ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


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Articolo pubblicato su il Nuovo
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Martedì 16 Febbario 2003

 

Le parole di Pisanu accendono il dibattito. An prende le difese del ministro: "Ci fu strumentalizzazione politica". Magistrati sulle barricate: "C'è una strategia dall'alto".

Riesplode lo scontro su Tangentopoli




ROMA - Le toghe “maramalde” citate ieri dal Ministro degli Interni fanno ancora discutere a distanza di ventiquattr’ore. Perché la denuncia di Beppe Pisanu sull’uso parziale e ideologizzato della giustizia da parte di alcuni magistrati suscita quasi indignazione in alcuni autorevoli membri del potere giudiziario; ma anche sentiti moti di solidarietà in alcuni esponenti politici.

Comunque sia nella magistratura oggi c’è chi censura con decisione le parole di Pisanu. ''E' una operazione di marketing politico di basso livello, - commenta difatti Armando Spataro, procuratore aggiunto di Milano e segretario nazionale del Movimento per la giustizia - organizzata per promuovere una strategia precisa, tesa a screditare la nostra categoria. Verrebbe voglia di alzare le spalle e di chiuderla lì. Ma non si può: bisogna reagire, é evidente che non sono uscite casuali".

Più pacata ma altrettanto ferma la reazione del presidente dell'Anm, Edmondo Bruti Liberati. ''C'era un sistema di corruzione diffuso e questo, ormai, non è solo un dato giudiziario. I magistrati hanno perseguito fatti specifici e le conseguenze sul sistema politico sono dipese da ragioni politiche interne e internazionali. A distanza di anni nessuno ha mai potuto indicare episodi specifici rispetto ai quali vi erano elementi significativi per procedere e sui quali la magistratura non ha indagato”.

Ma se la magistratura respinge al mittente accuse ed allusioni nel mondo politico c’è chi prende in toto le difese di Pisanu. A concordare pienamente col titolare del Viminale è anche uno dei suoi vice, per quanto appartenente ad un partito diverso da quello del ministro. Alfredo Mantovano (An), sottosegretario all'Interno. “Nella storia di Tangentopoli in più di una circostanza vi è stata una evidente strumentalizzazione della giurisdizione a fini politici. - dichiara Mantovano - E l'esempio più clamoroso della strumentalizzazione della giurisdizione a fini politici è rappresentato dalla famosa notifica dell'informazione di garanzia all'allora ed attuale presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che guidava a Napoli il summit contro la criminalità. Mi chiedo se nelle modalità e nelle tempistiche di questa notifica non emerga con assoluta chiarezza questo uso strumentale della giurisdizione. Specie se poi si considera che il processo si è definito con l'assoluta estraneità giudiziaria riconosciuta al presidente del Consiglio rispetto ai fatti che gli sono stati contestati''. Il ministro per gli Affari regionali Enrico La Loggia, oltre ad esprimere la sua più piena solidarietà a Pisanu, sferra un duro attacco contro il centrosinistra: "L'aggressione subita dal ministro dell'Interno dimostra ancora una volta che non si può mettere in discussione lo stravolgimento della vita politica e istituzionale del nostro Paese determinato dall'azione di alcune procure senza incorrerere nelle vergognose strumentalizzazioni dell'oposizione".

Da sinistra i primi commenti sono ovviamente di tutt’altro tono. L'affondo più duro è di Luciano Violante che critica senza mezze misure la ricostruzione degli anni di Tangentopoli fatta da Pisanu: "E' falso dire che il Pci fu graziato. Noi fummo processati e assolti". ''Ci vuole poco a capire perché sono state fatte dal ministro, in una sede del partito, e che partito, quelle dichiarazioni. - gli fa eco l'ex dirigente del Pci Emanuele Macaluso - Tuttavia la cosa da sottolineare non è la coerenza di Pisanu, ma il fatto che si vuole tornare all'omertà di Stato, che abbiamo conosciuto negli anni Cinquanta, quando veniva invocata in nome della difesa dal comunismo. Una trincea alzata per motivi che avevano un certo fondamento, ma usata anche per interessi di potere''.

Il portavoce di Antonio Di Pietro si dice "indignato" persino al pensiero che si possano apostrofare da maramaldi persone come Boccassini, Colombo o Spataro. "E anche Falcone e Borsellino, da vivi, avrebbero dovuto sopportare simili ingiurie? - si chiede retoricamente Giorgiò Calò - Che non ci sia un limite alla maleducazione e alla prepotenza è purtroppo vero, ma non ci aspettavamo tanto stupido livore da chi fino ad oggi aveva brillato soprattutto per assenza".


 

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