ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su Liberta Quotidiano di Piacenza
(Sezione:       Pag.     )
Lunedì 26 maggio 2003

Sandra Miglioretti

 

Dai nostri inviati alle Camere spigolature parlamentari

 


Rave party” col morto - Nel dicembre scorso al “rave party” organizzato a Fontanellato, vicino a Parma, non ci furono solo devastazioni. Ci fu anche un morto, un giovane francese di 23 anni. E per ore il traffico sulla via Emilia, in direzione di Piacenza, rimase bloccato. Un avvenimento che ha sconvolto un'intera zona e di cui si è parlato nell'aula di Montecitorio dove il sottosegretario all'Interno, Mantovano, ha risposto all'interpellanza del deputato piacentino Pier Luigi Bersani (collegio di Fidenza), responsabile economico dei diesse e di altri colleghi del centrosinistra.

Mantovano ha ricordato che ì rave party sono molto difficili da prevenire perché organizzati attraverso siti Internet clandestini e con il sistema del passaparola. I carabinieri di Fontanellato furono perciò colti di sorpresa dall'afflusso di centinaia di giovani, diventati in poco tempo 5 mila, con le auto parcheggiate lungo la via Emilia. «La gestione dell'ordine pubblico è risultata particolarmente complessa e delicata dopo l'occupazione di una ex discoteca», ha precisato. «I responsabili delle forze dell'ordine hanno ritenuto che lo sgombero avrebbe potuto provocare rischi per l'incolumità generale».

In sostanza i giovani sono stati tenuti sotto sorveglianza, mentre si cercava di liberare la via Emilia. Mantovano ha inoltre chiarito che è stato complesso persino l'intervento dell'ambulanza chiamata quando il giovane francese si è sentito male e accolta da sassaiole. Le conclusioni: 510 persone sono state denunciate per riunione pubblica non autorizzata. Sono stati sequestrati 13 camion e identificati 36 responsabili del raduno. Dal centrosinistra una raccomandazione al governo: non sottovalutare fenomeni che possono degenerare e produrre molti disagi ai cittadini e anche morte. Sanità, tocca alle regioni - «La riorganizzazione della rete ospedaliera e della spesa sanitaria tocca alle regioni. Il governo non può intervenire in quanto non sussiste più alcun potere statale che possa incidere in maniera coercitiva sull'autonoma capacità gestionale e organizzativa riconosciuta dalla legge alle amministrazioni regionali».

Il governo, dunque, si chiama fuori anche nel caso di malasanità denunciato nei giorni scorsi a Gioia Tauro (7 ospedali che funzionano male e con costi altissimi) ed evocato nell'aula di Montecitorio dal leghista Massimo Polledri (Fiorenzuola d'Arda). Lo stato si limita a indicare gli indirizzi generali, ha ricordato il ministro Giovanardi: nel caso specifico la legge prevede 5 posti letti per 1000 abitanti, di cui l'1 per mille riservato alla riabilitazione e alla lungodegenza post-acuta.

La risposta di Giovanardi non ha del tutto soddisfatto Polledri: «Quando parliamo di devoluzione, quando parliamo di federalismo, ci riferiamo a un paese responsabile, dove i soldi dei contribuenti vengono spesi in modo efficace», ha replicato. «Ci riferiamo a un paese dove chi sbaglia paga». «La devoluzione cioè - ha insistito il deputato leghista - come un immenso progetto di libertà». Benefici per case popolari - «In assenza di richieste da parte dei comuni gli Iacp (istituti case popolari) possono sollecitare il trasferimento a loro favore degli immobili demaniali, alle stesse condizioni di legge. I comuni usufruiscono dell'imposta fissa di registro. La stessa agevolazione dovrebbe essere estesa agli Iacp». Lo ha proposto il deputato di An, Tommaso Foti (Piacenza) al ministro dell'Economia Tremonti.

In sostanza il parlamentare consiglia di adottare una vera par condicio tra comuni ed enti, anche per quanto riguarda i benefici. «Immunità non impunità» - «Il centrodestra e Berlusconi continuano a confondere l'immunità (cioè una tutela costituzionale per gli eletti dal popolo) con l'impunità». Duro giudizio del senatore della Margherita, il piacentino Pierluigi Petrini, sul pressing della maggioranza per far sospendere i processi di Milano contro Berlusconi e contro Previti. «Anche il cosiddetto lodo Maccanico non può essere attivato con una legge ordinaria. Serve una legge costituzionale». incalza. «E, soprattutto, non si può estendere il congelamento del processo ai corresponsabili, perché un imputato ha diritto di far valere la propria innocenza. E il suo destino giudiziario non può essere appeso a quello di un premier e quindi sospeso all'infinito».


    

 

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