ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
(Sezione: CRONACA di LECCE   Pag.   70   )
Domenica 27 Aprile 2003

e.t.

Criticata aspramente la decisione adottata da Marti e Capone. Ma il Polo poi respinge la richiesta di revoca degli incarichi ai due amministratori

Il centrosinista boccia l'autosospensione

Maritati: «Nessuna allusione, a parlare sono i risultati accertati dalla Procura»

 

L'autosospensione degli assessori Marti e Capone non basta a far dialogare maggioranza ed opposizione. La stessa decisione, infatti, è «un gesto di responsabilità e di maturità politica» per il Polo, là dove la minoranza insiste nell'attribuirle un «significato equivoco» e senza valore giuridico. Così, il dibattito in Aula si è concluso con la bocciatura dell'ordine del giorno con cui il centrosinistra chiedeva la revoca degli incarichi a Roberto Marti ed Antonio Capone e l'assunzione «da parte degli enti e delle società controllati dall'amministrazione meccanismi automatici di affidamento di opere, servizi ed incarichi professionali nonchè di selezione del personale ai fini delle assunzioni informati ai principi dell'evidenza pubblica».

Il confronto, dunque, ha portato in Aula i veleni ed i "coltelli" che le due opposte coalizioni si sono scambiati vicendevolmente, nei giorni scorsi, tramite conferenze e comunicati. Alberto Maritati, primo firmatario dell'ordine del giorno, ha aperto gli interventi della minoranza, precisando che «le nostre non sono allusioni ma quanto si legge nelle intercettazioni. Qui non abbiamo panni sporchi da lavare in famiglia, visto che siamo in consiglio comunale. Quello di cui parliamo sono i risultati accertati dalla Procura distrettuale antimafia, non denunce di qualcuno. Le intercettazioni rivelano consuetudine di rapporti, complicità, intimità con Matarrelli da parte di amministratori». Maritati non ha potuto fare a meno di ricordare i suoi interventi sia nel consiglio comunale del 10 marzo scorso sulla criminalità sia in quello successivo dedicato alla Sgm, nei quali «la nostra disponibilità e le nostre perplessità furono respinte con arroganza e sdegno». Maritati ha auspicato che «la politica faccia la sua parte intervenendo tempestivamente per sanare e correggere ogni errore di comportamento e di atti che non coincidono con le regole fondamentali della pubblica amministrazione, della democrazia, della trasparenza». Infatti, come ha ribadito poco dopo Carlo Benincasa, capogruppo dei Ds, il problema non è dato dai risvolti penali della vicenda ma da quelli squisitamente politici, che derivano «già dal solo rapporto di amicizia tra esponenti della malavita e personaggi politici di questo Comune». Benincasa ha ricordato quanto detto dal sottosegretario Alfredo Mantovano, secondo il quale «è fin troppo ovvio sottolineare che chiunque svolga attività politica, in particolare in ruoli di governo centrale o territoriale, ha il dovere di prendere le distanze da ambienti criminali anche se i rapporti fossero esclusivamente personali».

Ed «in perfetta sintonia con il sottosegretario» ha detto di muoversi Saverio Congedo, segretario provinciale di An oltre che consigliere, aggiungendo che quello di Marti e Capone «è un gesto di responsabilità e di sensibilità politica», accusando l'opposizione di essere «in cerca di scorciatoie per rivincite elettorali gettando fango sulla città».

«Un modo sommario e giustizialista di fare politica», è stato definito da Antonio Carlà, vice capogruppo di Forza Italia, «quello della minoranza, alla stregua del cacciatore che, pur di giungere alla preda, non si cura di ciò che calpesta lungo la strada». Fuori dall'aula consiliare, Carlà ha tenuto ad evidenziare «la risposta unitaria e compatta del gruppo di Forza Italia, presente praticamente per intero se si esclude l'assenza di chi fisicamente non era in città», per mettere a tacere le voci che, alla vigilia del Consiglio, riferivano di rinnovati contrasti interni al partito.

Fiorino Greco, indipendente, ha tenuto a far sapere che «Lecce non è una città di malaffare», chiedendo di «fare chiarezza su come gli organi di informazione abbiano ottenute le intercettazioni». Il capogruppo dell'Udc Luigi Rizzo, «apprezzando le autosospensioni di Marti e Capone, ritiene giusto, opportuno e doveroso attendere che la magistratura compia i propri accertamenti, nella consapevolezza che se qualcuno ha sbagliato è giusto che paghi; così come se qualcuno è stato ingiustamente offeso nella propria dignità umana prim'ancora che politica, è giusto che sia riabilitato come merita agli occhi della città». Lo stesso pensiero è stato espresso da Stefano Porcari, dei Riformisti, il quale ha voluto mandare a dire al sottosegretario Mantovano «di non essere così drastico. Durante la campagna elettorale sono stato avvicinato da molta gente - ha spiegato - ma là dove ho capito che qualcosa non andava mi sono ben guardato dall'allacciare rapporti. Ma non si possono avere pregiudizi e preconcetti». Sulla trasparenza ha insistito Loredana Capone, capogruppo della Margherita, secondo la quale «la persistente violazione delle regole è un'apertura di credito nei confronti di quei gruppi che pensano di poter agire proprio fuori dalle regole».

Nel dibattito sono intervenuti pure Marcello Belgioioso, di Rifondazione comunista, ed Antonella Lifonso, dello Sdi, la quale ha ricordato il "Dna" dei socialisti in materia di garantismo. «Qui non si tratta di rimuovere assessori ma di porre regole chiare», ha precisato, insistendo sul fatto che l'opposizione non sarà «nè muta nè accondiscendente».

A proposito di trasparenza dei comportamenti delle persone, poi, non è sfuggita un'osservazione del sindaco Adriana Poli Bortone là dove, nel suo intervento conclusivo del dibattito, ha detto che «tutte le liste dovrebbero essere fatte in maniera adeguata, sia a livello comunale sia a livello circoscrizionale, giacchè le circoscrizioni sono un'articolazione del consiglio comunale». Il primo cittadino non è stato più esplicito, ma, lontano dai banchi consiliari e nei corridoi, qualcuno ha collegato la considerazione alla presenza in alcune liste nei Quartieri di candidati, per il centrosinistra, in qualche maniera coinvolti in vicende giudiziarie. Ma si tratta di candidati che, comunque, non sono stati eletti.


   

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