ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su Libero
(Sezione:     Pag.   8)
Venerdì 05 marzo 2004

a.v.

IL CASO IL DIESSINO: SE QULCUNO MI ACCUSA LO DENUNCIO. LA REPLICA: FACCIA PURE

 

 Banca 121, Mantovano accusa D'Alema

Il sottosegretario: Io staff deIl'ex premier lavorava per la fusione tra Mps e Bnl


 

ROMA - "Vi è stato un chiaro interesse politico del gruppo facente capo a Massimo D'Alema nel cercare di favorire per quanto possibile dal punto di vista politico la costituzione di un grosso polo bancario che aveva come meta la fusione tra il Monte dei Paschi di Sien a e la Bnl". Parola di Alfredo Mantovano, sottosegretario all'Interno.

Prima le proteste dei cittadini di Siena, quelle del Comitato creditori della Banca 121. Poi le allusioni dei politici ai presunti interessi di Massimo D'Alema nella cessione dell'istituto bancario a Monte dei Paschi di Siena. Il tam tam si era tanto allargato a macchia d'olio da convincere il presidente dei Democratici di sinistra a lanciare un avvertimento preventivo. "Se qualcuno sostiene che sono interessato alla Banca 121 lo denuncio", aveva tuonato mercoledi sera ai margini di un comizio a Siena, "nessuno ha il coraggio di dirlo, perché vale la tecnica del dire-non dire, disgustosa ma evita di essere portati davanti al magistrato". Il riferimento era ai manifesti (riprodotti qui a fianco) apparsi in città dopo la messa sotto inchiesta dei dirigenti dell'Istituto bancario da un gruppo di creditori. Dunque l'ex premier si è diffuso davanti ai cronisti: "Banca 121 è stata acquistata in un'asta alla quale hanno partecipato varie banche nazionali, assistite da fior di advisor, compreso lo studio Tremonti. Quindi che c'entro io?".

Ieri il sottosegretario all' Interno, Alfredo Mantovano, ha risposto all'appello. Alla minaccia di denuncia l'esponente di An ha risposto senza paura: "Alzo la mano come fanno i bambini a scuola, se vuole può denunciare me". Ex sfidante del deputato di Gallipoli nel collegio pugliese, sconfitto ma entrato a far parte dell'esecutivo di Silvio Berlusconi, ha ribadito i sospetti di un tempo. "Ho già detto più volte che viè stato un chiaro interesse politico del gruppo facente capo a D'Alema nel cercare di favorire per quanto possibile dal punto di vista politico la costituzione di un grosso polo bancario che aveva come meta la fusione tra il Monte dei Paschi di Siena e la Bnl. Funzionale alI'ingrossamento del Monte dei Paschi attraverso l'inglobamento della Banca del Salento". Una operazione, sostiene il sottosegretario di Alleanza nazionale, che aveva avuto un benestare nei palazzi della politica (e della finanza) romana di quegli anni. Che sono poi quelli (1998-'99) del primo ex comunista entrato a Palazzo Chigi.

"Tutto ciò", spiega Mantovano, "non vuol dire che D'Alema era dietro lo sportello bancario ad ingrossare titoli ad ignari clienti, ma vuol dire ciò che hanno già detto altri come ad esempio il nuovo acquisto del centrosinstra Cirino Pamicino". Il riferimento è all'ex ministro delle Finanze democristiano appena approdato dalle fila deIl'Udc di Marco Follini a quelle dell'Udeur di Clemente Mastella, dal cetitrodestra al centrosinistra. "Se D'Alema ritiene", conclude Mantovamo, "alzo la mano, come fanno i bambini a scuola: ecco il primo da denuuciare, attendo querele".


    

 

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