![]() SOTTOSEGRETARIO DI STATO AL MINISTERO DELL'INTERNO Dipartimento della Pubblica Sicurezza |
Interventi Pubblici |
Intervento del Sottosegretario all'Interno on. Alfredo Mantovano
al
Il contrasto alla droga richiede strategie in grado di presidiare
contemporaneamente i diversi aspetti della questione:
· promuovere una cultura che escluda la ricerca di esperienze
di droga, proponendo valori adeguati;
· prevenire e informare, per orientare i danni e i pericoli
connessi all'uso di stupefacenti;
· reprimere il traffico e lo spaccio, sia sul piano nazionale
che su quello internazionale, con riferimento ai paesi di transito e ai
produttori;
· recuperare i soggetti che fanno uso di droghe.
Il bilancio generale in termini quantitativi dell'azione di contrasto svolta
in Italia nel 2004 dalle Forze di Polizia può essere sintetizzato nei dati
che enuncio:
I dati raffrontati alle risultanze del 2003 pongono in evidenza una
flessione dei sequestri (- 45,5 6%). Il decremento dei sequestri è
riferibile quasi esclusivamente alla minore quantità di cannabis e dei suoi
derivati, ed è l'esito dell'aumentata azione di controllo sulle diverse
rotte dei traffici, che ha costretto i trafficanti ad individuare percorsi
alternativi e a diversificare i modus operandi.
Andando a leggere nel dettaglio i dati emerge un incremento del 50% dei
sequestri di anfetaminici, che indica una preoccupante svolta nella
tipologia del consumo ; e segnala la necessità di rivedere i parametri di
valutazione dell'intero fenomeno, a cominciare dalla difficoltà di
rilevazione dei casi di morte per droga, oggi non facilmente distinguibili,
ad esempio, da una parte dei decessi per incidente stradale.
Di rilievo sono i quantitativi di cocaina e di eroina sequestrati:
rispettivamente oltre 3.300 kg e 2.400 kg. Certamente più significativo è
l'andamento del traffico di cocaina che continua a far registrare in Italia,
ma anche in molti altri Paesi dell'U.E., una domanda sempre più accentuata.
Le analisi sulle attività investigative concluse e tuttora in corso
consentono di indicare i seguenti assetti criminali sulla gestione del
traffico illecito, nella prospettiva sia nazionale che internazionale. Oltre
il 40% dell'eroina sequestrata nel nostro Paese risulta gestito da
organizzazioni criminali albanesi. Queste operano, con ramificazioni
internazionali e con solide basi organizzative in Italia, in modo autonomo,
ovvero insieme con associazioni criminali nostrane. Circa il 50% dell'eroina
sequestrata nel nostro paese risulta proveniente dall'Albania (NB: non
prodotta lì). Per questa ragione le forze di polizia sono particolarmente
impegnate in attività investigative nei confronti di organizzazioni albanesi
che sono presenti in numero elevato sul territorio nazionale.
Il traffico di eroina è alimentato in misura prevalente dalla produzione di
oppio in Afghanistan. Purtroppo anche per il 2005 vi sono ragioni per temere
che questo paese costituirà il territorio a maggior produzione di eroina,
per l'accentuato incremento delle coltivazioni di oppio e per l'accertata
costituzione, in quel Paese, di un rilevante numero di laboratori
clandestini.
Il traffico di cocaina, di quasi totale provenienza dalla Colombia, è
gestito prevalentemente dalla criminalità organizzata calabrese, che conta
su collegamenti con trafficanti colombiani e spagnoli e che svolge un ruolo
centrale per lo smistamento di questa sostanza nel nostro paese. E' poi
particolarmente rilevante la quantità di cocaina che giunge nel nostro
Paese, attraversando la Spagna.
Il traffico di hashish, invece, è gestito prevalentemente da cittadini
marocchini e giunge in Europa quasi esclusivamente dal Marocco, attraverso
la Spagna. Il territorio iberico ha ormai assunto un ruolo di grande
importanza anche nel traffico di hashish.
Un indicatore importante di questo fenomeno è il fatto che nel 2004 i
sequestri effettuati in Spagna seguono un andamento di evidente crescita,
già manifestatosi in forma esponenziale negli ultimi due anni. L'entità
della sostanza sequestrata nel 2004 ha superato gli 800 kg.. La Spagna si
pone come Paese di "riferimento" sia a livello europeo che mondiale. Le
spedizioni, prevalentemente via mare, si svolgono tutte o quasi attraverso
la penisola iberica per essere, poi, inoltrate in altri Paesi dell'U.E.
