ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
(Sezione:  LA GAZZETTA DI LECCE   Pag.   69  )
Martedì 24 giugno 2003

Gianfranco Lattante

Le possibili voci sul reintegro di Roberto Marti, autosospesosi per il caso-Matarrelli, fanno tornare d’attualità la questione morale al Comune di Lecce

 

Sull’assessore il veto di Mantovano

Il sottosegretario all ’Interno ammonisce:«La politica non è il gioco dell ’oca »


La questione morale torna di moda. A Roma come a Lecce. E il caso Marti ne è una prova. «Si sta facendo come nel gioco nell'oca e adesso si vuole tornare al punto di partenza». Il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano assesta un altro scossone. L'occasione gli viene offerta dal dibattito sui tempi ormai maturi per il rientro in giunta dell'assessore Roberto Marti, autosospesosi e poi dimessosi dopo la pubblicazione delle imbarazzanti conversazioni al telefono con Mauro Matarrelli, l'imprenditore della rimozione coatta, finito in carcere per mafia.

«Il titolo di un giornale su quanto sta accadendo a Lecce potrebbe essere: Fermi tutti, abbiamo scherzato - spiega il sottosegretario - In sostanza si dicono due cose; la prima: il Procuratore della Repubblica ha assicurato che l'assessore che si è autosospeso non è iscritto nel registro degli indagati; la seconda: il Ministero dell'Interno non ha dato seguito alla richiesta di scioglimento del consiglio comunale. Quindi tutto è a posto, si può tornare al punto di partenza come nel gioco dell'oca».

Alfredo Mantovano non nasconde il proprio disagio: «Spesso la politica lamenta un'indebita invasione da parte della magistratura che in certi casi, con decisioni che poi si rivelano infondate, determina i calendari elettorali, gli esiti di consultazioni o, comunque, scelte politiche. Ora qui sembra che succeda l'opposto: che le scelte politiche vengono condizionate alle decisioni assunte in sede giudiziaria. C'è un dato significativo, di cui la politica deve assumere la responsabilità e deve fare una scelta, indipendentemente da quello che deciderà o che ha deciso la magistratura: un assessore con certezza (perché le intercettazioni le abbiamo lette tutti) ha avuto contatti con un personaggio condannato per mafia ed in questo momento agli arresti per mafia. Non conta nulla tutto questo? A me non interessa né l'assessore, che non conosco neanche di persona, né le sue vicende giudiziarie: mi interessa capire se la politica abbia qualcosa da dire sul punto».

Cosa bisognerebbe fare?
«Bisognerebbe partire da un presupposto. Se voto una persona non lo faccio solo perché sia un buon amministratore, ma anche perché in testa ha alcuni principi ed alcuni valori. Principi e valori non sono una perdita di tempo o una cosa astratta. Il richiamo all'onestà e alla trasparenza è più importante della gestione di un Por. Attenzione: non sto disprezzando i Por che sono uno strumento di gestione delle risorse per un territorio, dico che non sono il vertice, come non lo è la quadratura del bilancio. Al vertice ci sono dei valori che poi ispirano le scelte amministrative.

E i dirigenti dei partiti cosa dovrebbero fare?
Innanzitutto porsi il problema. Cioè chiedersi se il problema esiste o se io sono un folle che lo sta ponendo. La condizione nel malato non è mai una condizione piacevole, però la guarigione è ancora più difficile se il paziente è convinto di essere sano.

Si aspetta che si muova qualcosa?
«Non mi attendo nulla. Ritenevo che la pratica fosse già archiviata. Ed invece la vedo riaprire senza che nulla sia cambiato perché nulla può cambiare rispetto agli elementi di valutazione di due mesi fa. Ad aprile la magistratura ha detto le stesse cose che ha ripetuto adesso. Il tutto si è fondato sui dati oggettivi e reali di contatti non occasionali che facevano intravedere una frequentazione non improvvisata».

La svolta nella questione Marti può essere stata favorita dal clima nazionale sul garantismo?
«Non mi risulta che ci siano ministri di questo Governo che, facendo le debite proporzioni, abbiano contatti stretti con Totò Riina».

Questione morale, dunque. Il sottosegretario si richiama al desiderio di trasparenza e di pulizia, sentimenti che hanno contribuito alla costituzione del Polo per le libertà.
«Siamo alla fine del '93 inizi del '94, quando vi era il desiderio di mettere alle spalle tutto ciò che aveva provocato Tangentopoli. Con questo non voglio dire che la magistratura abbia operato sempre con imparzialità ed oggettività: ci sono stati degli abusi e delle attenzione rivolte ad alcune forze politiche e non ad altre. Però nessuno può disconoscere che la corruzione e la concussione c'erano e che c'erano pure comportamenti disinvolti verso alcune frange della criminalità. Dieci anni dopo l'impressione è che i ricordi si siano sbiaditi, cioé che si siano affievolite le ragioni che hanno dato impulso alla nascita del centro-destra». Il Vangelo di ieri invitava a non guardare la pagliuzza nell'occhio altrui, ma la trave che è nel proprio: «Ecco perché mi rivolgo al centro-destra, anche se la questione morale investe tutti gli schieramenti e mi è difficile dimenticare quello che ho visto a Gallipoli due anni fa in occasione delle elezioni politiche. Ma torniamo al centro-destra. Credo che questo schieramento abbia il dovere di porre a se stesso come prioritario il tema della questione morale, di non farselo imporre da altri».

Il sottosegretario ricorda poi un altro caso. Arriva da Bari. «Qualche giorno fa sono stati arrestati per concussione cinque esponenti della maggioranza di centro-destra al Comune, su denuncia di un imprenditore. Di tutta questa vicenda la cosa che mi ha sconcertato sono state le dichiarazioni di commento del segretario regionale di Forza Italia, dell'assessore Mazzaracchio. Il quale con dichiarazioni, mai smentito, ha detto: quell'imprenditore che bisogno aveva di andare alla magistratura, quando poteva vedersela con i segretari di partiti e si risolveva tutto? Sono sconcertato ed allibito di fronte ad affermazioni del genere. Forse non ci si rende conto della gravità di quello che si dice. Non è in questione il singolo partito o lo schieramento: è in gioco la credibilità della politica nel suo insieme».



    

 

vedi i precedenti interventi