ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
(Sezione:  IN PRIMO PIANO  Pag.   2  )
Lunedì 26 maggio 2003

Franzi de Palma

INTERVISTAParla il nostro sottosegretario all'Interno

«No al fermo ai confini»

Mantovano: presto una legge europea sull'asilo


BARI - Il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano non condivide la proposta britannica di parcheggiare in Albania invece che in Puglia, cioè ai confini della Ue, i profughi che chiedono asilo all'Europa. «Il progetto ha delle difficoltà tecniche insuperabili in quanto l'esame per il riconoscimento del titolo di rifugiato deve essere fatto da una commissione di un Paese membro dell' Unione europea. I commissari dovrebbero spostarsi in Albania e in Turchia, e poi ci dovrebbe essere un accordo per consentire tutto questo. Mi sembra che si complicherebbero solo le cose». Mantovano, che ha la delega all'immigrazione, fa un passo indietro ricordando che la legge italiana, la «Bossi-Fini» ha dei punti innovativi in materia e stabilisce «che le domande di asilo vengano esaminate non più da un unica commissione centrale ma da commissioni territoriali, proprio per consentire tempi più rapidi anche se l'esame deve essere sempre approfondito e non sommario. Sono previsti per chi richiede asilo, centri di identificazione, che non hanno il regime di sicurezza dei centri di accoglienza permanente, finalizzati all'esplusione dei clandestini (per intenderci San Foca) ma che avranno (il regolamento è in corso di definizione) un regime meno rigido»

Lei quindi è contrario al progetto imglese?
« Sì. Un conto è che ci sia una commissione territoriale, per esempio a Bari, con un centro di identificazione vicino, il che significa che coloro i quali richiedono asilo vengono alloggiati e nel giro di poche inizia l'esame della loro posizione. Inoltre non so se in questo momento paesi come l'Albania, il Marocco o la Turchia possano avere strutture adeguate. In più avrei qualche remora ad immaginare centri di questo tipo in Turchia per curdi richiedenti asilo». La commissione europea si appresta ad esaminare il problema in previsione del vertice di Salonicco.

Ma a che punto è la direttiva europea sull'asilo?
«È imminente. Non sono se riusciremo a licenziarla a Salonicco prima della fine della presidenza greca, altrimenti la vareremo durante il semestre italiano. Si tratta di una legge quadro a livello europeo e alla quale si adegueranno le legislazioni nazionali. Indicherà i presupposti per riconoscere l'asilo, le procedure tendenzialmente omogenee ed altri aspetti come i campi di accoglienza ecc.. In effetti esistono paesi che sono maggiormente gravati dalla richiesta di asilo per varie ragioni. In Germania esiste una consistente comunità curda, per cui tutti i curdi cercano di andare lì. Se si entra in una logica di Unione non si può pensare che gli oneri ricadano solo su un Paese. L'Italia sta facendo questo discorso da tempo, per una ripartizione proporzionta degli oneri».

L'immigrazione è una delle priorità del semestre italiano e l'Inghilterra, che guida la classifica dei paesi scelti dagli extracomunitari, spingerà molto su questo fronte. Lei cosa propone?
«Comprendo la preoccupazione del Regno Unito per il carico che grava su di loro. I rimedi possono essere vari, certamente un ripartizione di incombenze tra tutti gli Stati membri. È ovvio che se il discorso vale per l'asilo, deve valere per tutto il resto, nel senso che i nostri costi operativi, sia per la tutela delle frontiere, sia per l'accoglienza di tutti gli immigrati a cominciare dai clandestini vanno ripartiti equamente»

In questa legge quadro non c'è l'ipotesi avanzata da Londra?
« Assolutamente no. Devo aggiungere che la Gran Bretagna è un partner importante e autorevole, condivide parecchie nostre impostazioni in materia di immigrazione. Il problema esiste e vanno condivise le preoccupazioni. Ma sui rimedi, poichè noi affrontiamo da molto tempo in modo molto intenso il problema, potremmo dare soluzioni più equilibrate rispetto ad alcune soluzione drastiche che ogni tanto emergono. Sia il ministro dell'Interno inglese, sia quello tedesco hanno toni abbastanza decisi sul tema e sono ambedue esponenti di coalizioni di sinistra. Il paradosso è, che in questo momento l'Italia del centrodestra ha toni più equilibrati, certamente anche dettati dalla nostra nostra esperienza recente»


    

 

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