Si stima che l'hashish sequestrato nel 2004 in Spagna, proveniente dal
Marocco, sia pari al 50% dei sequestri a livello mondiale e al 77% di quelli
a livello europeo. Per quanto concerne il modus operandi delle
organizzazioni criminali, il trasporto nel breve tratto di mare che separa
il Marocco dalle coste spagnole viene effettuato su imbarcazioni veloci,
spesso gommoni. Da ultimo, va evidenziato che la marijuana che giunge nel
nostro Paese viene coltivata prevalentemente in Albania.
Anche se al momento in questo Paese, grazie agli sforzi compiuti ed ancora
in atto da parte del Governo italiano, si stanno facendo sforzi
significativi per mappare ed eliminare le coltivazioni di canapa, tuttora
presenti nelle zone meno controllabili del territorio, il fenomeno della
coltura è tutt'altro che residuale. Degli oltre 8.000 trafficanti di etnia
straniera denunciati in Italia, a fronte di un totale di quasi 29.000
persone, le maggiori presenze registrate sono state nell'ordine cittadini
marocchini, tunisini, albanesi, algerini, nigeriani, spagnoli, senegalesi e
colombiani.
Un altro dato particolarmente preoccupante è quello dei minori, oltre
1.000, con un incremento rispetto all'anno precedente di sei punti e mezzo
percentuali. La strategia italiana per contrastare il traffico illecito
colloca al primo posto la possibilità di dare corso alle consegne
controllate, ritenute strumento di rilevante importanza, per individuare e
disarticolare le grosse organizzazioni criminali. Nel 2004, la D.C.S.A, ha
fornito assistenza per la esecuzione di 59 consegne controllate, tra
nazionali ed internazionali.
Le attività investigative sviluppate sul territorio ed i controlli
effettuati ai confini hanno evidenziato che l'Italia mantiene le
caratteristiche di Paese di transito dei traffici di droga, oltre che di
consumo, e continua ad essere rilevante "base" di articolate organizzazioni
criminali di carattere sia nazionale che internazionale.
Al dilagante incremento di offerta di stupefacenti provenienti dai diversi
poli esteri di produzione si è contrapposta una strategia incentrata
essenzialmente sul coordinamento delle investigazioni e sulla
intensificazione della cooperazione con agenzie antidroga di altri Paesi.
L'attività svolta e i risultati ottenuti hanno confermato che
"coordinamento" e "cooperazione internazionale" sono strumenti necessari ed
indispensabili per una efficace attività di prevenzione e repressione del
traffico illecito di stupefacenti. In questo ambito è importante
sottolineare la particolare importanza di una adeguata rete di "esperti
antidroga" collocati nei paesi che hanno un ruolo più rilevante nella
produzione e nel traffico.
Le analisi svolte hanno, inoltre, confermato - come più volte sottolineato
nelle più qualificate sedi internazionali - che il traffico di droga rimane
la forma più diffusa e più redditizia di attività criminale organizzata a
livello transnazionale. Il lavoro da svolgere è ancora tanto, ma sono
convinto che per la parte riguardante il contrasto all'offerta la strada
intrapresa sia giusta. Si tratta ora di fare perno su questo punto fermo per
mettere in moto tutti gli altri elementi che citati all'inizio.
E' indispensabile una sempre più netta attività di chiarificazione che
superi inesistenti distinzioni fra droghe cosiddette "pesanti" e "leggere" e
una maggiore conformità delle politiche in ambito europeo e nazionale alle
indicazioni delle Nazioni Unite. Tutto questo nella consapevolezza che un
atteggiamento responsabile nei confronti del problema non può limitarsi ad
una pilatesca "riduzione del danno", ma deve andare ben oltre, ricalcando in
qualche modo ciò che in tutto il mondo si fa, per es., in tema di
infortunistica stradale: nessuno dubita che non basta potenziare le unità di
pronto soccorso degli ospedali, ma che è invece necessario stabilire limiti
e divieti, senza che ciò sia ritenuta una lesione dei diritti di libertà dei
singoli, e si debba infine sviluppare un'adeguata azione di
sensibilizzazione e formazione negli strati più giovani della popolazione.
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