ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL GIORNO il Resto del Carlino LA NAZIONE Giovedì 1 novembre 2001

Silvia Mastrantonio.

«Per ora nessuna emergenza eppure non siamo tranquilli»


Roma- «Non c'è, allo stato, nessuna informazione che ci induca a stare in allarme, che è diverso dal dire che possiamo stare tranquilli». Il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano liquida così la domanda di rito che più preocupa gli italiani dinnazi agli scenari di guerra e di terrorismo internazionale. Ma avvverte: «Noi ci stiamo attrezzando , ma è fuor di dubbio che sono stati persi anni preziosi nonostante le segnalazioni che venivano dai servizi e le indagini delle nostre procure. Non si è avuta lungimiranza rispetto al terrorismo internazionale. Dobbiamo recuperare terreno, ma ci vuole tempo»

Vuol dire che la prevenzione non ci vede preparati fino in fondo? Sappiamo ad sempio, che mancano intrpreti....
«Per noi il livello di attenzione non si è abbasato mai, dall'11 settembre. Stiamo utilizzando tutti gli uomini disponibili oltre ogni limite. Sono stati sospesi riposi, ferie, permessi. Questo è per l'immediato, per il futuro stiamo avviando una serie di interventi strutturali per metterci al passo con il livello dei rischi».

Ma così quanto potremo reggere? E i miliatri?
«Per i 4000 militari l'impegno non è ancora effettivo perchè occorre completare l'iter parlamentare relativo all'articolo 18 del pacchetto sicurezza. Poi saranno utilizzati secondo le singole esigenze dei comitati provinciali per l'ordine e la sicurezza».

Anche all'interno delle città
«Magari anche dinnanzi ai palazzi di giustizia, come ci ha richiesto qualche prefetto, vedremo caso per caso».

Ma bastano i militari per fronteggiare l'emergenza?
«Bisogna che la gente capisca che la sicurezza non è come un supermarket dove si prende quello che serve. Occorre anche la collaborazione attiva dei cittadini che non significa invito alla delazione, ma attenzione e raccordo costante con le forze di polizia. E poi non bisogna farsi prendere dal panico che è uno degli obiettivi che insegue il terrorismo. Il panico si traduce in paralasi. Per questo motivo sostengo che se, fortunatamnte, in Italia non ci sono stati casi di antrace, allora si deve affrontare la questione con animo equilibrato».

C'è qualcosa di strutturale da fare subito?
«Sarebbe importante approvare il disegno di legge sull'immigrazione. Regole più serie per chi entra aiuterebbero anche la prevenzione

Resta irrisolto, però, il nodo dell'identificazione certa degli immigrati clandestini...
«No. Per questo motivo prevediamo tempi più lunghi di permanenza nei centri di accoglienza e inoltre la Dia sta sperimentando un sistema di individuazione attraverso la retina che darebbe garanzie assolute»

Un sistema che potrebbe essere esteso all'intera cittadinanza, extracomunitaria e no?
«Secondo me ogni strumento se non è invasivo e non è lesivo dei diritti, può essere impiegato. Non dimentichiamo che stiamo parlando da tempo della carta d'idendità elettronica e di quella con le impronte digitali»

A monte, comunque, dovrebbe essere costituita una banca dati...
«Fondamentale per scongiurare fenomeni come quello dell'immigrazione clandestina ma anche per la lotta al terrorismo internazionale».

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