SOTTOSEGRETARIO DI STATO
AL MINISTERO DELL'INTERNO
Dipartimento della Pubblica Sicurezza


Interventi Pubblici

 

 

Intervento dell' on. Alfredo Mantovano, Sottosegretario all’Interno con delega alla Pubblica Sicurezza, tenuto a Vienna nel quadro del semestre di presidenza austriaca dell'UE.
Una riunione informale dei ministri degli Interni e della Giustizia dell'Unione Europea.

Mantovano è intervenuto su delega del ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu.

Vienna 13 gennaio 2006


 

“A nome del governo italiano, saluto la presidenza austriaca, Le rivolgo gli auguri di ottimo lavoro, accompagnati dall’apprezzamento per aver riaperto il dibattito sul futuro del sistema europeo di asilo. E’ un obiettivo che va perseguito distinguendo in modo chiaro le richieste fondate da quelle strumentali: queste ultime tese ad aggirare le norme europee e di diritto interno relative agli ingressi regolari degli extracomunitari.

L’esperienza italiana rivela che negli ultimi due anni in media soltanto l’8% delle richieste d’asilo si sono rivelate fondate. In buona parte del restante 90% dei casi si trattava di clandestini. In cifre assolute, questo ha voluto dire per il 2004 781 riconoscimenti dello status di rifugiati rispetto a 8762 decisioni adottate, e per il 2005 a 722 riconoscimenti dello status di rifugiati rispetto a 10304 decisioni adottate. Sappiamo che vi sono dati analoghi in altri Paesi europei. Nel 2002 l’Italia ha introdotto norme tese a migliorare la procedura dell’esame delle domande d’asilo, costituendo sette Commissioni Territoriali che operano nelle aree maggiormente investite dai flussi migratori. Nelle Commissioni ci sono rappresentanti dell’UNHCR e si collabora con la stessa UNHCR e con l’OIM per il primo screening dei richiedenti asilo nelle situazioni di emergenza determinate da arrivi massicci.

La commistione tra asilo e immigrazione clandestina, con le percentuali e le cifre assolute ricordate, ha assunto in Italia un carattere di vera emergenza. Flussi migratori massicci giungono soprattutto via mare dall’Africa attraverso la rotta libica. L’aumento degli sbarchi negli ultimi mesi prescinde da condizionamenti stagionali e ha acquistato carattere di continuità. Nel solo mese di dicembre sono giunti in Sicilia e sulle isole meridionali (in particolare, Lampedusa) 1.677 clandestini (di essi 555 il solo giorno 26). In tutto il 2005 sono stati, sempre sulle cose della Sicilia, 22.824, a fronte dei 13.594 del 2004. Il 2006 è cominciato senza variazioni: fra il 7 e l’8 gennaio sono arrivati a Lampedusa quasi 500 clandestini, a bordo di 3 imbarcazioni.

In questi flussi è stato rilevato il forte aumento degli immigrati provenienti dal Marocco che, negli ultimi due mesi, sono diventati pari al 32,4% del totale dei clandestini pervenuti in Italia: nello stesso periodo del 2004 erano stati 2,4%. E’ evidente che, dopo i fatti di Ceuta e Melilla e il rafforzamento delle misure di contenimento in quell’area, buona parte dei flussi migratori clandestini che facevano ingresso dal Marocco in Spagna si riversa oggi sull’Italia attraverso la Libia.

Ciò avviene – vorrei sottolinearlo - nonostante la collaborazione delle autorità libiche, che tuttavia, per la lunghezza e per l’articolazione delle coste libiche, riescono a circoscrivere, ma non a impedire del tutto i flussi. Indagini di polizia hanno rivelato l’esistenza di due diversi itinerari seguiti dalle organizzazioni criminali marocchine dedite al traffico di migranti: uno via terra, che raggiunge la Libia attraverso l’Algeria, l’altro dall’aeroporto di Casablanca verso quello di Tripoli. E’ una situazione particolarmente allarmante, poiché si aggiunge alla consistente migrazione proveniente, sempre attraverso la Libia, dall’area sub-sahariana. L’emergenza viene affrontata dall’Italia garantendo il soccorso e la prima accoglienza, ma facendo seguire a questi interventi di necessità gli altrettanto necessari provvedimenti di espulsione e di riaccompagnamento, inclusi i voli charter per la Libia e per l’Egitto: con questo continuiamo a sostenere costi rilevanti per la difesa di una frontiera che è europea prima ancora che italiana.

Il Consiglio Europeo nel dicembre scorso ha approvato un programma per un approccio globale al problema delle migrazioni nell’area del Mediterraneo e in Africa. Occorre che tutte le misure in esso previste vengano attuate con urgenza, con il coinvolgimento diretto dei Paesi terzi interessati. L’obiettivo da raggiungere non è tanto il tempestivo avvistamento in mare delle imbarcazioni che trasportano i clandestini – cosa che peraltro già avviene – quanto ottenere (anche fornendo mezzi e formazione) quella piena collaborazione dei paesi di provenienza e di transito che impedisce che i clandestini partano.

E’ quindi indispensabile, come statuito dal Consiglio Europeo, approvare al più presto il Piano d’Azione U.E.-Libia in tema di migrazione e attuare i relativi progetti operativi. E’ necessario, inoltre, destinare risorse adeguate in favore dei Paesi maggiormente esposti all’impatto dell’immigrazione clandestina – fra questi anzitutto l’Itali - anche con l’allocazione dei fondi di emergenza messi a disposizione dalla Commissione. E’ altresì indispensabile sostenere, attraverso misure comuni, l’impegno dei Paesi terzi affinché, nel pieno rispetto dei diritti umani, e in particolare dei rifugiati, sia facilitato il ritorno nei Paesi di provenienza dei clandestini e di coloro ai quali non può essere riconosciuto il diritto all’asilo nell’U.E..

Anche i programmi di rimpatrio vanno adeguatamente finanziati, nel contesto delle nuove prospettive 2007-2013. I Paesi di origine e di transito dei flussi migratori vanno poi sostenuti nella loro capacità di individuare e gestire i richiedenti asilo. L’Unione dovrà incoraggiare tali Stati nell’elaborazione di sistemi legislativi quanto più possibile armonizzati, sul modello di quelli in vigore nei Paesi europei, e coadiuvarli nella realizzazione di standard di accoglienza adeguati, incoraggiando la collaborazione con l’ACNUR e con le altre organizzazioni internazionali. Tutto questo in un quadro di soluzioni strutturali a regime. Misure di urgenza, se pure utili in determinate circostanze, non avrebbero comunque un impatto significativo. Infine, non risponde a una esigenza reale l’ipotesi di creare nuove strutture per migliorare la collaborazione tra i Partner nel settore asilo, quanto meno a medio termine.

E’ invece indispensabile un miglior utilizzo e coordinamento dei Fori già esistenti (Gruppo Asilo, Gruppo Alto Livello Asilo e Immigrazione e Comitato Strategico Immigrazione, Frontiere e Asilo) affinché gli stessi, in relazione alle rispettive competenze, contribuiscano concretamente all’avanzamento dei lavori comunitari sia sul piano normativo che su quello della collaborazione operativa.”

 


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