ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
(Sezione:  GAZZETTA  DI   LECCE   Pag. 88)
Domenica 7 marzo 2004

Biagio Valerio

PORTO CESAREO / Si è compiuto all’alba il destino delle villette condannate senza appello.Schierati cento uomini fra poliziotti e carabinieri

 Le ruspe avanzano,senza incertezze

L’escavatorista come un rapinatore:incappucciato e mascherato.Ma lo Stato era con lui


 

PORTO CESAREO - E' la vendetta delle ruspe: quel che i denti delle pale meccaniche non erano riusciti a demolire circa un mese fa questa volta crolla sotto i colpi inferti dai manovratori, mascherati come rapinatori per non farsi riconoscere. E adesso lo Stato c'è, eccome: in prima fila il sottosegretario Alfredo Mantovano, poi tutte le più alte cariche provinciali. Insieme ad un esercito di cento uomini in tenuta antisommossa. Spicca, casomai, l'assenza del sindaco Luigi Fanizza, rintanato in un bar cesarino con i suoi fedelissimi a seguire in diretta telefonica quel che accade sulla Torre Lapillo-Avetrana. Ubi maior minor cessat. La cronaca della giornata racconta di un arrivo sulle sponde dello Ionio che ricorda «Apocalipse Now». E' l'alba quando il traffico si blocca ovunque al passaggio di un'armata che parte dal capoluogo, nei pressi della Questura, e fa spavento: cento persone, tra carabinieri giunti da Bari e dai comandi provinciali di Lecce, Brindisi e Taranto e agenti della Questura di Lecce. Poi uomini della Digos, due ambulanze del 118, vigili urbani che attendono l'arrivo dell'esercito.

Si ricomincia lì dove la sconfitta fu più cocente il 12 febbraio scorso: a duecento metri dal camping di Torre Castiglione ci sono due villette. Una è già rifinita e lì dentro si è asserragliato da un mese con stufette e scatolette Salvatore Ianne di Salice Salentino. Proprio grazie a lui e ai suoi certificati medici da infartuato le ruspe non colpirono durante il primo blitz ma furono costrette ad un imprevisto dietro-front. Ieri la storia ha una svolta quando gli agenti bussano alla sua porta, lui apre e tenta il dialogo: «Io non me ne vado - dice con decisione - voglio morire qui, sotto le macerie della mia casa». Storia già vista e che questa volta non funziona perché la decisione di portarlo via di peso è obbligata, gli ordini sono chiari e inequivocabili: oggi è tempo di tabula rasa. L'operazione è estremamente scabrosa con Ianne che si sente male. Una, due volte. Sembra sul punto di vomitare, poi di svenire. Infine viene ingoiato dalla pancia di un'autoambulanza e trasportato all'ospedale di Copertino. Intanto gli agenti svuotano l'interno da suppellettili ed oggetti e la costruzione di calce bianchissima e carparo giallo come il sole è pronta per essere immolata. Ianne esce di scena e la nuova attrice è la ruspa: le villette dello smacco cadono giù a colpi di pala. Viene sbriciolata in pochi minuti anche la casetta confinante, quella ancora allo stato di «rustico» dei due coniugi di Salice, nota alle cronache per aver «inglobato» nella costruzione addirittura un palo della Telecom. E viene raso al suolo anche un muretto di recinzione, abusivo anche questo, che insiste pochi metri più avanti. A colpire sono le ruspe «fantasma» con le targhe occultate e i manovratori che sembrano anarchici o ultras pronti all'attacco: si vedono solo gli occhi mentre tutto il viso è travisato da sciarpe e berretti.

Magno è uscito di scena dopo le botte del 20 e chi supplisce non vuole correre rischi. Altrove un'altra pala gemella fa lo stesso lavoro ma con minor clamore: a Torre Lapillo, nella zona delle pescherie, un rustico completato e di recentissima costruzione viene demolito. La missione è completa. Poi il pensiero va già ai prossimi giorni: sono quindici i manufatti abusivi per i quali la Procura ha rilasciato il nulla osta per la demolizione. Nei prossimi giorni si andrà avanti con il programma, non si torna più indietro. Ma è ormai accertato che sono 244 gli edifici non condonabili in alcun modo perché rientranti in aree di tutela paesaggistica: la guerra è solo cominciata.

Intorno alle sette, quando ci sono solo macerie, arrivano le personalità: il sottosegretario Alfredo Mantovano, il prefetto Gianfranco Casilli, il questore Francesco Zonno, il vicequestore aggiunto Rocco Stradiotti, Raffaele D'Agostino, il capo della Digos; il colonnello Sergio Raffa e il tenente colonnello Maurizio Spada, il comandante provinciale della Guardia di Finanza Antonino Maggiore, il comandante della compagnia dei carabinieri di Campi, maggiore Vito Di Girolamo;, l'onorevole Achille Villani Miglietta. Lo Stato c'è, per oggi è finita, andate in pace.


    

 

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