SOTTOSEGRETARIO DI STATO
AL MINISTERO DELL'INTERNO
Dipartimento della Pubblica Sicurezza


Interventi Pubblici

 

 

Intervento del Sottosegretario all'Interno on. Alfredo Mantovano all' inaugurazione dell'anno accademico 2003-2004 della Scuola di perfezionamento delle forze di polizia

Roma 20 gennaio 2004


 

Ringrazio il Direttore della Scuola, il Capo della Polizia e il Ministro Pisanu, che oggi mi concede l'onore di delegarmi ad inaugurare l'anno accademico 2003-2004. Saluto le autorità presenti, e per tutte il collega sottosegretario D'Alì; saluto in modo particolare i frequentatori del corso di Alta Formazione e i frequentatori stranieri; saluto il quadro permanente e il corpo docente, che rappresentano la struttura portante di questo istituto prestigioso nel quale ho avuto il piacere di intervenire più volte, apprezzandone il tratto e gli obiettivi: un Istituto che nel 2003 ha raggiunto dei risultati importanti. Penso alla partecipazione e alla organizzazione come paese leader, di corsi sull'antiterrorismo, sui crimini finanziari, sui controlli delle frontiere, e alla organizzazione, come paese partner, fra gli altri, di corsi sull'ordine pubblico e sulla criminalità legata agli stupefacenti. Vorrei cogliere questa occasione per svolgere in modo sintetico qualche considerazione sulla sicurezza in generale, e quindi sul ruolo dei dirigenti delle strutture provinciali di domani che usciranno da questa scuola.

Dopo l'11 settembre il quadro della sicurezza presenta sfide sempre più difficili:

  • il terrorismo interno e internazionale,
  • la criminalità organizzata,
  • la criminalità diffusa,
  • l'immigrazione clandestina,
  • i problemi di ordine pubblico.

Per dare risposte a queste sfide sono stati compiuti dei passi importanti; prima di venire qui questa mattina ho avuto modo di rileggere il discorso che il Ministro Pisanu tenne in occasione della inaugurazione dell'anno accademico 2002-2003: facendo il confronto tra quel discorso e ciò che è stato realizzato in quest'anno, trovano conferma le parole del Capo della Polizia di qualche istante fa sulla consistenza dei traguardi raggiunti. Su molti dei punti trattati dal Ministro in quella circostanza sono state date delle risposte: il Governo, il Parlamento e le Forze di Polizia hanno dato delle risposte, o comunque hanno intrapreso un percorso concreto che porterà a darle in futuro. Vorrei citare qualche voce in particolare.

Non posso non iniziare dallo sforzo significativo sul piano dell'investigazione e dell'intelligence contro il terrorismo, del quale anche i recenti arresti della Algranati e di Falessi rappresentano un risultato non occasionale. I successi ottenuti nell'ultimo anno costituiscono l'esito di varie componenti; vorrei ricordarle in modo particolare la generosità e l'intelligenza profuse su questo versante. La generosità chiama in causa il sacrificio quotidiano e nascosto di tanti; per esempio, del sovrintendente Petri, il quale non apparteneva a una struttura specialistica, stava eseguendo un controllo ordinario su un treno regionale, ma stava svolgendo al meglio il suo lavoro. E questo ha consentito, sia pure a un costo elevatissimo, di segnare una svolta in indagini che erano già in corso. L'intelligenza si è tradotta nella capacità di coordinare gli sforzi e di utilizzare al meglio le nuove risorse della tecnologia, che hanno portato a elaborare informazioni che prima forse non potevano dare gli sviluppi che hanno avuto, facendo conseguire degli obiettivi straordinari. Ovviamente il discorso prosegue: sono allo studio iniziative legislative che potranno consentire spazi più adeguati su questo fronte.

Nel quadro della prevenzione del terrorismo il settore della sicurezza ha potuto continuare a fruire del contributo importante delle Forze Armate, sotto il profilo della prevenzione verso possibili attacchi a obiettivi sensibili in Italia: ne dò atto con soddisfazione. Tutto questo si inserisce in un quadro di collaborazione tra le strutture della difesa e quelle della sicurezza che in un momento così difficile è essenziale.

Vi è stata una crescente attenzione alle infiltrazioni mafiose nell'economia, con particolare riferimento agli appalti dei lavori pubblici. E' un'attenzione che può dare risultati di grande interesse proprio se si parte dal livello provinciale: è lì che si formano i cartelli, è lì che si alterano le gare, è lì che si determinano quei ribassi anomali che poi determinato una serie di effetti negativi, a cominciare dallo sfruttamento del lavoro nero.
Si è consolidata nel 2003 la figura del poliziotto e del carabiniere di quartiere: al di là dei dati numerici, che pure sono interessanti, l'obiettivo raggiunto è quello di contribuire a ridurre la forbice tra sicurezza reale e sicurezza percepita che ancora esiste e che spesso determina una singolare distanza tra i dati effettivi e i timori e gli allarmi anche da parte dei mass media.

