ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IDEaZIONE
(Sezione:  Politica       Pag.     )
Mercoledì 1 giugno 2005

di Alfredo Mantovano

 

 L’astensione attiva in difesa della vita


 

Se fosse vero quello che sostengono i referendari, il sottoscritto sarebbe un pericoloso criminale, perché, essendo impegnato nel far fallire i referendum, di fatto vuole impedire la cura dell'Alzhaimer e del Parkinson. È proprio così? Il primo quesito referendario punta a eliminare i limiti posti dalla legge 40 alla sperimentazione sugli embrioni umani; mira a consentire la conservazione di embrioni congelati a scopo di ricerca, la clonazione "terapeutica" e la ricerca scientifica effettuata su cavie umane allo stadio embrionale. Il presupposto è l'equiparazione degli embrioni a "materiale" da laboratorio o a insieme di cellule da cui prelevare pezzi di ricambio. Per vincere il ricatto ideologico secondo cui chi sostiene la legge 40 non vuole la guarigione di coloro che sono affetti da gravi malattie è sufficiente leggere il bel volume (edito da Mondadori) “La cura che viene da dentro” del prof. Angelo Vescovi, scopritore delle cellule staminali cerebrali: il genetista documenta in modo inconfutabile (e infatti, nessuno lo ha confutato) che finora non un solo caso clinico è stato risolto ricorrendo alle cellule staminali prelevate da embrioni, a differenza di quanto è accaduto con le staminali prelevate da adulti.

Il secondo quesito punta a "produrre" più embrioni di quelli necessari per un unico impianto, e quindi a congelare i soprannumerari. A parte i problemi relativi alla crioconservazione degli embrioni (rischio di abbandono, "scadenza" a tempo determinato, alterazioni e morti embrionarie), gli studi dimostrano che il numero assoluto di "bambini in braccio" non cambia sensibilmente aumentando la produzione di embrioni per ciclo, mentre è certo che aumenta la perdita di embrioni. Il quesito chiede inoltre di allargare l'accesso della fecondazione artificiale ai portatori di malattie genetiche, consentendo di eseguire la selezione genetica preimplantatoria per scegliere i sani ed eliminare i malati, o i probabili malati, o magari quelli che potrebbero ammalarsi in futuro. Ora, la selezione genetica, pur se mossa dal legittimo desiderio - che tutti abbiamo - di far nascere un figlio sano, si risolve in una discriminazione fra esseri umani - tali sono - che sono titolari dell'uguale diritto di continuare la loro esistenza.

In coerenza con queste premesse, il terzo quesito referendario punta a eliminare il concepito dal novero dei soggetti titolari di diritti coinvolti nelle procedure della legge 40, mentre il quarto quesito mira a sopprimere il divieto di fecondazione eterologa, consentendo l'utilizzo di semi di uno e di entrambi i genitori diversi da quelli giuridici: in tal modo si vanifica il diritto dei figli a conoscere i genitori biologici, a causa dell'anonimato del donatore, e si aumenta il rischio di patologie relazionali all'interno delle famiglie. Ma non è in gioco soltanto l'aspetto di merito toccato da ciascun referendum. La scienza oggi non è una professione liberale praticata da una cerchia ristretta di individui; è un'attività complessa, che coinvolge gruppi di ricerca internazionali; i ricercatori, pur se muniti di coscienza, rispondono, oltre che a essa, alle aspettative di chi li finanzia. Vanno delegate loro scelte che competono alla politica? O non va considerato che ogni opzione tecnologica incorpora una visione del mondo e ogni programma di ricerca richiama un programma politico? La posta in gioco è enorme: per la prima volta nella storia l'uomo ha la possibilità materiale di modificare sé stesso, intervenendo nel momento cruciale della propria esistenza, e cioè al suo sorgere. Di fronte a questioni di tale peso, il comportamento più saggio non è forse proprio quello di rifiutare la logica referendaria del "sì-no", che banalizza e distorce, e di mantenere in vita - con una astensione attiva, cioè motivata e propagandata - un testo di legge, frutto di sette anni di approfondimento e di confronto in Parlamento?


    

 

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