ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
(Sezione: GAZZETTA DI LECCE    Pag.  83  )
Giovedì 19 Dicembre 2002

Cavallino / In manette tre dei cinque presunti autori degli attentati contro la concessionaria di Gigante

 

Un'altra strigliata al racket

I carabinieri chiudono il cerchio. In fuga il boss e un complice


 

CAVALLINO Hanno un nome ed un volto, gli autori della stagione degli attentati ai danni della famiglia Gigante, che alle porte di Cavallino è titolare della concessionaria Suzuki e delle cave del duca di Torre Vecchia, la mega struttura all'aperto dove in estate si tiene buona parte delle più importanti manifestazioni di intrattenimento - musicali e non - della provincia.

Si tratta di cinque individui, sui quali da tempo si erano accentrati i sospetti degli investigatori dell'Arma locale e del Reparto e del Nucleo operativi del capoluogo.

Solo tre sono però finiti in manette, ieri mattina, durante l'operazione «Caballinus»: si tratta di due personaggi già noti alle forze dell'ordine, Andrea Rame, 30 anni, di Vernole ma residente a Lecce e di Giuseppe Rotundo, 40 anni, di Minervino, e dell'incensurato Giovanni Mancarella, pure lui di 40 anni, nativo di San Pietro Vernotico ma da tempo residente nella stessa Cavallino (si tratta di un invalido civile).

Quanto ai latitanti, anch'essi già noti, si tratta di due personaggi di spicco della malavita leccese, uno dei quali legato - almeno un tempo - ai clan della Sacra corona unita, ed anche per questo ritenuto l'uomo al vertice del gruppo in parte sgominato ieri. Oltre che degli attentati di cui s'è detto (l'attentato incendiario ai danni del bus sleepers parcheggiato nelle cave in occasione del concerto di Ligabue, l'ordigno collocato nel parco auto all'aperto della Suzuki e la sventagliata di mitra contro la facciata della concessionaria), i tre rispondono di una rapina e di un'altra tentata, ai danni di due rappresentanti di preziosi giunti in città per motivi di lavoro. La prima, quella che fruttò un bottino di quasi dieci chili d'oro, è datata 16 ottobre e l'altra tentata due volte ed ogni volta andata in fumo per l'intervento dei carabinieri, è dei primi di novembre. Per metterle a segno, i malviventi si sarebbero resi autori del furto di una Lancia Thema e di una Dedra, ed ancora di un furgone, all'interno del quale si appostarono, davanti al residence «Cristal», in attesa del rappresentante di preziosi.

Oltre che di furto e di associazione per delinquere, dunque, arrestati e latitanti rispondono anche di rapina ed estorsione. Per tornare a quest'ultimo reato, c'è da dire che i tre attentati messi a segno ai danni delle cave, gestite da Simona Gigante , e della concessionaria di proprietà del padre Alfio, non sarebbero stati determinati dalla richiesta del «pizzo», bensì dalla gestione di uno dei chioschi per la vendita di bibite e panini, allestiti nella stessa stessa mega struttura.

Sebbene richiesta da un prestanome, in realtà, la gestione del chiosco doveva servire al capo clan latitante, che per questo si fece avanti, salvo poi ad ordinare gli attentati, quando non riuscì ad ottenerla. Almeno in un primo tempo, perché anche se a stagione avviata, alla fine riuscì ad averla vinta, pretendendo anche di non pagare il canone per la gestione e le stesse forniture di bibite. Alla richiesta di pagamento del fornitore, Claudio De Pascalis, pure lui di Cavallino, avrebbe anzi ordinato l'attentato a colpi di mitra che venne effettivamente messo a segno contro la sua abitazione.

Vale ora aggiungere, che al blitz di ieri, i carabinieri sono giunti partendo dalle indagini sugli attentati a colpi d'arma da fuoco contro l'imprenditore Tommaso Ricchiuto e l'assessore comunale Ennio Cioffi.

Apprezzamento per l'operazione «Caballinus» e per «la crescente opera di contrasto alla criminalità»,è stato espresso dal sottosegretario con delega alla Pubblica sicurezza, Alfredo Mantovano.


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