ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su Il Gazzettino
(Sezione:           Pag.     2)
Martedì, 19 Luglio 2005

M.Ant.

DA FIUGGI IN POI Anche nel Msi i contrasti erano forti e turbolenti, ma non si era mai arrivati all?intervento diretto del leader che commissaria tutta la dirigenza

 

 Svolte, scissioni, azzeramenti: dieci anni di scontri

Un precedente nel 97 quando, dopo la sconfitta alle amministrative, il presidente sostituì il coordinatore nazionale Gasparri


 

Roma

NOSTRA REDAZIONE

Alleanza nazionale vive una delle fasi più difficili della sua storia decennale, anche perché arriva a 10 mesi dalle elezioni politiche e la mente corre a momenti altrettanto drammatici vissuti dalla destra. Difficile però trovare una vicenda analoga, vale a dire l'intervento del leader del partito che praticamente commissaria la dirigenza nazionale e locale, mentre se si allarga il discorso a conflitti interni vissuti prima dal Msi e poi da An si rintracciano periodi altrettanto turbolenti e critici, pur con diversità rispetto all'attuale.

Se si parla di interventi sulle cariche del partito, tutti pensano a quello che avvenne nel dicembre del 1997, quando, dopo la sconfitta alle amministrative, Fini decise di sostituire il coordinatore nazionale Maurizio Gasparri, mandando in prima linea due giovani dirigenti fino allora poco conosciuti alle cronache politiche: Manlio Contento e Alfredo Mantovano. Per il resto, scontri anche duri, che di solito si concludevano con vinti e vincitori, senza però mai arrivare al leader che decide di "licenziare" la dirigenza. Magari poteva accadere che gli sconfitti o comunque coloro che non si riconoscevano più nella linea del partito decidevano di sbattere la porta e di seguire altre strade.

Come avvenne dopo la conferma alla guida del Msi di Arturo Michelini nel 1956, quando il gruppo di Ordine Nuovo decise di abbandonare via della Scrofa. Più dirompente la vicenda del '76, dopo la sconfitta alle elezioni della primavera precedente e del confronto sull'atteggiamento da assumere rispetto al governo della "non sfiducia" di Andreotti. Nacque un nuovo partito, Democrazia nazionale, al quale aderirono anche i capigruppo del Movimento sociale di Senato e Camera, Gastone Nencioni ed Ernesto De Marzio. E sulla scia di quell'episodio, l'anno dopo si dovette arrivare al rinnovo dei vertici del Fronte della Gioventù, visto che i dirigenti avevano deciso di abbandonare il Msi: Giorgio Almirante scelse colui che per preferenze si era classificato quinto, Fini.

Dieci anni dopo per lui arrivò l'elezione alla segreteria dell'Msi, con l'inizio di un duello-alternanza con Pino Rauti che si concluse nel luglio '91, quando nel Comitato centrale Fini vinse il confronto con Domenico Mennitti dopo le dimissioni di Rauti e ottenne la guida del partito. In mezzo la svolta di Fiuggi e la nascita di An, con la scelta di Rauti di non seguire il nuovo corso e di dar vita al Movimento sociale-Fiamma Tricolore. L'ultimo di una serie di episodi traumatici, anche se nei dieci anni di storia di An non sono mancati momenti di crisi, pur senza arrivare ai livelli toccati in queste ultime settimane. Basti pensare a quanto avvenne dopo la sconfitta alle Europee del 1999 che sancì il fallimento dell'alleanza con l'Elefantino di Mario Segni. O alle polemiche seguite alle affermazioni di Fini sul fascismo durante il viaggio in Israele nel novembre del 2003, che portarono all'abbandono del partito da parte di Alessandra Mussolini.


    

 

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