SOTTOSEGRETARIO DI STATO
AL MINISTERO DELL'INTERNO
Dipartimento della Pubblica Sicurezza


Interventi Pubblici

 

 

Intervento del Sottosegretario all'Interno
on. Alfredo Mantovano in occasione della 2ª edizione del Premio nazionale alla Cultura del Mediterraneo "Città di Maruggio" -

Campomarino, 2 agosto 2003


 

Ringrazio il prof. Pier Franco Bruni, il sindaco di Maruggio e gli organizzatori di questa splendida serata. Oso non limitarmi ai convenevoli, anche se la presenza di tanti autorevoli uomini di cultura consiglierebbe il silenzio. Si può dire quello che si vuole a proposito di tradizioni culturali maturate in luoghi lontani dai nostri, ma nessuno, in nessun parte del mondo, è in grado di negare che il Mediterraneo è cultura, e lo è stato per millenni. E nessuno può negare che la cultura del Mediterraneo è la cultura dell'Occidente cristiano.

Una cultura che nei millenni e nei secoli si è mossa soprattutto attorno a 3 città: Gerusalemme, Atene e Roma. La cultura del mondo, se è vera cultura, ruota attorno a queste 3 città, che si affacciano o sono nelle immediate vicinanze del Mare nostrum, e a ciò che ciascuna di esse continua a dire all'uomo di ogni tempo: Gerusalemme, con la fede nel Dio unico e personale, Atene, con la filosofia dell'essere, radicata nel reale, Roma, con la coerenza delle sue istituzioni e del suo diritto. Gli uomini di queste 3 città sono entrati nella storia perché hanno solcato le acque del Mediterraneo: basta ricordare, per tutti, i viaggi di San Paolo, che non sempre è stato rispettato alle onde. La cultura del Mediterraneo, questa cultura, sintesi di quelle tre città, si è riflessa nelle arti, nella musica, nel teatro, ma è anche diventata istituzioni e civiltà.

La cultura, l'arte, le istituzioni e la civiltà non sono rimaste chiuse nel recinto del Mediterraneo. Oggi è il 2 agosto 2003. Facciamo funzionare la macchina del tempo? Andiamo indietro di qualche anno e fermiamoci al 2 agosto 1492. A Palos un uomo, il cui nome (Cristoforo) è un già programma di viaggio, sta compiendo gli ultimi preparativi prima della partenza. Il giorno successivo avrebbe preso il largo al comando di tre caravelle, sulle quali nessuno di noi presenti affronterebbe neanche il mar Piccolo. Cosa aveva nella mente e nel cuore quest'uomo? Quale cultura lo animava? Che cosa lo spingeva al largo? Cristoforo Colombo non era un santo, era un uomo vissuto all' interno della civiltà del Mediterraneo, cioè dell'Occidente cristiano. Non ci sarebbe stato il Cristoforo che noi conosciamo, se dietro non vi fosse stata una civiltà generatrice di speranza.

Oggi il Mediterraneo è diverso da quello del 1492. Ci saranno pure più traghetti e più aliscafi, ma è difficile rintracciare nell'intera area del Mediterraneo echi vivi di quella cultura che ha fatto andare oltre il Mediterraneo. Le immagini del Mediterraneo di oggi non sono immagini di speranza: carrette del mare, traffici criminali di ogni tipo, rotte che vanno dalla miseria all'egoismo... La disperazione non c'è solo in chi solca le acque del Mediterraneo per giungere in Europa: il rifiuto dei figli che c'è in larga parte dell'Europa è forse l'immagine più drammatica di una realtà disperata, perché ripiegata su sé stessa. Potremmo evocare lo spirito di Cristoforo Colombo e chiedergli di compiere il suo quinto e ultimo viaggio, questa volta dall'America all'Europa e al Mediterraneo, per far riscoprire l'Europa a sé stessa e per far riconoscere all'Europa una speranza che non ha.

Questo viaggio immaginario, ma che avrebbe effetti reali, è possibile se riprendiamo in mano i capolavori della nostra cultura, della nostra arte, del nostro teatro, se li riguardiamo e li rileggiamo come fonti di insegnamento per noi e per i nostri figli. E se riannodiamo i legami fra la nostra tradizione, la cultura e la politica: la cultura del Mediterraneo è andata oltre il Mediterraneo perché c'era una politica che la sosteneva. La partenza da Palos segue di pochi mesi la conclusione della Reconquista, cioè la riunificazione sotto il segno della Croce del continente europeo: c'è Palos perché pochi mesi prima Granada era tornata cristiana (quella Granada nella quale oggi viene riaperta la moschea…). Questo legame va riannodato: e io ringrazio tutti voi per aver fornito uno stimolo in più per farlo.

 

Alfredo Mantovano

 

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