come Giaretta e Patrizia Toia, della Margherita, e come i diessini Livia Turco e Gavino Angius, pur parlando di norme che calpestano i diritti fondamentali accusa la maggioranza di aver approvato una sanatoria più o meno mascherata. Al senato, con 146 sì, 89 no, 3 astensioni e l'uscita dall'aula, per protesta, dei senatori di Rifondazione, la Casa delle libertà ha approvato una legge che impone la schedatura immediata, con pronta consegna delle impronte digitali, degli stranieri extracomunitari che richiedono o rinnovano il permesso di soggiorno. Che lega il permesso di soggiorno, della durata di due anni, al possesso di un contratto di lavoro, allo scadere del quale è previsto il rimpatrio. Raddoppiano i tempi di permanenza nei centri e si riducono i tempi per la lasciare il territorio (da 15 giorni a tre). Si mobilita la Marina militare. Viene abolita la figura dello sponsor, e ogni famiglia potrà regolarizzare una sola colf. Niente limiti per le badanti. Proteste dall'Alto commissariato Onu per i rifugiati e dalle associazioni, per aver incluso nel provvedimento le norme sul diritto d'asilo. Per di più, prevedendo che i richiedenti ai quali la commissione territoriale nega l'asilo, possano presentare ricorso non al tribunale, ma alla stessa commissione. Integrata, di grazia, da un esponente della commissione centrale.

Dopo una rissa nella Casa delle libertà tra leghisti e centristi sulle regolarizzazioni, il governo, a partire da Berlusconi, assicura che l'ordine del giorno sui lavoratori che recepisce il famoso emendamento Tabacci sarà approvato contestualmente all'entrata in vigore della legge. Subito dopo, dice il sottosegretario agli interni Alfredo Mantovano, An. Subito prima, corregge il ministro Carlo Giovanardi, Udc. Prima delle ferie, assicura il premier in persona. Così da non impensierire gli imprenditori, preoccupati di dover pagare multe salate (fino a 5000 euro, e arresto da tre mesi a un anno) per ogni lavoratore irregolare.

Per quanto riguarda la regolarizzane di colf e badanti che lavorano in Italia da almeno tre mesi prima dell'entrata in vigore della legge, bisognerà presentare la domanda entro settembre, consegnandola agli sportelli della posta, insieme a una cifra pari un trimestre contributivo a fondo perduto. Gli uffici postali trasmetteranno la documentazione a questure e prefetture.

La Lega «ingoia il piccolo rospo», come dice Roberto Calderoli, Umberto Bossi e i suoi si assegnano il punto con affermazioni nel pieno spirito del provvedimento: «Vedo reazioni scomposte della sinistra, chi voleva scardinare la nostra società attraverso l'immigrazione clandestina adesso troverà difficoltà, noi siamo per la diversità, perché ognuno abbia la propria casa. Ci sono quelli che difendono i popoli e quelli che difendono il nulla, o meglio l'immigrazione clandestina che è il nulla», straparla il senatur. Certo, qualche leghista non si accontenta mai e tre senatori parlano di legge troppo permissiva. Ma Mario Borghezio lancia la carica: «Ora, espellere i clandestini a vagonate».

I Verdi lanciano una mobilitazione contro la legge «xenofoba, inutile e pericolosa» e non escludono il ricorso al referendum. Rifondazione, con il senatore Luigi Malabarba, invita il presidente Ciampi a non controfirmare un provvedimento che, dice Fausto Bertinotti, «è l'altra faccia dell'articolo 18». Mentre il biancofiorito Luca Volonté chiede al governo di rispettare anche l'impegno perché le impronte digitali siano prese a tutti. Trovata suggerita a suo tempo, a Montecitorio, da Francesco Rutelli.

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