Si è avviato in Parlamento (in questo momento è in discussione alla Commissione affari costituzionali della Camera) la discussione del disegno di legge predisposta dal Governo in materia di sicurezza sussidiaria. Tale intervento normativo era stato annunziato dal Ministro Pisanu lo scorso anno proprio in questa sede (in quel momento si era ancora nella fase di elaborazione di un gruppo tecnico), e risponde all'esigenza di dare certezza al settore della vigilanza privata, liberando le Forze di Polizia di dimensione nazionale per i compiti loro propri, e liberando anche Prefetti e Questori da qualche complicazione operativa determinata da norme troppo vecchie, incerte e confuse. Si tratta di chiarire quali sono l'identità e l'ambito operativo della guardia giurata, affrontando al tempo stesso i problemi di coordinamento tra la specificità del settore e le direttive europee sulla concorrenza.

Un intervento di grande importanza nel contrasto alla criminalità è stata anche la regolarizzazione degli immigrati clandestini, realizzata con la legge 189 del 2002, che ha consentito di fare emergere dal nero una quantità enorme di irregolari, di clandestini (circa 650 mila), con la parallela regolarizzazione contributiva e sanitaria, in un contesto di sicurezza; questa legge adesso attende da tutti di essere applicata nelle norme cosiddette "a regime". Sul fronte dell'immigrazione clandestina, sono stati sviluppati numerosi contatti bilaterali che rappresentano il livello di intervento essenziale: impedire che i carichi partano è l'unico strumento per fronteggiare in modo adeguato gli arrivi di clandestini. Il contrasto in mare può consentire di identificare i responsabili, gli scafisti, ma non permette di riconsegnare ai paesi di origine tutti coloro che hanno preso il largo. E anche dove non sono stati sottoscritti accordi per motivi oggettivi (penso al caso della Libia), comunque si è avviata una strada che sta già dando dei risultati concreti.

Vorrei richiamare anche l'aspetto, spesso trascurato, dei collaboratori e dei testimoni di giustizia, che ha fatto registrare un indubbio miglioramento degli standard qualitativi del Servizio centrale di protezione e ha permesso notevoli economie di esercizio e una più razionale conduzione del settore con un significativo aumento di capitalizzazioni, cioè di fuoriuscita dai programmi.

Sul fronte della logistica, l'ultima legge finanziaria consente finalmente di respirare e di far respirare; parlo in particolare del piano di copertura del debito di oltre 500 milioni di euro relativo all'accasermamento, che abbiamo ereditato e del quale ci siamo fatti carico, consapevoli della ineludibilità di una gestione responsabile dei beni dei quali si dispone. A fianco a questo livello di impegno, vi è stato lo sforzo serio di andare incontro alle esigenze economiche del personale in servizio; tutto è migliorabile e tutto è perfezionabile, e spero che queste migliorie possano conoscere dei passi in avanti soprattutto nell'ottica della chiarezza delle varie figure.

Non mancano tante altre cose da fare; vorrei citare qualcuna soltanto delle più significative:

  • va data una sistemazione soddisfacente alla questione dei beni confiscati alla mafia; vanno superate le lungaggini delle attuali procedure e va rifiutata la scorciatoia della vendita degli immobili, trovando soluzioni che tengano conto al tempo stesso dei diritti dei terzi non complici e delle esigenze di affermazione della legalità in zone particolarmente difficili. Vi è un testo sul quale si sta discutendo sul piano tecnico nella Presidenza del Consiglio, ma anche dal punto di vista operativo sul territorio sono fondamentali la sensibilità e lo spirito di iniziativa per superare a legislazione vigente quelle lentezze finora registrate in più di un caso;

  • dopo l'approvazione da parte del Consiglio dei Ministri del disegno di legge in materia di stupefacenti, ci attende un cammino parlamentare impegnativo per un testo che ha dei cardini qualificanti, intendiamo eliminare i meccanismi che finora hanno consentito il sostanziale allargamento dello spaccio sotto le forme della detenzione senza limiti quantitativi e della cessione per il consumo di gruppo. Ma soprattutto puntiamo a un recupero effettivo delle vittime della droga, grazie al lavoro di chi è impegnato su questo fronte, e quindi anzitutto delle comunità; ma grazie anche a disposizioni che rendano più facile un percorso di reale allontanamento dagli stupefacenti, riducendo i rischi che oggi ci sono di tornare in carcere;

  • un elemento importante nel quadro del contrasto al terrorismo, ma anche alla criminalità organizzata,è il miglioramento della competenza linguistica sia nell'ambito delle lingue di comunicazione che in quello più specifico dell'arabo o del cinese. Uno stimolo in questa direzione viene anche dalla partecipazione di questo Istituto alla rete delle strutture di formazione che costituiscono l'Accademia europea di polizia.

