ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su Liberazione
(Sezione:   Pag.    )
Sabato 27 luglio 2002

Che. Ant.
Con le telecamere riprese migliaia di perquisizioni "anomale". Interrogazione Prc


E a Genova la Digos filma


Capita che sei diretto al corteo di Genova e che ti fermi all'autogrill per uno dei celebri panini "Fattoria". Sei con i tuoi compagni, sei giovane, magari coi "piercing" e una maglietta del Che. Capita che vieni avvicinato da alcuni agenti che ti invitano a seguirli a Bolzaneto. La sola parola evoca, da un anno, le torture e i soprusi di polizia, avvenuti in una caserma della Celere trasformata in carcere provvisorio, su cui sta indagando la magistratura. Ma stavolta non è lì ma al casello di Bolzaneto, a nord di Genova, che fanno riferimento gli uomini di ps. Lì ti perquisiscono, svuotano il tuo zaino, controllano i documenti, aprono la macchina. E filmano tutto.

E' legale tutto ciò? A che serve filmare? E che fine faranno le cassette? Secondo Graziella Mascia e Giuliano Pisapia, deputati di Rifondazione comunista firmatari di un'interpellanza urgente al ministro degli Interni, si tratta di «una forma atipica di fotosegnalamento perché avviene in assenza di indizi di reato che lo legittimi».

Secondo il racconto dei perquisiti, i poliziotti hanno intercettato ai caselli o hanno "scovato" negli autogrill, le persone dirette a Genova costringendole a scendere dalle macchine per mostrare i documenti e i bagagli. Tutto sotto l'occhio elettronico di una videocamera.


Privacy addio
Le domande, che Mascia e Pisapia hanno formulato al ministro degli Interni, sono tante: chi, e in base a quale presupposto, ha ordinato le riprese? Chi le ha fatte eseguire? In base a quale circolare ministeriale o ordinanza del questore? E, soprattutto, che uso verrà fatto del "girato"? Tutto ciò, accanto alle palesi violazioni delle leggi sulla privacy o della grave limitazione alla libertà di circolazione che sono stati costretti a subire i cittadini dirottati ai caselli. «L'articolo 349 del codice penale - ha detto Mascia giovedì alla Camera - stabilisce che i rilievi fotografici siano esperiti solo nei confronti di chi sia indagato. La legge 121 (quella che smilitarizza la ps) non permette che la raccolta dei dati venga fatta per una serie di ragioni tra cui le opinioni politiche o la scelta di aderire a partiti, associazioni, sindacati. E' la stessa Costituzione, all'articolo 13, a dire che qualsiasi forma di detenzzione, ispezione, perquisizione venga disposta con atto motivato dall'autorità giudiziaria».

Alfredo Mantovano, sottosegretario al Viminale per conto di An, ha laconicamente risposto, nel question time, garantendo che tutti gli interventi «sono stati concepiti e organizzati in piena armonia con la normativa». Tutto sarebbe stato disposto per evitare il ripetersi della «guerriglia urbana» dello scorso anno causata, a suo dire, da «alcuni manifestanti». Per questo la «prevenzione» della questura genovese avrebbe condotto all'identificazione - cifre del Viminale - di 3650 persone, a sette delle quali sarebbero stati sequestrati «oggetti atti a offendere». I filmati sarebbero risultati utili «a eventuali riscontri successivi in caso di disordini», ha spiegato il sottosegretario "giurando" che non esisterebbe alcuna banca dati e che i materiali non saranno spediti a polizie alleate.


Archivio preventivo
Per Mantovano filmati del genere furono effettuati anche l'anno scorso e tutti, in effetti, ricordano gli otto agenti della scientifica travisati da giornalisti che spararono in aria dalle parti di Corso Sardegna il 20 luglio 2001. O, ancora, l'esercito di telecamerine mescolate ai reparti in armi a riprendere ogni singola lacrima versata sul cadavere di Carlo Giuliani o le urla di sdegno di chi accorse sotto la Diaz la notte della mattanza mentre altissimi funzionari della ps giuravano, lì davanti, che non stava accadendo nulla.

«Ma gli esiti dell'inchesta alla Diaz dimostrano che a cercare di trasformare la protesta pacifica in guerriglia urbana non furono "alcuni manifestanti" - riprende Mascia - dal governo ci giunge una risposta preoccupante e senza alcun sostegno legislativo. E non abbiamo alcuna garanzia che i video saranno distrutti». Dietro le cine-perquisizioni, invece, si intravede la costruzione di una sorta di «archivio preventivo» per costruire i possibili colpevoli di qualsiasi cosa o per intimidire «migliaia di giovanissimi», conclude Mascia che fa appello ai perquisiti per organizzare il ricorso legale contro le schedature filmate.


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