SOTTOSEGRETARIO DI STATO
AL MINISTERO DELL'INTERNO
Dipartimento della Pubblica Sicurezza


Interventi Pubblici

 

 

Intervento del Sottosegretario all'Interno on. Alfredo Mantovano alla

festa dell'Arma dei Carabinieri

Bari, 15 giugno 2004 - Sacrario dei Caduti


 

Sig. Comandante Regionale, Ufficiali, Sottufficiali e Militi dell'Arma, Autorità, Signore e Signori,

190 anni dopo la fondazione dell'Arma dei Carabinieri, in mezzo a tante realtà effimere che costellano la nostra esistenza quotidiana, ci troviamo di fronte a qualcosa che effimero non è; a qualcosa che fa parte della nostra storia, e che anzi è la nostra storia; qualcosa che abbiamo ricevuto in eredità e che abbiamo il dovere di custodire e di tramandare a chi verrà dopo di noi perché ne riceva quei benefici dei quali noi abbiamo avuto e abbiamo esperienza.

Quale è il segreto del successo di Voi Carabinieri? Anzitutto la Vs estrema e pronta adattabilità a ogni contesto per il quale viene domandato il Vs intervento. Ciò non è frutto del caso, ma è l'esito coerente di una identità forte che Vi sostiene in ogni cambiamento: siete dei soldati, avete ben chiara una visione generale della realtà, da sempre amate la Patria con la P maiuscola, nei fatti e senza retorica. Nella storia questi soldati si sono distinti per la capacità di cercare tenacemente dove fosse la minaccia alla comunità, e di combatterla con tutti i mezzi disponibili; li abbiamo visti trasformarsi continuamente, impegnandosi contro i nemici esterni, a partire da quando i francesi tentavano di infiltrare sovversivi nel regno di Sardegna, e contro i nemici interni, consistenti nelle forme di criminalità che si sono succedute nella storia d'Italia, fino a quelle che oggi continuano a interessare la Puglia. E, a proposito del territorio pugliese, pur nelle sue articolazioni e differenze interne, non posso non condividere e sottoscrivere il richiamo alla collaborazione formulato dal Comandante Regionale, che va accompagnato da un lavoro incessante per rendere marginali ed emarginati i comportamenti omertosi.

Nel corso dei decenni, abbiamo visto i CC puntare l'attenzione sulla salute, sulla difesa dell'ambiente, sulla droga, sul terrorismo, sull'eversione ecc. Soldati in servizio permanente di polizia: questo concetto ha avuto oppositori ideologici, ma è rimasto presente e vitale nei paesi di tradizione latina, e offre alla comunità dei difensori che hanno la chiara consapevolezza, di cui con troppa frequenza abbiamo testimonianze tragiche, che vi sono valori per i quali vale la pena vivere, e anche morire.

La fine del mondo bipolare, segnata dalla caduta del muro di Berlino, e dall'emergere di realtà come il terrorismo di tipo islamico, ha costituito un nuovo banco di prova per i Carabinieri. Dopo la guerra fredda, sono cominciate tante altre guerre, più circoscritte territorialmente, ma più "calde", e la comunità internazionale ha "scoperto" che il modello del "soldato-tutore dell'ordine" è la risposta più efficace per quella zona grigia che è la fase di transizione fra la guerra e la pace. Per questa ragione oggi centinaia di Carabinieri difendono la sicurezza della nostra Nazione al di fuori dei suoi confini geografici, come conferma la crescita delle richieste di intervento di MSU (unità multinazionali specializzate) guidate da Carabinieri.

Dico questo perché oggi non ha più molto senso distinguere fra minacce interne e minacce esterne: la criminalità e il terrorismo ignorano i confini degli stati e, talora, si comportano essi stessi come entità simili a Stati; la sicurezza va tutelata a livello planetario, con un continuo sforzo di integrazione informativa fra il profilo interno e il profilo esterno. Le missioni in corso in Bosnia, nel Kosovo, in Afghanistan, in Iraq difendono direttamente le nostre città dal terrorismo, dalla droga e dalla criminalità organizzata, come fanno le nostre forze di polizia combattendo la stessa battaglia sul territorio nazionale; in questo scenario i Carabinieri sono già perfettamente strutturati per agire, sia sul piano informativo che su quello operativo.

Una capacità di risposta così differenziata ha un ritorno importante sulla qualità del personale, che oggi è in grado di accumulare esperienze di rilievo per svolgere i propri compiti. C'è però qualcos'altro che abbiamo imparato nelle tragiche ore del novembre scorso, proprio grazie al sacrificio di troppi soldati italiani (Carabinieri e non), e che ci ricollega con la memoria al significato del Sacrario che ci ospita: abbiamo imparato che esiste un'Italia di cui non si sentiva la voce e di cui non immaginavamo la forza, un'Italia che abbiamo incontrato in Piazza Venezia, davanti all'Altare della Patria, in fila fino a notte fonda per pregare e per rendere omaggio ai suoi caduti; un'Italia a causa della quale gli strateghi del terrore, quale che ne sia la provenienza, stanno cercando di censurare tutte le scene di violenza ai nostri danni; un'Italia che non indossa i soliti panni da Strapaese - spaghetti, mandolino e buonismo -.

Di questa Italia i Carabinieri sono un'immagine felice ed una parte preziosa; per questo oggi ci stringiamo a loro e li ringraziamo di cuore, perché continuino con pazienza e con fermezza, anche in questa Regione, a difendere un futuro meritevole di essere vissuto. Viva l'Arma dei CC, Viva l'Italia.

 

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