Concludo dedicando qualche istante esclusivamente ai frequentatori del corso di Alta Formazione. L'esistenza di questa Scuola interforze - lo ricordavano prima il Generale Siazzu e il Prefetto De Gennaro - è un elemento prezioso perché la nostra ricchezza istituzionale possa essere valorizzata a pieno. La pluralità delle Forze di Polizia è un patrimonio di strumenti differenziati, ricchi di esperienza, che deve essere utilizzato fino in fondo, nella ricerca di modalità sempre più raffinate ed efficaci di interazione e di integrazione senza compartimenti stagni, e quindi anche senza gelosie.

In quest'ottica vorrei accennare a qualche aspetto solo apparentemente di dettaglio:

  • Primo aspetto. La conoscenza dei fenomeni è la premessa imprescindibile di qualsiasi strategia di contrasto; per questo c'è bisogno di molta attenzione nella raccolta dei dati informativi. Non ho nessuna personale inclinazione verso la statistica, però vi è una esigenza oggettiva sia per il livello politico che per quello strategico, operativo e tattico; poter disporre di dati affidabili, aggiornati e trasmessi tempestivamente, costituisce una priorità che va assimilata e va fatta assimilare dai livelli più periferici. Si tratta di uno strumento di conoscenza della realtà che consente di individuare le reali dimensioni dei problemi e di definire le strategie di contrasto più efficaci. Il presupposto di ogni intervento operativo è necessariamente una rilevazione statistica e un flusso informativo adeguati.

  • Secondo aspetto: la motivazione. La guerra contro il terrorismo e contro la criminalità si può condurre efficacemente solo con un corpo di donne e di uomini preparato e motivato. E' necessario non dimenticare mai le esigenze e la formazione del personale che sarà subordinato a ciascuno dei frequentatori del corso, che ha bisogno del vostro rispetto e della vostra comprensione perché tutti sbagliano (a cominciare da me), e quindi il rispetto e la comprensione sono necessari in momenti particolari. I vostri sottoposti hanno bisogno del vostro prestigio di dirigenti autorevoli e non soltanto rivestiti di autorità. Per essere più chiari e meno generici, è necessario che ogni donna e ogni uomo che collabora con voi si convinca che anche la tenuta di un archivio, che può sembrare la cosa più banale e più routinaria, può cambiare le sorti della sicurezza del paese, come qualche volta è avvenuto.

  • Terzo aspetto: l'aggiornamento personale e il mantenimento di un atteggiamento attivo. E' un problema col quale ci si scontra quotidianamente, anche per il modo con cui il mass media trattano le notizie in materia di sicurezza: non è la comunità che deve temere e attendere passivamente l'attacco del criminale o del terrorista, ma sono il criminale e il terrorista che devono sentirsi braccati e costretti alla difensiva. Il futuro della lotta alla criminalità, qualunque forma abbia, non è un poliziotto ad ogni angolo di strada o davanti ad ogni abitazione, ma uomini delle Forze di Polizia sostenuti dai cittadini, animati da una motivazione salda, che vanno a cercare, con metodologie scientifiche e con mezzi e strumenti avanzati, una sempre più ristretta minoranza di criminali impegnati a fuggire e a nascondersi, non a colpire a loro piacimento.

Funzionale a tutto ciò è coltivare una visione del mondo sempre più attenta alla dignità della persona che deve essere rispettata e protetta tanto più quanto più è indifesa, ma che al tempo stesso deve essere messa di fronte a responsabilità morali chiare. Non è vero che bene e male, vero e falso, giusto e ingiusto sono solo una questione di punti di vista. Non stanno sullo stesso piano le contrastanti affermazioni secondo cui "drogarsi è qualcosa che va scoraggiato" o "drogarsi è un diritto"; non sono due opinioni egualmente rispettabili. Il pluralismo è qualcosa di diverso dal relativismo. Il rispetto della persona implica la certezza della sua capacità di determinarsi responsabilmente e di farsi carico delle conseguenze delle proprie scelte. In quest'ottica, gli strumenti che la comunità esprime per difendersi e per sanzionare l'illecito non sono mezzi di prevaricazione, ma sono barriere a tutela dei piccoli e dei deboli. E su questa via credo che non sia retorico ricordare le figure esemplari di tanti che ci hanno preceduto e che hanno dato delle lezioni a tutti. Ricordo in particolare Salvo D'Acquisto e Giovanni Palatucci, modelli della innumerevole schiera di difensori dei più deboli.

E' con questi sentimenti che dichiaro ufficialmente aperto l'anno accademico 2003-2004 della Scuola di Perfezionamento per le Forze di Polizia.

 

 

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